All’alba del Settecento la vita musicale torinese ruotava principalmente attorno a due istituzioni: la Cappella Metropolitana e la Regia Cappella. Pur facendo capo l’una all’autorità ecclesiastica e l’altra alla casa regnante, e dunque mantenendo nel tempo una totale indipendenza amministrativa, si trattò di istituzioni contraddistinte da una spiccata contiguità (e permeabilità), come contigui (e permeabili) erano – in Duomo e a Palazzo Reale – gli spazi destinati alle funzioni religiose che prevedevano l’impiego dei loro membri. Sulla scorta dei documenti d’archivio, dei cerimoniali di corte, delle fonti musicali e delle testimonianze dei contemporanei, il saggio illustra organici, repertorio e pratiche performative del corredo musicale prescritto per le cerimonie religiose in presenza della corte: una corte forse meno incline di altre all’arte lodata da Cristina di Svezia come vero «ornamento de’ principi» ma tanto conscia dell’apporto che la musica poteva fornire alla crescita e al consolidamento del prestigio internazionale del regno da finanziare viaggi e soggiorni di studio ai musicisti più meritevoli, edificare un teatro fra i più belli della penisola e mantenere quella che Rousseau definì la «meilleure symphonie de l’Europe».
"Gaude felix Sabaudia, gaude tota Ecclesia": la musica nelle funzioni religiose in presenza della corte (Torino, sec. XVIII)
COLTURATO, Annarita
2013-01-01
Abstract
All’alba del Settecento la vita musicale torinese ruotava principalmente attorno a due istituzioni: la Cappella Metropolitana e la Regia Cappella. Pur facendo capo l’una all’autorità ecclesiastica e l’altra alla casa regnante, e dunque mantenendo nel tempo una totale indipendenza amministrativa, si trattò di istituzioni contraddistinte da una spiccata contiguità (e permeabilità), come contigui (e permeabili) erano – in Duomo e a Palazzo Reale – gli spazi destinati alle funzioni religiose che prevedevano l’impiego dei loro membri. Sulla scorta dei documenti d’archivio, dei cerimoniali di corte, delle fonti musicali e delle testimonianze dei contemporanei, il saggio illustra organici, repertorio e pratiche performative del corredo musicale prescritto per le cerimonie religiose in presenza della corte: una corte forse meno incline di altre all’arte lodata da Cristina di Svezia come vero «ornamento de’ principi» ma tanto conscia dell’apporto che la musica poteva fornire alla crescita e al consolidamento del prestigio internazionale del regno da finanziare viaggi e soggiorni di studio ai musicisti più meritevoli, edificare un teatro fra i più belli della penisola e mantenere quella che Rousseau definì la «meilleure symphonie de l’Europe».File | Dimensione | Formato | |
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