Antropologia teatrale è il nome attribuito a quel territorio di confine dove – tra Otto e Novecento – taluni vettori energici dei loro pur diversi itinerari di ricerca hanno condotto antropologi e teatranti ad addentrarsi lungo sentieri paralleli. Gli uomini di scienza, perseguendo il come e il perché relativi alle origini della rappresentazione. Gli uomini di spettacolo, col dichiarato intento di rivitalizzare le proprie performances attraverso le terapie d’ogni possibile ritorno all’”originario” e all’”autentico”. Ciò ha significato innanzitutto il delinearsi d’un concetto di ‘teatralità’ esteso sino a comprendere danze, maschere, azioni mimate, stati di trance tipici delle feste e dei riti funzionali all’orizzonte mito-logico entro cui si muovono le culture dei cosiddetti ‘primitivi’. Poi, lo studio di quelle forme teatrali o antiche o extra-occidentali che potevano apparire immuni da qualsivoglia marchio di “inautenticità”: il tragico e il comico greci, il Nō giapponese, gli spettacoli di Bali, le sacre rappresentazioni e le farse medioevali, la Commedia dell’Arte, ecc. E’ a partire da questa ottica che i grandi visionari e i massimi sperimentatori della scena moderna – ora sottacendo ora esibendo dati categoriali comunque riconducibili alla voce antropologia teatrale - hanno elaborato poetiche e pratiche tese a incidere sul presente.
Teatro e antropologia: tra rito e spettacolo
TESSARI, Roberto
2004-01-01
Abstract
Antropologia teatrale è il nome attribuito a quel territorio di confine dove – tra Otto e Novecento – taluni vettori energici dei loro pur diversi itinerari di ricerca hanno condotto antropologi e teatranti ad addentrarsi lungo sentieri paralleli. Gli uomini di scienza, perseguendo il come e il perché relativi alle origini della rappresentazione. Gli uomini di spettacolo, col dichiarato intento di rivitalizzare le proprie performances attraverso le terapie d’ogni possibile ritorno all’”originario” e all’”autentico”. Ciò ha significato innanzitutto il delinearsi d’un concetto di ‘teatralità’ esteso sino a comprendere danze, maschere, azioni mimate, stati di trance tipici delle feste e dei riti funzionali all’orizzonte mito-logico entro cui si muovono le culture dei cosiddetti ‘primitivi’. Poi, lo studio di quelle forme teatrali o antiche o extra-occidentali che potevano apparire immuni da qualsivoglia marchio di “inautenticità”: il tragico e il comico greci, il Nō giapponese, gli spettacoli di Bali, le sacre rappresentazioni e le farse medioevali, la Commedia dell’Arte, ecc. E’ a partire da questa ottica che i grandi visionari e i massimi sperimentatori della scena moderna – ora sottacendo ora esibendo dati categoriali comunque riconducibili alla voce antropologia teatrale - hanno elaborato poetiche e pratiche tese a incidere sul presente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.



