La storia di Riccardo Molteni e della moglie Emilia, narrata nel romanzo di Alberto Moravia Il disprezzo (1954), sembra apparentemente ricalcare uno schema fisso nella produzione dello scrittore: l’infrazione di una comunicazione felice tra due sposi, con un rovello di matrice dostoevskiana che si ‘devalorizza’ precipitando nella banalità del quotidiano e confondendosi nella meschinità di rapporti economici e di potere. Tale schema, a mio avviso, si rinnova però continuamente nella produzione di Moravia, innanzitutto perché alla fissità di talune costanti psicologiche e antropologiche che presiedono al comportamento amoroso e che mettono in movimento l’intreccio corrisponde l’azione delle diverse forze sociali e dei cambiamenti storici che vi si confrontano. Inoltre, l’implicita intertestualità che percorre l’opera moraviana contribuisce a offrire molteplici possibilità di interpretazione, nonché a spostare i presupposti per una proficua lettura al di là delle più scontate premesse. Non soltanto Dostoevskij, più volte menzionato dallo scrittore, ma anche il romanzo europeo e la letteratura classica sviluppano e complicano spesso il punto di vista iniziale per presentare soluzioni diverse e possibili, sebbene giammai definitive. Nel caso de Il disprezzo, ciò accade con il l’ipotesi di sceneggiatura dell’Odissea, che rappresenta per l’autore e per il lettore un’occasione non soltanto per riflettere sullo stato dell’arte e sulla sua strumentalizzazione entro canoni spettacolari e di profitto, ma anche per intessere una duttile (e dinamica, per entrambi i testi, ipotesto e ipertesto) corrispondenza con la storia d’amore, in modo tale che la vicenda centrale si ripresenta riscritta, complicata e ripercorsa nei suoi punti più oscuri e sfuggenti.
Il disprezzo: l’occasione per un’odissea moraviana
LOMBARDI, Chiara
2010-01-01
Abstract
La storia di Riccardo Molteni e della moglie Emilia, narrata nel romanzo di Alberto Moravia Il disprezzo (1954), sembra apparentemente ricalcare uno schema fisso nella produzione dello scrittore: l’infrazione di una comunicazione felice tra due sposi, con un rovello di matrice dostoevskiana che si ‘devalorizza’ precipitando nella banalità del quotidiano e confondendosi nella meschinità di rapporti economici e di potere. Tale schema, a mio avviso, si rinnova però continuamente nella produzione di Moravia, innanzitutto perché alla fissità di talune costanti psicologiche e antropologiche che presiedono al comportamento amoroso e che mettono in movimento l’intreccio corrisponde l’azione delle diverse forze sociali e dei cambiamenti storici che vi si confrontano. Inoltre, l’implicita intertestualità che percorre l’opera moraviana contribuisce a offrire molteplici possibilità di interpretazione, nonché a spostare i presupposti per una proficua lettura al di là delle più scontate premesse. Non soltanto Dostoevskij, più volte menzionato dallo scrittore, ma anche il romanzo europeo e la letteratura classica sviluppano e complicano spesso il punto di vista iniziale per presentare soluzioni diverse e possibili, sebbene giammai definitive. Nel caso de Il disprezzo, ciò accade con il l’ipotesi di sceneggiatura dell’Odissea, che rappresenta per l’autore e per il lettore un’occasione non soltanto per riflettere sullo stato dell’arte e sulla sua strumentalizzazione entro canoni spettacolari e di profitto, ma anche per intessere una duttile (e dinamica, per entrambi i testi, ipotesto e ipertesto) corrispondenza con la storia d’amore, in modo tale che la vicenda centrale si ripresenta riscritta, complicata e ripercorsa nei suoi punti più oscuri e sfuggenti.File | Dimensione | Formato | |
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