I problemi della classificazione in chimica sono molteplici e non solo riguardano fattori interni alla disciplina, ma derivano spesso dalla forte interazione fra ciò che si decide in laboratorio e ciò che avviene nella società. Innanzi tutto chiariamo che le ontologie a cui ci riferiamo sono essenzialmente semantiche, secondo la famosa formula di Quine "To be is to be the value of a variable" (W.v.Quine, "On What There Is", 1948). Nel presente contributo il nostro compito consisterà nel rintracciare la storia e il significato di alcuni predicati, corrispondenti a specifiche proprietà e attribuiti a certe sostanze chimiche (animali, organiche, tossiche, appartenenti ad una famiglia (di proteine), ecotossiche, ecc.). Anche rimanendo all'interno di questo approccio la questione delle ontologie è complicata dal fatto che il linguaggio della chimica ha sempre due livelli ontologici di riferimento: macroscopico (esseri umani, sostanze) e microscopico (atomi, molecole, fotoni, ecc.). Abbiamo così il dominio delle proprietà macroscopiche delle sostanze (viscosità, punto di fusione) ed il dominio delle proprietà microscopiche degli atomi e/o delle molecole (potenziale di ionizzazione, lunghezza di legame). Per ogni sostanza distinguiamo diverse proprietà: costitutive (struttura, composizione), inerenti (termodinamiche, elettroniche), relative (di interazione con sostanze, esseri viventi, ecosistemi). Le proprietà relative sono intrinsecamente chimiche e su queste fermeremo la nostra attenzione. In epoca moderna si adottò la classificazione animale/vegetale/minerale. A partire dagli anni 1820, gradualmente questa tripartizione venne sostituita da una semplice opposizione organico vs. inorganico. Si passò da una classificazione riferita alla natura (naturalistica) ad un'altra, dominata dalle pratiche di laboratorio (costruita). Qui risalta la variabilità nel tempo della classificazione. La scoperta di nuove proprietà genera spesso una nuova classificazione. Il caso delle proteine è emblematico: la comprensione delle relazioni tra codice genetico e proteine codificate ha aperto nuovi orizzonti classificatori, che superano quelli fondati su analogie strutturali e/o di funzione. La classificazione filogenetica delle proteine introduce la variabile tempo mettendo in luce i rapporti parentali tra specie proteiche, ma anche evidenziando relazioni tra famiglie di proteine apparentemente lontane. La classificazione presenta dunque un aspetto creativo, in quanto può generare nuova conoscenza. Due altri casi di classificazione sono strettamente connessi fra di loro. Si tratta della "tossicità" e della "ecotossicità". La "tossicità" riferita agli uomini o agli animali è una proprietà delle sostanze riconosciuta 'da sempre'. La classificazione diventa una arena pubblica con molti attori (chimici, medici, giuristi, legislatori). Il caso della "ecotossicità" ha preso avvio da pochi decenni e ha visto aumentare a dismisura il numero degli attori: chimici, fisici, biologi, ecologi, giuristi, legislatori e cittadini, attivi quest'ultimi per la prima volta su un tema di classificazione chimica. In conclusione: le prime classificazioni delle sostanze erano 'naturalistiche' nel senso che si basavano sulla provenienza naturale della sostanza, sono poi subentrate molte classificazioni 'costruttivistiche', tutte interne alle pratiche di laboratorio a partire dalla sintesi. Ma le sostanze non sono presenti solo in laboratorio, di qui antiche classificazioni come 'veleno', anch'esse 'naturalistiche' ma in senso diverso dal precedente: la natura non è il luogo di provenienza della sostanza ma il luogo di arrivo (una parte ben definita della natura, uomo o animale). Il caso della classificazione filogenetica delle proteine è 'naturalistica' in un senso ancora diverso; infatti la natura a cui ci riferiamo è una natura in evoluzione, una natura sprofondata in un passato anche lontanissimo. Nel caso della ecotossicità le difficoltà di classificazione riguardano non solo le sostanze ma la 'natura' (l'ecosistema) con cui abbiamo a che fare. Una moltitudine di attori partecipa della classificazione quando la sostanza si trasforma da 'sostanza di studio' a 'sostanza d'uso', e questo aspetto evidenzia più di altri la questione di una etica della conoscenza.

Ontologie naturalistiche vs. ontologie costruite. Passato e presente in chimica

CERRUTI, Luigi;GHIBAUDI, Elena Maria
2013-01-01

Abstract

I problemi della classificazione in chimica sono molteplici e non solo riguardano fattori interni alla disciplina, ma derivano spesso dalla forte interazione fra ciò che si decide in laboratorio e ciò che avviene nella società. Innanzi tutto chiariamo che le ontologie a cui ci riferiamo sono essenzialmente semantiche, secondo la famosa formula di Quine "To be is to be the value of a variable" (W.v.Quine, "On What There Is", 1948). Nel presente contributo il nostro compito consisterà nel rintracciare la storia e il significato di alcuni predicati, corrispondenti a specifiche proprietà e attribuiti a certe sostanze chimiche (animali, organiche, tossiche, appartenenti ad una famiglia (di proteine), ecotossiche, ecc.). Anche rimanendo all'interno di questo approccio la questione delle ontologie è complicata dal fatto che il linguaggio della chimica ha sempre due livelli ontologici di riferimento: macroscopico (esseri umani, sostanze) e microscopico (atomi, molecole, fotoni, ecc.). Abbiamo così il dominio delle proprietà macroscopiche delle sostanze (viscosità, punto di fusione) ed il dominio delle proprietà microscopiche degli atomi e/o delle molecole (potenziale di ionizzazione, lunghezza di legame). Per ogni sostanza distinguiamo diverse proprietà: costitutive (struttura, composizione), inerenti (termodinamiche, elettroniche), relative (di interazione con sostanze, esseri viventi, ecosistemi). Le proprietà relative sono intrinsecamente chimiche e su queste fermeremo la nostra attenzione. In epoca moderna si adottò la classificazione animale/vegetale/minerale. A partire dagli anni 1820, gradualmente questa tripartizione venne sostituita da una semplice opposizione organico vs. inorganico. Si passò da una classificazione riferita alla natura (naturalistica) ad un'altra, dominata dalle pratiche di laboratorio (costruita). Qui risalta la variabilità nel tempo della classificazione. La scoperta di nuove proprietà genera spesso una nuova classificazione. Il caso delle proteine è emblematico: la comprensione delle relazioni tra codice genetico e proteine codificate ha aperto nuovi orizzonti classificatori, che superano quelli fondati su analogie strutturali e/o di funzione. La classificazione filogenetica delle proteine introduce la variabile tempo mettendo in luce i rapporti parentali tra specie proteiche, ma anche evidenziando relazioni tra famiglie di proteine apparentemente lontane. La classificazione presenta dunque un aspetto creativo, in quanto può generare nuova conoscenza. Due altri casi di classificazione sono strettamente connessi fra di loro. Si tratta della "tossicità" e della "ecotossicità". La "tossicità" riferita agli uomini o agli animali è una proprietà delle sostanze riconosciuta 'da sempre'. La classificazione diventa una arena pubblica con molti attori (chimici, medici, giuristi, legislatori). Il caso della "ecotossicità" ha preso avvio da pochi decenni e ha visto aumentare a dismisura il numero degli attori: chimici, fisici, biologi, ecologi, giuristi, legislatori e cittadini, attivi quest'ultimi per la prima volta su un tema di classificazione chimica. In conclusione: le prime classificazioni delle sostanze erano 'naturalistiche' nel senso che si basavano sulla provenienza naturale della sostanza, sono poi subentrate molte classificazioni 'costruttivistiche', tutte interne alle pratiche di laboratorio a partire dalla sintesi. Ma le sostanze non sono presenti solo in laboratorio, di qui antiche classificazioni come 'veleno', anch'esse 'naturalistiche' ma in senso diverso dal precedente: la natura non è il luogo di provenienza della sostanza ma il luogo di arrivo (una parte ben definita della natura, uomo o animale). Il caso della classificazione filogenetica delle proteine è 'naturalistica' in un senso ancora diverso; infatti la natura a cui ci riferiamo è una natura in evoluzione, una natura sprofondata in un passato anche lontanissimo. Nel caso della ecotossicità le difficoltà di classificazione riguardano non solo le sostanze ma la 'natura' (l'ecosistema) con cui abbiamo a che fare. Una moltitudine di attori partecipa della classificazione quando la sostanza si trasforma da 'sostanza di studio' a 'sostanza d'uso', e questo aspetto evidenzia più di altri la questione di una etica della conoscenza.
2013
Le classificazioni nelle scienze
Mimesis
Filosofie
231
13
40
9788857514895
L.Cerruti; E.Ghibaudi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/125086
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