A partire dal secondo dopo guerra il principio di dignità umana ha acquistato una forte valenza etico-normativa, diventando riferimento chiave di ogni testo giuridico fondamentale. La speculazione filosofica, tuttavia, sembra non aver mai abbandonato il termine, innestando sin dall’antichità su di esso il problema della soggettività umana e delle sue prerogative. Problematica che anche il diritto ha dovuto farsi carico, ancor maggiormente, quando, a seguito dei processi di Norimberga il diritto internazionale ha definitivamente sancito l’individuo quale primario soggetto di diritto. Tuttavia se in filosofia gli enigmi e le difficoltà definitorie rilanciano il pensiero, l’aspirazione del diritto alla completezza e alla chiarezza risulta essere messa in discussione ogni volta si faccia riferimento a concetti vaghi, generici e dalla portata poco determinata. La domanda da porsi risulta, quindi, come definire e interpretare in senso giuridico il concetto di dignità umana, astratto e vago per sua stessa natura. L’interrogativo diviene, pertanto, capire se le nuove frontiere del pensiero abbiano apportato mutamenti nell’interpretazione del concetto, oppure se la nozione giuridica di dignità umana possa ancora validamente fondarsi sugli imperativi kantiani. Al fine di valutare tali quesiti, il presente lavoro si prefigge di fornire un ampio quadro dell’uso contemporaneo della dignità nel dibattito filosofico-giuridico, cercando inoltre di offrire alcuni chiari riferimenti per specificare meglio l’attuale portata del principio.
Il Principio di Dignità Umana
RACCA, ANDREA
2014-01-01
Abstract
A partire dal secondo dopo guerra il principio di dignità umana ha acquistato una forte valenza etico-normativa, diventando riferimento chiave di ogni testo giuridico fondamentale. La speculazione filosofica, tuttavia, sembra non aver mai abbandonato il termine, innestando sin dall’antichità su di esso il problema della soggettività umana e delle sue prerogative. Problematica che anche il diritto ha dovuto farsi carico, ancor maggiormente, quando, a seguito dei processi di Norimberga il diritto internazionale ha definitivamente sancito l’individuo quale primario soggetto di diritto. Tuttavia se in filosofia gli enigmi e le difficoltà definitorie rilanciano il pensiero, l’aspirazione del diritto alla completezza e alla chiarezza risulta essere messa in discussione ogni volta si faccia riferimento a concetti vaghi, generici e dalla portata poco determinata. La domanda da porsi risulta, quindi, come definire e interpretare in senso giuridico il concetto di dignità umana, astratto e vago per sua stessa natura. L’interrogativo diviene, pertanto, capire se le nuove frontiere del pensiero abbiano apportato mutamenti nell’interpretazione del concetto, oppure se la nozione giuridica di dignità umana possa ancora validamente fondarsi sugli imperativi kantiani. Al fine di valutare tali quesiti, il presente lavoro si prefigge di fornire un ampio quadro dell’uso contemporaneo della dignità nel dibattito filosofico-giuridico, cercando inoltre di offrire alcuni chiari riferimenti per specificare meglio l’attuale portata del principio.File | Dimensione | Formato | |
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