Il lavoro nasce nel contesto di un più ampio progetto di ricerca che si sta realizzando intorno a una rivista telematica: l'Archivio di diritto e storia costituzionali. In una delle sue sezioni - Tecniche argomentative della Corte costituzionale - la giurisprudenza della Corte costituzionale viene analizzata non tanto con l'intento di apprenderne e di sistemarne specifici contenuti materiali, ma dal particolare punto di vista dell'analisi del linguaggio giuridico, nella convinzione che questo sia uno dei principali compiti degli studiosi del diritto e, soprattutto, sia l'unica forma di controllo scientifico dell'attività interpretativa. L'obiettivo nel più lingo periodo è quello di formare un corpus ragionevolmente ampio di giurisprudenza costituzionale schedata sulla base di una griglia di argomenti interpretativi, elaborata a questi fini, per rispondere al quesito di fondo se e fino a che punto l'attività interpretativa dei giudici costituzionali sia ancora fondata su assunzioni scientifiche. Per rispondere a questa domanda è stato elaborato un software che consente di "governare" la giurisprudenza costituzionale sotto lo specifico profilo indicato. Nel lavoro che si presenta tale strumento telematico è stato impiegato in particolare al fine di mettere alla prova l’uso dell’argomento della “natura delle cose” nella giurisprudenza costituzionale nella quale l’art. 29 della Costituzione è invocato quale parametro nei giudizî di legittimità costituzionale. La tesi che lo studio intende dimostrare è che l’argomento della “natura delle cose” è per lo più impiegato in modo occulto, camuffato dietro le vesti di altri argomenti interpretativi, a causa della sconvenienza di un suo uso esplicito negli ordinamenti moderni, dove impera la presunzione che le organizzazioni giuridiche debbano essere strutturate sulla base della preminenza di processi di formazione volontarî e finalizzati, anziché spontanei e casualmente determinati . L’idea ha avuto origine dall’analisi svolta in riferimento alla nota sentenza n. 138 del 2010, nella quale la corte costituzionale era stata chiamata a pronunciarsi in merito alla legittimità costituzionale della disciplina codicistica che limita il ricorso all’istituto matrimoniale alle sole coppie eterosessuali: in quella occasione la corte aveva motivato la sua decisione fondamentale – secondo la quale «le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio» – creando l’illusione della esistenza di un collegamento tra la decisione medesima e l’apparato argomentativo impiegato. In altra sede si era già dimostrato, però, che tale illusione si era rivelata, infine, effimera: infatti se a una prima lettura del testo della motivazione può apparire che il pilastro che sostiene la decisione fondamentale sia l’argomento originalista, in realtà essa si regge su un altro argomento che la corte non osa esplicitare: l’argomento della “natura delle cose” o del legislatore impotente a scardinare la tradizione sedimentata da tempo immemorabile . Sulla base di questo primo indizio, lo studio ha esteso la ricerca a tutte le sentenze della corte costituzionale nelle quali è invocato l’art. 29 della Costituzione, e ha verificato infine come effettivamente l’argomento della “natura delle cose” vi sia impiegato in modo esplicito solo in rari casi, mentre viene per lo più impiegato per fondare la produzione della norma parametro attraverso giudizî di ragionevolezza, ovvero viene mascherato attraverso fraseggi linguistici che richiamano altri argomenti interpretativi (specie l’argomento sistematico concettualistico/dogmatico). Sarebbe superfluo spiegare le ragioni per le quali la ricerca sul campo è stata svolta in una materia che coinvolge, e travolge, le convinzioni più profonde, più intime, per le quali gli uomini sono disposti a farsi trascinare nelle lotte più accanite.

La superbia del legislatore di fronte alla "natura delle cose". Studio sulle tecniche argomentative impiegate dalla Corte costituzionale nei giudizi di legittimità costituzionale in cui è invocato l'art. 29 della Costituzione.

MASSA PINTO, Ilenia
2012-01-01

Abstract

Il lavoro nasce nel contesto di un più ampio progetto di ricerca che si sta realizzando intorno a una rivista telematica: l'Archivio di diritto e storia costituzionali. In una delle sue sezioni - Tecniche argomentative della Corte costituzionale - la giurisprudenza della Corte costituzionale viene analizzata non tanto con l'intento di apprenderne e di sistemarne specifici contenuti materiali, ma dal particolare punto di vista dell'analisi del linguaggio giuridico, nella convinzione che questo sia uno dei principali compiti degli studiosi del diritto e, soprattutto, sia l'unica forma di controllo scientifico dell'attività interpretativa. L'obiettivo nel più lingo periodo è quello di formare un corpus ragionevolmente ampio di giurisprudenza costituzionale schedata sulla base di una griglia di argomenti interpretativi, elaborata a questi fini, per rispondere al quesito di fondo se e fino a che punto l'attività interpretativa dei giudici costituzionali sia ancora fondata su assunzioni scientifiche. Per rispondere a questa domanda è stato elaborato un software che consente di "governare" la giurisprudenza costituzionale sotto lo specifico profilo indicato. Nel lavoro che si presenta tale strumento telematico è stato impiegato in particolare al fine di mettere alla prova l’uso dell’argomento della “natura delle cose” nella giurisprudenza costituzionale nella quale l’art. 29 della Costituzione è invocato quale parametro nei giudizî di legittimità costituzionale. La tesi che lo studio intende dimostrare è che l’argomento della “natura delle cose” è per lo più impiegato in modo occulto, camuffato dietro le vesti di altri argomenti interpretativi, a causa della sconvenienza di un suo uso esplicito negli ordinamenti moderni, dove impera la presunzione che le organizzazioni giuridiche debbano essere strutturate sulla base della preminenza di processi di formazione volontarî e finalizzati, anziché spontanei e casualmente determinati . L’idea ha avuto origine dall’analisi svolta in riferimento alla nota sentenza n. 138 del 2010, nella quale la corte costituzionale era stata chiamata a pronunciarsi in merito alla legittimità costituzionale della disciplina codicistica che limita il ricorso all’istituto matrimoniale alle sole coppie eterosessuali: in quella occasione la corte aveva motivato la sua decisione fondamentale – secondo la quale «le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio» – creando l’illusione della esistenza di un collegamento tra la decisione medesima e l’apparato argomentativo impiegato. In altra sede si era già dimostrato, però, che tale illusione si era rivelata, infine, effimera: infatti se a una prima lettura del testo della motivazione può apparire che il pilastro che sostiene la decisione fondamentale sia l’argomento originalista, in realtà essa si regge su un altro argomento che la corte non osa esplicitare: l’argomento della “natura delle cose” o del legislatore impotente a scardinare la tradizione sedimentata da tempo immemorabile . Sulla base di questo primo indizio, lo studio ha esteso la ricerca a tutte le sentenze della corte costituzionale nelle quali è invocato l’art. 29 della Costituzione, e ha verificato infine come effettivamente l’argomento della “natura delle cose” vi sia impiegato in modo esplicito solo in rari casi, mentre viene per lo più impiegato per fondare la produzione della norma parametro attraverso giudizî di ragionevolezza, ovvero viene mascherato attraverso fraseggi linguistici che richiamano altri argomenti interpretativi (specie l’argomento sistematico concettualistico/dogmatico). Sarebbe superfluo spiegare le ragioni per le quali la ricerca sul campo è stata svolta in una materia che coinvolge, e travolge, le convinzioni più profonde, più intime, per le quali gli uomini sono disposti a farsi trascinare nelle lotte più accanite.
2012
Giappichelli
Giustizia e politica costituzionali
2
1
112
9788834837290
http://www.dircost.unito.it
Interpretazione costituzionale; argomenti interpretativi; natura delle cose; famiglia; matrimonio.
I. Massa Pinto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/125631
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