Parole di guerra e parole di pace negli aforismi di Arthur Schnitzler

Negli anni a ridosso della Prima guerra mondiale l’Austria imperialregia si fa antesignana di un discorso pacifista estesosi ben presto a tutta l’area di lingua tedesca fino ai giorni nostri, e la cui vis argomentativa si fonde con le riflessioni sulla lingua che hanno caratterizzato negli stessi anni il modernismo viennese. Tra i suoi portavoce vi è anche lo Schnitzler aforistico. L´articolo delinea il percorso con cui S. denuncia la pericolosità di un’estetica della parola irrigidita in forme vuote, funzionali alla propaganda bellica. Si compie così il passaggio da una riflessione sul linguaggio e sulla società del tempo – condotta in un’ottica prevalentemente estetica che abbraccia il teatro e le sue forme espressive – al valore più propriamente etico della parola, che si muove invece sul crinale di verità e menzogna. Quest´ultimo è riconducibile alla dicotomia verità–menzogna formulata da Nietzsche, che nella riflessione di S. sul lessico pacifista occupa un posto non trascurabile, finora poco studiato.