L’A. si propone di affrontare il problema delle omissioni incostituzionali del legislatore e degli strumenti di cui la Corte costituzionale si avvale per porvi rimedio. In particolare, tenta di comprendere le motivazioni che inducono il giudice delle leggi, investito di questioni aventi ad oggetto una pretesa lacuna incostituzionale, ad adottare una tecnica decisoria piuttosto che un’altra. L’analisi della giurisprudenza costituzionale dell’ultimo quinquennio (1996/2000) permette di constatare come in ogni ordinanza di rimessione in cui si lamenti la sussistenza di una lacuna incostituzionale, i giudici a quibus muovano alla Corte richiesta di sentenza additiva di regola, ossia chiedano che sia eliminata la norma implicita viziata da illegittimità costituzionale e contestualmente introdotta la norma necessaria a rendere la disposizione impugnata conforme a Costituzione. La Corte costituzionale, tuttavia, ricorre a rimedi giurisdizionali notevolmente differenti, scegliendo tra sentenze additive, sentenze interpretative di rigetto, sentenze di inammissibilità per discrezionalità del legislatore. Date tali premesse l’A. cerca di individuare alcuni criteri discretivi che spieghino le scelte del giudice delle leggi, in relazione alla norma oggetto della questione, al principio costituzionale violato e al soggetto interlocutore (legislatore o giudice). Lo studio di particolari pronunce suggerisce l’immagine di una sorta di “proiezione per gradi”, secondo la quale, riscontrata nella fattispecie concreta la sussistenza di determinate condizioni, ne deriva l’adozione di una specifica pronuncia costituzionale. Le ipotesi ricostruttive proposte vorrebbero mirare ad offrire agli operatori del diritto gli strumenti per prevedere il rimedio cui la Corte ricorre in presenza di una omissione legislativa incostituzionale.

La corte costituzionale e le omissioni del legislatore: verso nuove tecniche decisorie

MARCENO', Valeria Giusi Francesca
2000-01-01

Abstract

L’A. si propone di affrontare il problema delle omissioni incostituzionali del legislatore e degli strumenti di cui la Corte costituzionale si avvale per porvi rimedio. In particolare, tenta di comprendere le motivazioni che inducono il giudice delle leggi, investito di questioni aventi ad oggetto una pretesa lacuna incostituzionale, ad adottare una tecnica decisoria piuttosto che un’altra. L’analisi della giurisprudenza costituzionale dell’ultimo quinquennio (1996/2000) permette di constatare come in ogni ordinanza di rimessione in cui si lamenti la sussistenza di una lacuna incostituzionale, i giudici a quibus muovano alla Corte richiesta di sentenza additiva di regola, ossia chiedano che sia eliminata la norma implicita viziata da illegittimità costituzionale e contestualmente introdotta la norma necessaria a rendere la disposizione impugnata conforme a Costituzione. La Corte costituzionale, tuttavia, ricorre a rimedi giurisdizionali notevolmente differenti, scegliendo tra sentenze additive, sentenze interpretative di rigetto, sentenze di inammissibilità per discrezionalità del legislatore. Date tali premesse l’A. cerca di individuare alcuni criteri discretivi che spieghino le scelte del giudice delle leggi, in relazione alla norma oggetto della questione, al principio costituzionale violato e al soggetto interlocutore (legislatore o giudice). Lo studio di particolari pronunce suggerisce l’immagine di una sorta di “proiezione per gradi”, secondo la quale, riscontrata nella fattispecie concreta la sussistenza di determinate condizioni, ne deriva l’adozione di una specifica pronuncia costituzionale. Le ipotesi ricostruttive proposte vorrebbero mirare ad offrire agli operatori del diritto gli strumenti per prevedere il rimedio cui la Corte ricorre in presenza di una omissione legislativa incostituzionale.
2000
-
1986
2019
sentenze costituzionali; lacune normative; diritto vivente
V. MARCENO'
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/121262
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