Il premio Nobel per la Chimica 2009 è stato assegnato a Shimomura, Chalfie e Tsien per aver isolato e caratterizzato la Proteina Verde Fluorescente (GFP), aprendo la strada ad una serie di applicazioni biotecnologiche che hanno consentito sostanziali progressi nella comprensione dei meccanismi biochimici che governano la vita delle cellule e degli organismi. La GFP è una proteina prodotta dalla medusa Aequorea Victoria la quale, se eccitata con luce Ultravioletta, presenta una caratteristica fluorescenza verde. Tale fenomeno è spontaneo e non richiede la presenza di cofattori estrinseci o di specie chimiche estranee alla proteina stessa. Grazie a queste sue particolari caratteristiche, Chalfie ebbe la fondamentale intuizione di utilizzare la GFP (e le sue varianti variamente fluorescenti, prodotte da Tsien) come marker fluorescente di geni, aprendo la strada ad un approccio dinamico allo studio dei sistemi viventi e dei processi cellulari, approccio un tempo impossibile. La GFP è stata dunque protagonista di un’autentica rivoluzione metodologica che, a sua volta, ha prodotto un’evoluzione concettuale in campo biochimico e biologico, contribuendo a modificare il nostro modo di pensare gli organismi viventi. Tali progressi saranno illustrati attraverso la discussione di alcuni esempi significativi.
La proteina verde fluorescente ovvero come una medusa rivoluzionò la biochimica
GHIBAUDI, Elena Maria
2013-01-01
Abstract
Il premio Nobel per la Chimica 2009 è stato assegnato a Shimomura, Chalfie e Tsien per aver isolato e caratterizzato la Proteina Verde Fluorescente (GFP), aprendo la strada ad una serie di applicazioni biotecnologiche che hanno consentito sostanziali progressi nella comprensione dei meccanismi biochimici che governano la vita delle cellule e degli organismi. La GFP è una proteina prodotta dalla medusa Aequorea Victoria la quale, se eccitata con luce Ultravioletta, presenta una caratteristica fluorescenza verde. Tale fenomeno è spontaneo e non richiede la presenza di cofattori estrinseci o di specie chimiche estranee alla proteina stessa. Grazie a queste sue particolari caratteristiche, Chalfie ebbe la fondamentale intuizione di utilizzare la GFP (e le sue varianti variamente fluorescenti, prodotte da Tsien) come marker fluorescente di geni, aprendo la strada ad un approccio dinamico allo studio dei sistemi viventi e dei processi cellulari, approccio un tempo impossibile. La GFP è stata dunque protagonista di un’autentica rivoluzione metodologica che, a sua volta, ha prodotto un’evoluzione concettuale in campo biochimico e biologico, contribuendo a modificare il nostro modo di pensare gli organismi viventi. Tali progressi saranno illustrati attraverso la discussione di alcuni esempi significativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.