Colui che Renzo De Felice definì “uno dei migliori e più intelligenti funzionari di P.S.” di quel periodo nacque il 30 gennaio 1869 a Castellazzo Bormida, un piccolo paese ad una decina di chilometri da Alessandria, figlio di Giuseppe Gaspare Gasti, Capitano dei Reali Carabinieri decorato con medaglia d’argento al valor militare, e di Clara Pettoleti. Dopo aver terminato gli studi superiori al liceo di Alessandria, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza della Regia Università di Torino. Qui, dal 1885, era stato istituito un apposito insegnamento di “Nozioni elementari di medicina legale” per gli studenti di legge; docente era Cesare Lombroso. E negli anni in cui frequentò l’Università il giovane Gasti, assistente presso il Gabinetto di Medicina Legale era Salvatore Ottolenghi, che qualche anno più tardi, con entusiasmo e con passione, fondò a Roma la Scuola di Polizia Scientifica. Gli anni della formazione universitaria sono importanti; dei Maestri che in quegli anni si incontrano, passato l’affanno contingente dell’esame, si ricordano nel tempo a venire le parole e gli insegnamenti. E’ lecito pensare che Lombroso, nelle sue lezioni a chi sarebbe diventato magistrato o avvocato o funzionario di polizia, abbia parlato anche delle sue idee sulla necessità di una polizia scientifica. E altrettanto è lecito pensare che quegli insegnamenti sarebbero tornati in mente al vice-commissario Gasti, quando a Roma incontrò nuovamente Salvatore Ottolenghi, che durante gli anni di assistente presso la cattedra di Lombroso di quegli insegnamenti ne fece il suo futuro programma. Ma per ora è ancora a Torino, dove si laurea nel luglio 1891. Terminata anche l’Università, nel 1893 iniziò la sua carriera di funzionario di P.S. come vice-ispettore ad Alessandria. Nel 1898 venne promosso vice-commissario e trasferito a Roma. Nel 1902 Salvatore Ottolenghi si recò dal senatore Francesco Leonardi, allora Direttore Generale della P.S., esponendogli le sue idee circa la necessità di un corso di Polizia Scientifica per i funzionari dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Leonardi accolse le tesi di Ottolenghi e gli concesse di tenere un corso di conferenze per un gruppo di vice commissari e delegati. Tra i trentacinque funzionari di Roma che parteciparono al primo corso presso la sala riconoscimenti del carcere di Regina Coeli nell’ottobre 1902 vi era anche Giovanni Gasti, che fin da subito si entusiasmò dei nuovi metodi collaborando con passione alla Scuola. Già dal secondo corso, infatti, che si tenne l’anno successivo dal 2 aprile al 30 luglio 1903, Gasti era tra i docenti e tra i docenti rimase fino al 1918. Il nome di Giovanni Gasti è solitamente ricordato per la sua classificazione dactiloscopica. Fu questo il sistema di classificazione scelto per i cartellini segnaletici che man mano si andavano compilando presso il Gabinetto di segnalamento istituito dal 1904 presso la Scuola per conto della Questura di Roma; e fu sempre questo il sistema per la classificazione dei cartellini che, con l’introduzione dei Gabinetti periferici di segnalamento, iniziarono a giungere numerosi presso il nascente Servizio Centrale di segnalamento e identificazione. All’estero erano in uso altre classificazioni, ma il loro studio non aveva convinto Ottolenghi, che incaricò Gasti di idearne una che fosse semplice e pratica. Fu così che Gasti, sostenitore convinto della compiutezza identificativa del sistema dactiloscopico, si dedicò nel 1903 allo studio di una nuova classificazione che, previa approvazione di Ottolenghi, venne appunto applicata dal 1904. La classificazione venne ufficialmente presentata al VI Congresso Internazionale di Antropologia Criminale svoltosi a Torino dal 28 aprile al 3 maggio 1906, in occasione del giubileo scientifico di Lombroso. Ma lo studio di Gasti in tema di dactiloscopia non si limitò ad una classificazione. Si può dire che egli si interessò di qualunque aspetto riguardante le impronte digitali: dallo studio sulla frequenza, sulla forma e sulla combinazione dei disegni papillari delle dita delle mani, al metodo per il rilievo delle impronte, alla possibilità di trasmissione a distanza delle impronte ben prima dell’introduzione della trasmissione telegrafica, all’utilizzo delle impronte in ambito giudiziario e come mezzo di prevenzione di reati, ai tentativi di alterazione delle impronte che già allora i delinquenti mettevano in atto. Ideò anche un nuovo metodo per il rilievo delle impronte da cadaveri in cui l’epidermide, per lunga permanenza in acqua, si sia distaccata. I suoi contributi non riguardarono però solamente le impronte digitali. Quale titolare del corso di “Segnalamento e identificazione dei delinquenti” presso la Scuola e quale dirigente del Servizio di Segnalamento e di identificazione, si occupò di tutti gli aspetti del segnalamento: fotografico, descrittivo e antropometrico. Redasse il Formulario illustrato per il segnalamento descrittivo, mentre le Istruzioni per il segnalamento dactiloscopico vennero compilate da Giuseppe Falco. Anche negli anni in cui prestò servizio presso l’Ufficio di Capo Gabinetto della Questura di Roma (dal luglio 1906 al febbraio 1910) ugualmente ebbe modo di applicare quanto da lui insegnato nella Scuola. Nel 1907 era stato rinvenuto un cadavere in una camera mobiliata di via Frattina a Roma, chiuso in un baule, dove era rimasto per ventidue giorni. Gasti, recatosi sul posto con il Questore di Roma, dopo aver eseguito le fotografie per fissare lo stato dei luoghi, procedette al segnalamento descrittivo del cadavere e fece eseguire alla Scuola il segnalamento fotografico, dactiloscopico e antropometrico. Le fotografie portarono a falsi riconoscimenti, mentre grazie alle impronte digitali la polizia di Varsavia comunicò che il cadavere era appartenuto in vita a un certo Karantowic, russo. Fu tra i settantasette soci fondatori della Società di Medicina Legale, nata per volere di Ottolenghi il 14 maggio 1907 allo scopo di incoraggiare gli studi e la pratica medico-legale e di questa società fu inoltre eletto consigliere. Partecipò attivamente alle sedute, anche in qualità di oratore, con contributi originali. Negli anni 1911-12 propose l’istituzione di un bollettino delle ricerche, che venne introdotto nel gennaio 1913 e sostituì la circolare a stampa dei catturandi e le circolari telegrafiche. Nel 1914 collaborò alla modificazione del testo della cartella biografica, introdotta nel 1889 a norma dell’art. 93 del regolamento sulla legge di P.S. per gli ammoniti, i vigilati e per altri pregiudicati, contenuta all’interno del fascicolo personale del pregiudicato, e già variata da Ottolenghi nel 1903 con l’introduzione del segnalamento scientifico. Nel 1915 predispose l’album segnaletico dei ladri operanti sulle ferrovie, un album tascabile, senza particolari esteriorità in modo da poter essere consultato in pubblico senza attirare attenzione, contenente i dati (descrittivi, fotografici e dactiloscopici) di numerosi delinquenti specializzati in delitti a danno dei viaggiatori. Sempre nel 1915 venne nominato vice-questore. Pur continuando la collaborazione con la Scuola di Polizia Scientifica fino al 1918, dal l° settembre 1916 fu preposto all’Ufficio Centrale d’Investigazione, una struttura di controspionaggio alle dirette dipendenze del direttore generale della pubblica sicurezza Vigliani, attiva per tutto il periodo della prima guerra mondiale. Nel febbraio 1918 ottenne la promozione ad ispettore generale di P.S. e capo del servizio del bollettino delle ricerche. Il 15 aprile 1919 assunse la reggenza della questura di Milano; venne nominato questore il 29 agosto. In questo periodo si dedicò soprattutto alla sorveglianza del movimento fascista; famoso è il cosiddetto “rapporto Gasti” del 4 giugno 1919, avente per oggetto l’origine dei fasci di combattimento. L’ultima parte di questo rapporto, che secondo De Felice “rimane nel suo genere un modello, sia dal punto di vista informativo, sia per l’equilibrio, nient’affatto formale o burocratico, delle parti che lo compongono, sia, infine, per i suggerimenti in esso contenuti”, riguardava Mussolini, di cui tratteggiava con precisione i “cenni biografici” e i “cenni fisiopsicologici”. Durante la permanenza a Milano fu anche oggetto di un fallito attentato. La notte del 23 marzo 1921 avvenne un’esplosione che provocò 21 morti e duecento feriti. L’attentato era stato opera di tre anarchici (Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini ed Ettore Aguggini) e il destinatario era proprio il Questore, che tempo prima aveva alloggiato all’hotel Diana; egli era considerato infatti uno dei responsabili della detenzione di altri tre anarchici (Errico Malatesta, Armando Borghi e Corrado Quaglino), che avevano intrapreso lo sciopero della fame per protesta contro la detenzione. Il 1° novembre 1922, durante la prima riunione del governo Mussolini, il questore Gasti venne nominato Prefetto di Pavia e collocato a disposizione del Ministero degli Interni. Il 2 gennaio 1923 venne inviato a Torino con Francesco Giunta per indagare sui gravissimi fatti del dicembre precedente, in cui erano stati uccisi numerosi antifascisti. Nel 1923 fu Prefetto a Palermo, nel 1924 a Novara, nel 1925 a Ferrara e nel 1926 a Trieste. Fu collocato a disposizione nel dicembre 1926 e a riposo nel settembre 1927. Morì l’11 aprile 1939. E’ sepolto a Castellazzo Bormida, nella tomba di famiglia. Sulla sua lapide si legge: “Qui riposa con i suoi cari che tanto amò l’avv. Giovanni Gasti, Grand’Ufficiale dell’Ordine Mauriziano e della Corona d’Italia, Cavaliere della Legione d’Onore, Prefetto del Regno, primo dell’era fascista. Credente in Dio, intese e praticò la vita come milizia, temprandola alla disciplina del dovere, idealizzandola nell’abnegazione e nell’amore per la Patria e la Famiglia, zelatore della giustizia, persecutore dell’iniquità. Servì il Paese con fedeltà ed onore, quale soldato fermo alla consegna”.
La vita e l’opera di Giovanni Gasti
MATTUTINO, Grazia
2006-01-01
Abstract
Colui che Renzo De Felice definì “uno dei migliori e più intelligenti funzionari di P.S.” di quel periodo nacque il 30 gennaio 1869 a Castellazzo Bormida, un piccolo paese ad una decina di chilometri da Alessandria, figlio di Giuseppe Gaspare Gasti, Capitano dei Reali Carabinieri decorato con medaglia d’argento al valor militare, e di Clara Pettoleti. Dopo aver terminato gli studi superiori al liceo di Alessandria, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza della Regia Università di Torino. Qui, dal 1885, era stato istituito un apposito insegnamento di “Nozioni elementari di medicina legale” per gli studenti di legge; docente era Cesare Lombroso. E negli anni in cui frequentò l’Università il giovane Gasti, assistente presso il Gabinetto di Medicina Legale era Salvatore Ottolenghi, che qualche anno più tardi, con entusiasmo e con passione, fondò a Roma la Scuola di Polizia Scientifica. Gli anni della formazione universitaria sono importanti; dei Maestri che in quegli anni si incontrano, passato l’affanno contingente dell’esame, si ricordano nel tempo a venire le parole e gli insegnamenti. E’ lecito pensare che Lombroso, nelle sue lezioni a chi sarebbe diventato magistrato o avvocato o funzionario di polizia, abbia parlato anche delle sue idee sulla necessità di una polizia scientifica. E altrettanto è lecito pensare che quegli insegnamenti sarebbero tornati in mente al vice-commissario Gasti, quando a Roma incontrò nuovamente Salvatore Ottolenghi, che durante gli anni di assistente presso la cattedra di Lombroso di quegli insegnamenti ne fece il suo futuro programma. Ma per ora è ancora a Torino, dove si laurea nel luglio 1891. Terminata anche l’Università, nel 1893 iniziò la sua carriera di funzionario di P.S. come vice-ispettore ad Alessandria. Nel 1898 venne promosso vice-commissario e trasferito a Roma. Nel 1902 Salvatore Ottolenghi si recò dal senatore Francesco Leonardi, allora Direttore Generale della P.S., esponendogli le sue idee circa la necessità di un corso di Polizia Scientifica per i funzionari dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Leonardi accolse le tesi di Ottolenghi e gli concesse di tenere un corso di conferenze per un gruppo di vice commissari e delegati. Tra i trentacinque funzionari di Roma che parteciparono al primo corso presso la sala riconoscimenti del carcere di Regina Coeli nell’ottobre 1902 vi era anche Giovanni Gasti, che fin da subito si entusiasmò dei nuovi metodi collaborando con passione alla Scuola. Già dal secondo corso, infatti, che si tenne l’anno successivo dal 2 aprile al 30 luglio 1903, Gasti era tra i docenti e tra i docenti rimase fino al 1918. Il nome di Giovanni Gasti è solitamente ricordato per la sua classificazione dactiloscopica. Fu questo il sistema di classificazione scelto per i cartellini segnaletici che man mano si andavano compilando presso il Gabinetto di segnalamento istituito dal 1904 presso la Scuola per conto della Questura di Roma; e fu sempre questo il sistema per la classificazione dei cartellini che, con l’introduzione dei Gabinetti periferici di segnalamento, iniziarono a giungere numerosi presso il nascente Servizio Centrale di segnalamento e identificazione. All’estero erano in uso altre classificazioni, ma il loro studio non aveva convinto Ottolenghi, che incaricò Gasti di idearne una che fosse semplice e pratica. Fu così che Gasti, sostenitore convinto della compiutezza identificativa del sistema dactiloscopico, si dedicò nel 1903 allo studio di una nuova classificazione che, previa approvazione di Ottolenghi, venne appunto applicata dal 1904. La classificazione venne ufficialmente presentata al VI Congresso Internazionale di Antropologia Criminale svoltosi a Torino dal 28 aprile al 3 maggio 1906, in occasione del giubileo scientifico di Lombroso. Ma lo studio di Gasti in tema di dactiloscopia non si limitò ad una classificazione. Si può dire che egli si interessò di qualunque aspetto riguardante le impronte digitali: dallo studio sulla frequenza, sulla forma e sulla combinazione dei disegni papillari delle dita delle mani, al metodo per il rilievo delle impronte, alla possibilità di trasmissione a distanza delle impronte ben prima dell’introduzione della trasmissione telegrafica, all’utilizzo delle impronte in ambito giudiziario e come mezzo di prevenzione di reati, ai tentativi di alterazione delle impronte che già allora i delinquenti mettevano in atto. Ideò anche un nuovo metodo per il rilievo delle impronte da cadaveri in cui l’epidermide, per lunga permanenza in acqua, si sia distaccata. I suoi contributi non riguardarono però solamente le impronte digitali. Quale titolare del corso di “Segnalamento e identificazione dei delinquenti” presso la Scuola e quale dirigente del Servizio di Segnalamento e di identificazione, si occupò di tutti gli aspetti del segnalamento: fotografico, descrittivo e antropometrico. Redasse il Formulario illustrato per il segnalamento descrittivo, mentre le Istruzioni per il segnalamento dactiloscopico vennero compilate da Giuseppe Falco. Anche negli anni in cui prestò servizio presso l’Ufficio di Capo Gabinetto della Questura di Roma (dal luglio 1906 al febbraio 1910) ugualmente ebbe modo di applicare quanto da lui insegnato nella Scuola. Nel 1907 era stato rinvenuto un cadavere in una camera mobiliata di via Frattina a Roma, chiuso in un baule, dove era rimasto per ventidue giorni. Gasti, recatosi sul posto con il Questore di Roma, dopo aver eseguito le fotografie per fissare lo stato dei luoghi, procedette al segnalamento descrittivo del cadavere e fece eseguire alla Scuola il segnalamento fotografico, dactiloscopico e antropometrico. Le fotografie portarono a falsi riconoscimenti, mentre grazie alle impronte digitali la polizia di Varsavia comunicò che il cadavere era appartenuto in vita a un certo Karantowic, russo. Fu tra i settantasette soci fondatori della Società di Medicina Legale, nata per volere di Ottolenghi il 14 maggio 1907 allo scopo di incoraggiare gli studi e la pratica medico-legale e di questa società fu inoltre eletto consigliere. Partecipò attivamente alle sedute, anche in qualità di oratore, con contributi originali. Negli anni 1911-12 propose l’istituzione di un bollettino delle ricerche, che venne introdotto nel gennaio 1913 e sostituì la circolare a stampa dei catturandi e le circolari telegrafiche. Nel 1914 collaborò alla modificazione del testo della cartella biografica, introdotta nel 1889 a norma dell’art. 93 del regolamento sulla legge di P.S. per gli ammoniti, i vigilati e per altri pregiudicati, contenuta all’interno del fascicolo personale del pregiudicato, e già variata da Ottolenghi nel 1903 con l’introduzione del segnalamento scientifico. Nel 1915 predispose l’album segnaletico dei ladri operanti sulle ferrovie, un album tascabile, senza particolari esteriorità in modo da poter essere consultato in pubblico senza attirare attenzione, contenente i dati (descrittivi, fotografici e dactiloscopici) di numerosi delinquenti specializzati in delitti a danno dei viaggiatori. Sempre nel 1915 venne nominato vice-questore. Pur continuando la collaborazione con la Scuola di Polizia Scientifica fino al 1918, dal l° settembre 1916 fu preposto all’Ufficio Centrale d’Investigazione, una struttura di controspionaggio alle dirette dipendenze del direttore generale della pubblica sicurezza Vigliani, attiva per tutto il periodo della prima guerra mondiale. Nel febbraio 1918 ottenne la promozione ad ispettore generale di P.S. e capo del servizio del bollettino delle ricerche. Il 15 aprile 1919 assunse la reggenza della questura di Milano; venne nominato questore il 29 agosto. In questo periodo si dedicò soprattutto alla sorveglianza del movimento fascista; famoso è il cosiddetto “rapporto Gasti” del 4 giugno 1919, avente per oggetto l’origine dei fasci di combattimento. L’ultima parte di questo rapporto, che secondo De Felice “rimane nel suo genere un modello, sia dal punto di vista informativo, sia per l’equilibrio, nient’affatto formale o burocratico, delle parti che lo compongono, sia, infine, per i suggerimenti in esso contenuti”, riguardava Mussolini, di cui tratteggiava con precisione i “cenni biografici” e i “cenni fisiopsicologici”. Durante la permanenza a Milano fu anche oggetto di un fallito attentato. La notte del 23 marzo 1921 avvenne un’esplosione che provocò 21 morti e duecento feriti. L’attentato era stato opera di tre anarchici (Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini ed Ettore Aguggini) e il destinatario era proprio il Questore, che tempo prima aveva alloggiato all’hotel Diana; egli era considerato infatti uno dei responsabili della detenzione di altri tre anarchici (Errico Malatesta, Armando Borghi e Corrado Quaglino), che avevano intrapreso lo sciopero della fame per protesta contro la detenzione. Il 1° novembre 1922, durante la prima riunione del governo Mussolini, il questore Gasti venne nominato Prefetto di Pavia e collocato a disposizione del Ministero degli Interni. Il 2 gennaio 1923 venne inviato a Torino con Francesco Giunta per indagare sui gravissimi fatti del dicembre precedente, in cui erano stati uccisi numerosi antifascisti. Nel 1923 fu Prefetto a Palermo, nel 1924 a Novara, nel 1925 a Ferrara e nel 1926 a Trieste. Fu collocato a disposizione nel dicembre 1926 e a riposo nel settembre 1927. Morì l’11 aprile 1939. E’ sepolto a Castellazzo Bormida, nella tomba di famiglia. Sulla sua lapide si legge: “Qui riposa con i suoi cari che tanto amò l’avv. Giovanni Gasti, Grand’Ufficiale dell’Ordine Mauriziano e della Corona d’Italia, Cavaliere della Legione d’Onore, Prefetto del Regno, primo dell’era fascista. Credente in Dio, intese e praticò la vita come milizia, temprandola alla disciplina del dovere, idealizzandola nell’abnegazione e nell’amore per la Patria e la Famiglia, zelatore della giustizia, persecutore dell’iniquità. Servì il Paese con fedeltà ed onore, quale soldato fermo alla consegna”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.