In un dibattito che soprattutto in area germanica, francese e anglosassone, rinnova costantemente se stesso, il disegno inteso come scrittura figurativa o pura astrazione, come crinale creativo che agisce sul fronte della complicità immaginativa, della dimensione simbolica, dell’approdo creativo, nutre stabilmente il pensiero ottocentesco e protonovecentesco sulle arti nella più estesa determinazione critica. E all’interno di quel dibattito, nella specificità assoluta dell’osservanza simbolista, un breve testo del 1920 di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929), premesso al catalogo critico della raccolta di disegni antichi dello storico dell’arte e letterato Benno Geiger dovuto a Hermann Voss e Leo Planiscig, diviene motore di uno sguardo sulla dimensione figurativa che nello scrittore e drammaturgo austriaco si confronta, prima e dopo l’angosciosa assunzione di consapevolezza maturata dal personaggio di lord Chandos (1903), con l’intrinseca fallibilità della parola a restituire la densità semantica di pensieri, situazioni e cose invece riconsegnati dalla lingua che si fa segno e colore. Chiamando in causa il secondo Ottocento e un Novecento nei decenni iniziali venati dalla cifra simbolista hofmannsthaliana, la ricerca delle latitudini concettuali del disegno investe il momento di snodo nel quale il secolo del positivismo e della prima civiltà industriale coglie e denuncia l’inattualità di un taglio analitico eminentemente teorico. Una inattualità spesso denunciata da intellettuali, filosofi e artisti quando del disegno ripensano la discriminazione tra polo genetico della creazione artistica in abito strumentale e linguaggio alimentato di vita propria, investito di una superiore autonomia estetica. Ciò che determina una svolta ulteriore nella varietà delle poetiche. Abbracciando il sistema delle arti, ancora per poco solo figurative, essa si pone come indirizzo conclusivo di lettura dell’arte del diciannovesimo secolo. E del ventesimo, non solo nelle sue prime, profetiche epifanie.

Hugo von Hofmannsthal e la poetica del disegno tra Otto e Novecento

TORDELLA, Piera Giovanna
2016-01-01

Abstract

In un dibattito che soprattutto in area germanica, francese e anglosassone, rinnova costantemente se stesso, il disegno inteso come scrittura figurativa o pura astrazione, come crinale creativo che agisce sul fronte della complicità immaginativa, della dimensione simbolica, dell’approdo creativo, nutre stabilmente il pensiero ottocentesco e protonovecentesco sulle arti nella più estesa determinazione critica. E all’interno di quel dibattito, nella specificità assoluta dell’osservanza simbolista, un breve testo del 1920 di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929), premesso al catalogo critico della raccolta di disegni antichi dello storico dell’arte e letterato Benno Geiger dovuto a Hermann Voss e Leo Planiscig, diviene motore di uno sguardo sulla dimensione figurativa che nello scrittore e drammaturgo austriaco si confronta, prima e dopo l’angosciosa assunzione di consapevolezza maturata dal personaggio di lord Chandos (1903), con l’intrinseca fallibilità della parola a restituire la densità semantica di pensieri, situazioni e cose invece riconsegnati dalla lingua che si fa segno e colore. Chiamando in causa il secondo Ottocento e un Novecento nei decenni iniziali venati dalla cifra simbolista hofmannsthaliana, la ricerca delle latitudini concettuali del disegno investe il momento di snodo nel quale il secolo del positivismo e della prima civiltà industriale coglie e denuncia l’inattualità di un taglio analitico eminentemente teorico. Una inattualità spesso denunciata da intellettuali, filosofi e artisti quando del disegno ripensano la discriminazione tra polo genetico della creazione artistica in abito strumentale e linguaggio alimentato di vita propria, investito di una superiore autonomia estetica. Ciò che determina una svolta ulteriore nella varietà delle poetiche. Abbracciando il sistema delle arti, ancora per poco solo figurative, essa si pone come indirizzo conclusivo di lettura dell’arte del diciannovesimo secolo. E del ventesimo, non solo nelle sue prime, profetiche epifanie.
2016
Olschki
Biblioteca dell'Archivum Romanicum, ISSN 0066-6807
1
1
256
978 88 222 6440 4
Hugo von Hofmannsthal disegno teoria critica Austria Germania poetica Ottocento protoNovecento
Tordella, Piera Giovanna
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