Assente nelle tragedie sacre francesi rinascimentali, il personaggio di Giacobbe riappare nella drammaturgia francese tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. L'analisi di due tragedie : "Esau ou le Chasseur" di Jean Behourt (1598) e "Jacob" di Antoine de La Pujade (1604), ancora poco indagate dalla critica, ed entrambe focalizzate sul rapporto tra Esaù e Giacobbe, ci ha permesso di rilevare in tali riscritture la centralità dei temi della libertà e dell'identità individuale. Esemplare del théatre scolaire, la pièce di Behourt dipana un discorso ideologico intorno a tre temi distinti e complementari: la riflessione sulla Fortuna, l'elogio della caccia e la riflessione sul ruolo dell'educazione nella costruzione dell'identità personale. La narrazione biblica viene rielaborata, attraverso modifiche strutturali della fabula, a favore di una concezione antropocentrica del cosmo, visione orientata ad un umanesimo che ben si addice al clima storico dopo le Guerre di Religione. Il testo di La Pujade, destinato ad un pubblico aristocratico, maggiormente rispettoso della dispositio della narrazione biblica, privilegia un'interpretazione figurale e morale della vicenda di Giacobbe ed Esaù. Il testo, eccezionalmente corredato di copiose didascalie, contiene la discussione sulla fortuna e sulla libertà dell'uomo, ma si concentra particolarmente sulla discussione dell'identità religiosa, con la ripresa del concetto di "verus Israel". In un'epoca in cui le regole classiciste non sono ancora imperanti, ma i mystères e i myracles sono già scomparsi, la scelta del genere - tragedia per Behourt, tragicommedia per La Pujade - sembra essere dettata soprattutto dalle condizioni di rappresentazione e dal pubblico a cui i testi sono destinati.
L'ingresso di Giacobbe nel teatro francese. Libertà e identità
RESCIA, Laura
2010-01-01
Abstract
Assente nelle tragedie sacre francesi rinascimentali, il personaggio di Giacobbe riappare nella drammaturgia francese tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. L'analisi di due tragedie : "Esau ou le Chasseur" di Jean Behourt (1598) e "Jacob" di Antoine de La Pujade (1604), ancora poco indagate dalla critica, ed entrambe focalizzate sul rapporto tra Esaù e Giacobbe, ci ha permesso di rilevare in tali riscritture la centralità dei temi della libertà e dell'identità individuale. Esemplare del théatre scolaire, la pièce di Behourt dipana un discorso ideologico intorno a tre temi distinti e complementari: la riflessione sulla Fortuna, l'elogio della caccia e la riflessione sul ruolo dell'educazione nella costruzione dell'identità personale. La narrazione biblica viene rielaborata, attraverso modifiche strutturali della fabula, a favore di una concezione antropocentrica del cosmo, visione orientata ad un umanesimo che ben si addice al clima storico dopo le Guerre di Religione. Il testo di La Pujade, destinato ad un pubblico aristocratico, maggiormente rispettoso della dispositio della narrazione biblica, privilegia un'interpretazione figurale e morale della vicenda di Giacobbe ed Esaù. Il testo, eccezionalmente corredato di copiose didascalie, contiene la discussione sulla fortuna e sulla libertà dell'uomo, ma si concentra particolarmente sulla discussione dell'identità religiosa, con la ripresa del concetto di "verus Israel". In un'epoca in cui le regole classiciste non sono ancora imperanti, ma i mystères e i myracles sono già scomparsi, la scelta del genere - tragedia per Behourt, tragicommedia per La Pujade - sembra essere dettata soprattutto dalle condizioni di rappresentazione e dal pubblico a cui i testi sono destinati.File | Dimensione | Formato | |
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