Durante la seconda metà dell’ultimo secolo, profonde riorganizzazioni hanno coinvolto il settore delle produzioni zootecniche. Tali modificazioni sono state principalmente influenzate dal mercato e dalle politiche di supporto dei prezzi, allo scopo di ottenere un’elevata efficienza economica. Nelle aree marginali e meno fertili di collina e montagna si è assistito ad un completo abbandono del territorio; in aree di pianura e di fondovalle, i sistemi di allevamento di carattere estensivo sono stati soppiantati da sistemi intensivi che si caratterizzano per l’impiego di razze geneticamente selezionate al fine di assicurare elevate produzioni. La maggiore specializzazione degli animali allevati e la forte intensificazione produttiva hanno determinato un arresto dello sviluppo del settore zootecnico nelle aree marginali alpine. Le principali e più immediate conseguenze, ovverosia l’abbandono delle attività agricole e d’allevamento e la riduzione della presenza umana sul territorio, sono state concause dell’insorgenza di problematiche connesse al mantenimento dell’assetto del territorio e di una progressiva perdita di biodiversità zootecnica, nonché di culture rurali legate al territorio ed alle tradizioni locali (es. prodotti animali tipici ottenuti da razze autoctone attraverso metodi di trasformazione artigianali). Più recentemente stiamo fortunatamente assistendo ad un’inversione di tendenza. Molti allevatori, anche di giovane età, tornano ad operare nelle aree montane, anche in quelle più marginali e disagiate, e scelgono, coerentemente e consapevolmente, di adottare sistemi zootecnici tradizionali basati su un ridotto carico di animali sul territorio, su un modesto ricorso a mezzi tecnici industriali e su una prevalente utilizzazione delle risorse foraggere naturali (pascoli), con evidenti vantaggi per la salvaguardia e la conservazione del territorio (es. funzione di tutela idrogeologica di pascoli razionalmente utilizzati e gestiti). Appare chiara, in tale contesto, l’importanza che assume una oculata scelta delle razze animali (tipi genetici autoctoni) che è conveniente, o anche solo possibile, allevare in simili contesti. Rispetto alle razze cosmopolite geneticamente selezionate, le razze autoctone sono caratterizzate da attitudini produttive meno intensificate e più bilanciate (es. duplice attitudine) e sono particolarmente adatte allo sfruttamento delle risorse pascolive locali. Il forte legame esistente tra le razze autoctone ed il loro territorio di origine e d’allevamento permette inoltre di ottenere prodotti di origine animale di elevata tipicità e con caratteristiche chimiche/organolettiche peculiari ed uniche, che meritano di essere preservati. Dalle suesposte considerazioni si evince come le motivazioni che sono alla base della promozione della salvaguardia della biodiversità nel settore zootecnico non siano soltanto di tipo economico (animale visto come “strumento di produzione”), ma anche di tipo etico, storico, socio-culturale, gastronomico ed ecologico, di gestione del territorio e di conservazione del patrimonio genetico. Il contributo intende introdurre all’argomento attraverso una preliminare discussione del ruolo multifunzionale dell’allevamento delle razze locali in ambiente alpino. A seguire, si darà spazio alla presentazione delle razze bovine ed ovi-caprine autoctone delle Alpi occidentali e verranno presentati i risultati di recenti attività di ricerca coordinate dal Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Torino a favore della conservazione di queste razze nel territorio piemontese.

Biodiversità zootecnica in ambiente alpino: salvaguardia del territorio e delle produzioni tipiche

RENNA, Manuela
2010-01-01

Abstract

Durante la seconda metà dell’ultimo secolo, profonde riorganizzazioni hanno coinvolto il settore delle produzioni zootecniche. Tali modificazioni sono state principalmente influenzate dal mercato e dalle politiche di supporto dei prezzi, allo scopo di ottenere un’elevata efficienza economica. Nelle aree marginali e meno fertili di collina e montagna si è assistito ad un completo abbandono del territorio; in aree di pianura e di fondovalle, i sistemi di allevamento di carattere estensivo sono stati soppiantati da sistemi intensivi che si caratterizzano per l’impiego di razze geneticamente selezionate al fine di assicurare elevate produzioni. La maggiore specializzazione degli animali allevati e la forte intensificazione produttiva hanno determinato un arresto dello sviluppo del settore zootecnico nelle aree marginali alpine. Le principali e più immediate conseguenze, ovverosia l’abbandono delle attività agricole e d’allevamento e la riduzione della presenza umana sul territorio, sono state concause dell’insorgenza di problematiche connesse al mantenimento dell’assetto del territorio e di una progressiva perdita di biodiversità zootecnica, nonché di culture rurali legate al territorio ed alle tradizioni locali (es. prodotti animali tipici ottenuti da razze autoctone attraverso metodi di trasformazione artigianali). Più recentemente stiamo fortunatamente assistendo ad un’inversione di tendenza. Molti allevatori, anche di giovane età, tornano ad operare nelle aree montane, anche in quelle più marginali e disagiate, e scelgono, coerentemente e consapevolmente, di adottare sistemi zootecnici tradizionali basati su un ridotto carico di animali sul territorio, su un modesto ricorso a mezzi tecnici industriali e su una prevalente utilizzazione delle risorse foraggere naturali (pascoli), con evidenti vantaggi per la salvaguardia e la conservazione del territorio (es. funzione di tutela idrogeologica di pascoli razionalmente utilizzati e gestiti). Appare chiara, in tale contesto, l’importanza che assume una oculata scelta delle razze animali (tipi genetici autoctoni) che è conveniente, o anche solo possibile, allevare in simili contesti. Rispetto alle razze cosmopolite geneticamente selezionate, le razze autoctone sono caratterizzate da attitudini produttive meno intensificate e più bilanciate (es. duplice attitudine) e sono particolarmente adatte allo sfruttamento delle risorse pascolive locali. Il forte legame esistente tra le razze autoctone ed il loro territorio di origine e d’allevamento permette inoltre di ottenere prodotti di origine animale di elevata tipicità e con caratteristiche chimiche/organolettiche peculiari ed uniche, che meritano di essere preservati. Dalle suesposte considerazioni si evince come le motivazioni che sono alla base della promozione della salvaguardia della biodiversità nel settore zootecnico non siano soltanto di tipo economico (animale visto come “strumento di produzione”), ma anche di tipo etico, storico, socio-culturale, gastronomico ed ecologico, di gestione del territorio e di conservazione del patrimonio genetico. Il contributo intende introdurre all’argomento attraverso una preliminare discussione del ruolo multifunzionale dell’allevamento delle razze locali in ambiente alpino. A seguire, si darà spazio alla presentazione delle razze bovine ed ovi-caprine autoctone delle Alpi occidentali e verranno presentati i risultati di recenti attività di ricerca coordinate dal Dipartimento di Scienze Zootecniche dell’Università di Torino a favore della conservazione di queste razze nel territorio piemontese.
2010
Alpi e ricerca. Proposte e progetti per i territori alpini
ATTUALE: Dal 2002 Milano, Franco Angeli PRECEDENTE : Carocci editore Via Sardegna, 50 00187 Roma
235
245
9788856835151
http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=1810.2.18
Alpi; zootecnia; biodiversità
Manuela Renna
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/135218
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