Armonizzazione europea e lingua comune per esprimerla: il binomio non è così banale come un osservatore esterno potrebbe pensare. Lo studio si fonda sull’esperienza personale nell’ambito del gruppo “Acquis communautaire”, il team incaricato dalla Commissione Europea di redigere principii comuni di diritto dei contratti, estraendoli dalla massa di direttive e regolamenti dettati dalle istituzioni europee lungo un ampio arco di tempo. L’obiettivo fissato dalla Commissione in termini generali, nel senso di dare coerenza ad una mole enorme di interventi frammentari (a vantaggio dei consumatori, su singoli contratti, per aspetti discontinui delle relazioni contrattuali) ha generato una certa oscillazione nei lavori del gruppo di giuristi incaricati di ripercorrere e consolidare questi materiali. La lingua utilizzata, l’inglese, pone una difficoltà specifica: essa è strettamente legata ad un’esperienza giuridica che non combacia con quella ereditata dalla maggioranza degli Stati europei. D’altra parte l’esigenza di esprimersi con un mezzo comprensibile dalla più estesa platea del pubblico ha imposto di scegliere la lingua meno adatta fra tutte a convogliare nozioni sovente apparentate con la tradizione romanistica. Lungo il percorso di astrazione di principii europei dei contratti, si sono evidenziati vari lineamenti della lingua giuridica europea: il suo tono burocratico, la scelta di termini solenni (collegati al latino) anche per nozioni esprimibili nella lingua corrente, l’eccesso di nominalismo, la discontinuità immotivata (business, trader, professional) e via discorrendo. Alcuni suggerimenti riguardano la preferenza – ove possibile - per l’uso di verbi (piuttosto che sostantivi), la ripresa nelle norme positive di quanto suggerito nei “considerando”, il privilegiare la lingua corrente rispetto al burocraticismo.

Armonizzazione europea: trovare le parole per non tradirla. L’esperienza all’interno dell’ «Acquis Communautaire Group»

FERRERI, Silvia
2007-01-01

Abstract

Armonizzazione europea e lingua comune per esprimerla: il binomio non è così banale come un osservatore esterno potrebbe pensare. Lo studio si fonda sull’esperienza personale nell’ambito del gruppo “Acquis communautaire”, il team incaricato dalla Commissione Europea di redigere principii comuni di diritto dei contratti, estraendoli dalla massa di direttive e regolamenti dettati dalle istituzioni europee lungo un ampio arco di tempo. L’obiettivo fissato dalla Commissione in termini generali, nel senso di dare coerenza ad una mole enorme di interventi frammentari (a vantaggio dei consumatori, su singoli contratti, per aspetti discontinui delle relazioni contrattuali) ha generato una certa oscillazione nei lavori del gruppo di giuristi incaricati di ripercorrere e consolidare questi materiali. La lingua utilizzata, l’inglese, pone una difficoltà specifica: essa è strettamente legata ad un’esperienza giuridica che non combacia con quella ereditata dalla maggioranza degli Stati europei. D’altra parte l’esigenza di esprimersi con un mezzo comprensibile dalla più estesa platea del pubblico ha imposto di scegliere la lingua meno adatta fra tutte a convogliare nozioni sovente apparentate con la tradizione romanistica. Lungo il percorso di astrazione di principii europei dei contratti, si sono evidenziati vari lineamenti della lingua giuridica europea: il suo tono burocratico, la scelta di termini solenni (collegati al latino) anche per nozioni esprimibili nella lingua corrente, l’eccesso di nominalismo, la discontinuità immotivata (business, trader, professional) e via discorrendo. Alcuni suggerimenti riguardano la preferenza – ove possibile - per l’uso di verbi (piuttosto che sostantivi), la ripresa nelle norme positive di quanto suggerito nei “considerando”, il privilegiare la lingua corrente rispetto al burocraticismo.
2007
FASC. 3
879
894
Armonizzazione europea
S. FERRERI
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