Il saggio affronta il tema vasto delineato dal Convegno attraverso una prospettiva teatrale, portando come caso di studio il rapporto tra la shakespeariana Viola della Dodicesima notte o Quel che volete e la figura di Nicuola nella novella di Matteo Bandello (II, 36), da cui il plot della commedia inglese deriva. È noto come il ponderoso corpus narrativo di Bandello abbia influenzato l’intera cultura letteraria europea e abbia rappresentato un bacino privilegiato cui anche la creatività teatrale, coeva o posteriore, ha attinto per produrre le proprie drammaturgie. Quel che qui interessa indagare è come gli aspetti romanzeschi, che già innervavano Gl’Ingannati degli Accademici Intronati di Siena (da cui Bandello ha tratto spunto), abbiano trovato nella novella trentaseiesima predominanza strutturale, da un lato con tagli al subplot comico – soprattutto per quanto riguarda i lazzi e i luoghi satirici legati al “basso” corporeo – dall’altro con l’incremento della tematica amorosa e delle qualità psicologiche della protagonista, fornendo così le basi alla commedia shakespeariana. Se è vero, infatti, che una messa in scena in latino degl’Ingannati fu rappresentata a Cambridge nel 1595 con il titolo di Laelia, non sembra che la Dodicesima notte abbia attinto a questa pièce, bensì proprio alla traduzione francese della novella di Bandello ad opera di François de Belleforest, fonte per Apollonius e Silla di Barnabe Rich, precedente di Twelfth Night. D’altro canto, al di là della ricostruzione filologica delle fonti shakespeariane (che vanno a scomodare persino il quattrocentesco Giovanni Lappoli, detto Pollastra, e altri autori) – argomento su cui molti studiosi si sono confrontati anche giungendo ad esiti discordanti – si porrà piuttosto l’accento sulle modalità con cui il topos festivo-carnevalesco del camuffamento e dell’inversione sessuale, di derivazione classica (cfr. i Menecmi di Plauto), realizzi in questa “commedia degli errori”, tramite la filiazione narrativa e performativa italiana cinquecentesca, una flessione di matrice cortese o cavalleresca, pur in forma di parodico entrelacement, connessa ad un forte contenuto metateatrale (a titolo esemplificativo il travestimento di Viola, come di Nicuola e Lelia, con abiti maschili bianchi, «candid[i] come nieve», ricorda la Bradamante del Furioso ariostesco), vertente alla difficile ricerca dell’identità e alla sua affermazione.

“Scenari” europei del Rinascimento italiano: Dagl’inganni di Nicuola (già Lelia) a Viola ne La dodicesima notte

MARINAI, Eva
2015-01-01

Abstract

Il saggio affronta il tema vasto delineato dal Convegno attraverso una prospettiva teatrale, portando come caso di studio il rapporto tra la shakespeariana Viola della Dodicesima notte o Quel che volete e la figura di Nicuola nella novella di Matteo Bandello (II, 36), da cui il plot della commedia inglese deriva. È noto come il ponderoso corpus narrativo di Bandello abbia influenzato l’intera cultura letteraria europea e abbia rappresentato un bacino privilegiato cui anche la creatività teatrale, coeva o posteriore, ha attinto per produrre le proprie drammaturgie. Quel che qui interessa indagare è come gli aspetti romanzeschi, che già innervavano Gl’Ingannati degli Accademici Intronati di Siena (da cui Bandello ha tratto spunto), abbiano trovato nella novella trentaseiesima predominanza strutturale, da un lato con tagli al subplot comico – soprattutto per quanto riguarda i lazzi e i luoghi satirici legati al “basso” corporeo – dall’altro con l’incremento della tematica amorosa e delle qualità psicologiche della protagonista, fornendo così le basi alla commedia shakespeariana. Se è vero, infatti, che una messa in scena in latino degl’Ingannati fu rappresentata a Cambridge nel 1595 con il titolo di Laelia, non sembra che la Dodicesima notte abbia attinto a questa pièce, bensì proprio alla traduzione francese della novella di Bandello ad opera di François de Belleforest, fonte per Apollonius e Silla di Barnabe Rich, precedente di Twelfth Night. D’altro canto, al di là della ricostruzione filologica delle fonti shakespeariane (che vanno a scomodare persino il quattrocentesco Giovanni Lappoli, detto Pollastra, e altri autori) – argomento su cui molti studiosi si sono confrontati anche giungendo ad esiti discordanti – si porrà piuttosto l’accento sulle modalità con cui il topos festivo-carnevalesco del camuffamento e dell’inversione sessuale, di derivazione classica (cfr. i Menecmi di Plauto), realizzi in questa “commedia degli errori”, tramite la filiazione narrativa e performativa italiana cinquecentesca, una flessione di matrice cortese o cavalleresca, pur in forma di parodico entrelacement, connessa ad un forte contenuto metateatrale (a titolo esemplificativo il travestimento di Viola, come di Nicuola e Lelia, con abiti maschili bianchi, «candid[i] come nieve», ricorda la Bradamante del Furioso ariostesco), vertente alla difficile ricerca dell’identità e alla sua affermazione.
2015
I Novellieri italiani e la loro presenza nella cultura europea del Rinascimento e del Barocco
Torino
13-14-15 maggio 2015
I novellieri italiani e la loro presenza nella cultura europea: rizomi e palinsesti rinascimentali
Accademia University Press
217
233
9788899200657
Marinai, Eva
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