La razionalizzazione dell’attività di cava, perseguita nei grandi bacini ha come obiettivi sia la valorizzazione dei giacimenti sia la tutela del territorio. Fattore decisivo per un conseguimento congiunto del miglior risultato è, da un lato, la minimizzazione degli scarti della filiera produttiva e, dall’altro, il massimo riutilizzo dei residui nelle diverse fasi di lavoro. In tale maniera l’incidenza della tradizionale “discarica” si va riducendo ed i materiali di risulta – in cava ed in stabilimento – cessano di esser considerati rifiuti, rappresentando piuttosto una ulteriore risorsa. La stessa normativa vigente, al riguardo, sembra indirizzata verso le soluzioni che prevedono riutilizzi e ricicli dei materiali da considerare perciò “co-prodotti” (cfr. sentenza della Corte di Giustizia CE (seconda sezione) dell’11 novembre 2004). La nota, sulla base di esempi significativi di diversi bacini della pietra – gneiss alpini, agri marmiferi apuani, porfidi atesini, arenarie appenniniche, ecc... – sottolinea l’importanza delle tecniche di estrazione per la riduzione degli scarti primari, la necessità di una pianificazione territoriale per la ricerca di sinergie produttive tra scavi minerari e realizzazione di grandi opere civili, la opportunità di azioni consortili per la raccolta, il trattamento meccanico e la fornitura di granulati, l’impegno che si richiede alle aziende operanti nella gestione dei reflui di segagione e nella ricerca di possibili alternative al semplice smaltimento nelle discariche di fini filtropressati. È evidente, in questo quadro programmatico, il ruolo fondamentale ricoperto dalle Amministrazioni, a tutti i livelli: di programmazione regionale, di pianificazione provinciale, di urbanizzazione comunale e tutte col comune obiettivo, già sottolineato, di valorizzazione socio-economica delle risorse e di contestuale salvaguardia ambientale del territorio.
L’UTILIZZO INTEGRALE DELLE RISORSE LAPIDEE NEGLI ASPETTI ESTRATTIVI, DI LAVORAZIONE E DI RECUPERO AMBIENTALE DEI SITI
DINO, Giovanna Antonella;FORNARO, Mauro
2006-01-01
Abstract
La razionalizzazione dell’attività di cava, perseguita nei grandi bacini ha come obiettivi sia la valorizzazione dei giacimenti sia la tutela del territorio. Fattore decisivo per un conseguimento congiunto del miglior risultato è, da un lato, la minimizzazione degli scarti della filiera produttiva e, dall’altro, il massimo riutilizzo dei residui nelle diverse fasi di lavoro. In tale maniera l’incidenza della tradizionale “discarica” si va riducendo ed i materiali di risulta – in cava ed in stabilimento – cessano di esser considerati rifiuti, rappresentando piuttosto una ulteriore risorsa. La stessa normativa vigente, al riguardo, sembra indirizzata verso le soluzioni che prevedono riutilizzi e ricicli dei materiali da considerare perciò “co-prodotti” (cfr. sentenza della Corte di Giustizia CE (seconda sezione) dell’11 novembre 2004). La nota, sulla base di esempi significativi di diversi bacini della pietra – gneiss alpini, agri marmiferi apuani, porfidi atesini, arenarie appenniniche, ecc... – sottolinea l’importanza delle tecniche di estrazione per la riduzione degli scarti primari, la necessità di una pianificazione territoriale per la ricerca di sinergie produttive tra scavi minerari e realizzazione di grandi opere civili, la opportunità di azioni consortili per la raccolta, il trattamento meccanico e la fornitura di granulati, l’impegno che si richiede alle aziende operanti nella gestione dei reflui di segagione e nella ricerca di possibili alternative al semplice smaltimento nelle discariche di fini filtropressati. È evidente, in questo quadro programmatico, il ruolo fondamentale ricoperto dalle Amministrazioni, a tutti i livelli: di programmazione regionale, di pianificazione provinciale, di urbanizzazione comunale e tutte col comune obiettivo, già sottolineato, di valorizzazione socio-economica delle risorse e di contestuale salvaguardia ambientale del territorio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.