Nel Codex Vercellensis CXVII (Archivio e Biblioteca Capitolare di Vercelli), codice miscellaneo meglio conosciuto come Vercelli Book, sono a noi tramandate due differenti versioni in lingua inglese antica di uno stesso componimento, noto come Discorso dell’anima al corpo: la prima all’interno di una lunga omelia escatologica (Omelia IV) conservata ai ff. 16v-24v, la seconda come breve poemetto in versi allitteranti vergato ai ff. 101v-103v. Tali componimenti, forse le più antiche fra le rivisitazioni di ambito anglosassone del “Dialogo fra anima e corpo”, risultano di particolare fascino, non solo perché vergati nella sezione iniziale e finale del medesimo codice, ma soprattutto in quanto perfetti rappresentanti dei due differenti filoni nei quali si dirama la tematica in area insulare: se nel poemetto, infatti, l’incontro avviene in un interim fra morte e Giudizio Universale, nell’omelia tale evento appare, come sovente accade nella tradizione anglosassone, spostato al momento del Giudizio. L’intervento si propone dunque di indagare le particolarità di tale tematica escatologica in area insulare, ambito nel quale le parole di lode o di biasimo delle anime nei confronti della carne, così come l’esaltazione o l’orribile putrescenza di quest’ultima, divengono non più solo emblema della caducità delle cose umane, ma anche espediente di grande impatto per rappresentare la beatitudine o la condanna che attenderà, e accomunerà, spirito e corpo dopo il Giudizio Universale.
"Oh polvere macchiata di sangue, perché mi hai tormentato?": parole di biasimo (e di conforto) di un'anima alle proprie spoglie mortali
CIOFFI, RAFFAELE;ROSSELLI DEL TURCO, Roberto
2014-01-01
Abstract
Nel Codex Vercellensis CXVII (Archivio e Biblioteca Capitolare di Vercelli), codice miscellaneo meglio conosciuto come Vercelli Book, sono a noi tramandate due differenti versioni in lingua inglese antica di uno stesso componimento, noto come Discorso dell’anima al corpo: la prima all’interno di una lunga omelia escatologica (Omelia IV) conservata ai ff. 16v-24v, la seconda come breve poemetto in versi allitteranti vergato ai ff. 101v-103v. Tali componimenti, forse le più antiche fra le rivisitazioni di ambito anglosassone del “Dialogo fra anima e corpo”, risultano di particolare fascino, non solo perché vergati nella sezione iniziale e finale del medesimo codice, ma soprattutto in quanto perfetti rappresentanti dei due differenti filoni nei quali si dirama la tematica in area insulare: se nel poemetto, infatti, l’incontro avviene in un interim fra morte e Giudizio Universale, nell’omelia tale evento appare, come sovente accade nella tradizione anglosassone, spostato al momento del Giudizio. L’intervento si propone dunque di indagare le particolarità di tale tematica escatologica in area insulare, ambito nel quale le parole di lode o di biasimo delle anime nei confronti della carne, così come l’esaltazione o l’orribile putrescenza di quest’ultima, divengono non più solo emblema della caducità delle cose umane, ma anche espediente di grande impatto per rappresentare la beatitudine o la condanna che attenderà, e accomunerà, spirito e corpo dopo il Giudizio Universale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Cioffi_Rosselli Del Turco 2014 - “Oh polvere macchiata di sangue, perché mi hai tormentato?”.pdf
Accesso riservato
Tipo di file:
PDF EDITORIALE
Dimensione
100.36 kB
Formato
Adobe PDF
|
100.36 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.