La ricerca si occupa dello studio del gruppo parentale degli Hucpoldingi, così denominato dal capostipite Hucpold, membro della Reichsadel carolingia e conte di palazzo durante il regno di Ludovico II. Esaminando una delle principali parentele dell’aristocrazia italica di origine carolingia, lo studio riflette tre specifiche – per quanto semplici – domande: chi furono e cosa fecero gli Hucpoldingi; dove svolsero le loro attività e dove concentrarono le loro basi patrimoniali; e infine con che qualità e peculiarità essi agirono nel territorio italico per circa tre secoli. Per rispondere a questi interrogativi si è scelto l’ambito cronologico compreso fra la metà del secolo IX, con le prime attestazioni di Hucpold in Italia, e il XII secolo, quando, dopo tredici generazioni, i vari rami parentali discendenti seguivano percorsi completamente autonomi fra loro. Per quanto riguarda l’area geografica presa in considerazione, essa comprende tre diversi blocchi regionali della penisola: la Romagna, con particolare riferimento alla città di Ravenna; l’area emiliana tra Modenese e Bolognese, frontiera fra regno ed Esarcato; la Toscana, in particolare il Fiorentino e il settore appenninico settentrionale e orientale. Concepita nelle prime due sezioni come una «classica» storia familiare, la prima parte del lavoro è stata dedicata alla ricostruzione prosopografica del gruppo parentale, sviluppata contestualmente alle vicende politiche del regno italico, nelle quali i membri hucpoldingi giocarono per lungo tempo ruoli di primo piano. Seconda fase imprescindibile è stata quella dell’inquadramento patrimoniale della parentela nel corso del suo sviluppo storico, cioè dall’acquisizione di una notevole ricchezza fondiaria tra IX e X secolo, alla gestione e infine all’inevitabile ridimensionamento nel corso dei secoli XI e XII. La ricostruzione, complicata dalla notevole dispersione patrimoniale, è stata desunta in base alla geografia conservativa realizzata sui fondi archivistici degli enti che ebbero rapporti con il gruppo. La terza parte, invece, costituisce un tentativo di definizione per temi degli elementi peculiari connotanti la parentela, segnatamente individuati nella qualità dei poteri conseguiti, nelle tipologie e nelle modalità relazionali e, infine, nella consapevolezza di sé e nella capacità di memoria collettiva. Quest’analisi di tipo tematico è stata concepita sulle acquisizioni storiografiche ottenute nel fruttuoso dialogo tra storici e antropologi. Essa ha permesso cioè di cogliere con chiarezza come questo tipo di ampi e preminenti gruppi parentali non si organizzasse unicamente attraverso la trasmissione del patrimonio fondiario. Benché il possesso di terre costituisse il fondamento della potenza, le aristocrazie altomedievali preservavano, accrescevano e trasmettevano a tutti i loro membri l’onore parentale e il prestigio del gruppo, che costituivano un vero e proprio capitale simbolico da accostare all’elemento reale del possesso fondiario. Di conseguenza, erano questi due elementi, insieme, a definire i cardini della consapevolezza e della coscienza proprie di ogni membro del gruppo.

Gli Hucpoldingi. Poteri, relazioni e consapevolezza di un gruppo parentale ai vertici del regno italico (secc. IX-XII)

MANARINI, EDOARDO
2014-01-01

Abstract

La ricerca si occupa dello studio del gruppo parentale degli Hucpoldingi, così denominato dal capostipite Hucpold, membro della Reichsadel carolingia e conte di palazzo durante il regno di Ludovico II. Esaminando una delle principali parentele dell’aristocrazia italica di origine carolingia, lo studio riflette tre specifiche – per quanto semplici – domande: chi furono e cosa fecero gli Hucpoldingi; dove svolsero le loro attività e dove concentrarono le loro basi patrimoniali; e infine con che qualità e peculiarità essi agirono nel territorio italico per circa tre secoli. Per rispondere a questi interrogativi si è scelto l’ambito cronologico compreso fra la metà del secolo IX, con le prime attestazioni di Hucpold in Italia, e il XII secolo, quando, dopo tredici generazioni, i vari rami parentali discendenti seguivano percorsi completamente autonomi fra loro. Per quanto riguarda l’area geografica presa in considerazione, essa comprende tre diversi blocchi regionali della penisola: la Romagna, con particolare riferimento alla città di Ravenna; l’area emiliana tra Modenese e Bolognese, frontiera fra regno ed Esarcato; la Toscana, in particolare il Fiorentino e il settore appenninico settentrionale e orientale. Concepita nelle prime due sezioni come una «classica» storia familiare, la prima parte del lavoro è stata dedicata alla ricostruzione prosopografica del gruppo parentale, sviluppata contestualmente alle vicende politiche del regno italico, nelle quali i membri hucpoldingi giocarono per lungo tempo ruoli di primo piano. Seconda fase imprescindibile è stata quella dell’inquadramento patrimoniale della parentela nel corso del suo sviluppo storico, cioè dall’acquisizione di una notevole ricchezza fondiaria tra IX e X secolo, alla gestione e infine all’inevitabile ridimensionamento nel corso dei secoli XI e XII. La ricostruzione, complicata dalla notevole dispersione patrimoniale, è stata desunta in base alla geografia conservativa realizzata sui fondi archivistici degli enti che ebbero rapporti con il gruppo. La terza parte, invece, costituisce un tentativo di definizione per temi degli elementi peculiari connotanti la parentela, segnatamente individuati nella qualità dei poteri conseguiti, nelle tipologie e nelle modalità relazionali e, infine, nella consapevolezza di sé e nella capacità di memoria collettiva. Quest’analisi di tipo tematico è stata concepita sulle acquisizioni storiografiche ottenute nel fruttuoso dialogo tra storici e antropologi. Essa ha permesso cioè di cogliere con chiarezza come questo tipo di ampi e preminenti gruppi parentali non si organizzasse unicamente attraverso la trasmissione del patrimonio fondiario. Benché il possesso di terre costituisse il fondamento della potenza, le aristocrazie altomedievali preservavano, accrescevano e trasmettevano a tutti i loro membri l’onore parentale e il prestigio del gruppo, che costituivano un vero e proprio capitale simbolico da accostare all’elemento reale del possesso fondiario. Di conseguenza, erano questi due elementi, insieme, a definire i cardini della consapevolezza e della coscienza proprie di ogni membro del gruppo.
2014
E. Manarini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/154775
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