Periodicamente, il dibattito sull’utilizzazione in a gricoltura di organismi geneticamente modificati (OGM) torna di attualità, con le varie posizioni che si contrappongono con grande accanimento. L’impressione è che non sempre le varie argomentazioni, portate a favore o contro l’uso degli OGM in agricoltura, siano suffragate da valide giustificazioni. Spesso, infatti, valutazioni dettate soprattutto da pregiudizi ideologici o, all’opposto, dalla difesa di interessi corporativistici ed economici, altro non fanno che esacerbare il confronto e rendere sempre più problematica non solo una corretta gestione della vicenda, ma addirittura anche una semplice comprensione dei fatti. In questa sede vorremmo limitarci ad analizzare un aspetto della questione, senza entrare nel merito di problemi di tipo sanitario od economico, pure di primaria importanza nell’ambito del dibattito. Lo spunto lo offre la Monsanto, una delle grandi aziende multinazionali profondamente coinvolte nel settore delle biotecnologie, la quale, in una pubblicità comparsa sul proprio sito Internet, affermava che “....preoccuparsi delle future generazioni affamate non le sfamerà. Le biotecnologie invece lo faranno...”. Ma è proprio vero? La costituzione di varietà geneticamente modificate è veramente un’opportunità per i Paesi in via di sviluppo? Un recente rapporto prodotto da “Environmental Working Group” (una ONG statunitense che si occupa in particolare di ricerche sulla salute umana e sullo stato dell’ambiente) sembrerebbe smentire in modo categorico questa possibilità.
OGM: la soluzione alla fame nel mondo?
BELLETTI, Piero
2015-01-01
Abstract
Periodicamente, il dibattito sull’utilizzazione in a gricoltura di organismi geneticamente modificati (OGM) torna di attualità, con le varie posizioni che si contrappongono con grande accanimento. L’impressione è che non sempre le varie argomentazioni, portate a favore o contro l’uso degli OGM in agricoltura, siano suffragate da valide giustificazioni. Spesso, infatti, valutazioni dettate soprattutto da pregiudizi ideologici o, all’opposto, dalla difesa di interessi corporativistici ed economici, altro non fanno che esacerbare il confronto e rendere sempre più problematica non solo una corretta gestione della vicenda, ma addirittura anche una semplice comprensione dei fatti. In questa sede vorremmo limitarci ad analizzare un aspetto della questione, senza entrare nel merito di problemi di tipo sanitario od economico, pure di primaria importanza nell’ambito del dibattito. Lo spunto lo offre la Monsanto, una delle grandi aziende multinazionali profondamente coinvolte nel settore delle biotecnologie, la quale, in una pubblicità comparsa sul proprio sito Internet, affermava che “....preoccuparsi delle future generazioni affamate non le sfamerà. Le biotecnologie invece lo faranno...”. Ma è proprio vero? La costituzione di varietà geneticamente modificate è veramente un’opportunità per i Paesi in via di sviluppo? Un recente rapporto prodotto da “Environmental Working Group” (una ONG statunitense che si occupa in particolare di ricerche sulla salute umana e sullo stato dell’ambiente) sembrerebbe smentire in modo categorico questa possibilità.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Numero2giugno2015colori.pdf
Accesso aperto
Descrizione: Rivista in cui è presente l'articolo
Tipo di file:
PDF EDITORIALE
Dimensione
1.58 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.58 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.