Il 17 febbraio 2014 a Milano, nell’ambito dell’iniziativa Slow Food for Africa, alla presenza del Direttore generale della Fao (José Graziano da Silvia) e di Cécile Kienge (allora Ministro dell’integrazione), con un folto parterre di rappresentanti africani e ben 450 sostenitori del progetto (giornalisti, imprenditori, attori, registi, fiduciari e soci Slow Food), Carlo Petrini, il presidente di Slow Food International, aggiungeva uno 0 finale al progetto “1000 Orti in Africa” ,lanciando la seconda ambiziosa fase con l’obiettivo “10.000”. Dopo oltre 10 anni di impegno in Africa (a partire dal 2003), con la rinnovata campagna “10.000 Orti” Slow Food (SF) intende sviluppare, una strategia complessiva in Africa, a fronte della straordinaria biodiversità e diversità culturale del continente. In accordo con la filosofia di fondo di SF, i capisaldi sono la valorizzazione della biodiversità, la promozione del diritto alla sovranità alimentare, attraverso il recupero delle produzioni tradizionali e promuovendo il mantenimento o la riscoperta del cibo locale sul mercato, nelle case e nelle scuole. Si tratta di una strategia che oggi si basa, come vedremo, su diversi strumenti quali l’Arca del Gusto, i Presìdi, i Mercati della Terra, gli Orti e l’Alleanza Slow Food dei cuochi. Oltre a questi strumenti, la rete africana di SF, al fianco di numerose altre organizzazioni, è impegnata in diverse campagne, quali quella contro il “land grabbing”, contro l’introduzione degli Ogm in agricoltura, e quelle volte a sostenere la piccola pesca, la pastorizia e le produzioni casearie a latte crudo. Come si colloca questo crescente impegno di SF in Africa all’interno della sua strategia? La realizzazione di progetti nei territori africani ha influito a sua volta nell’evoluzione politico-culturale dell’associazione? Quale rapporto tra l’approccio di SF e il variegato mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo? A queste domande cerca di rispondere questo scritto che trae origine da una ricerca svolta all’interno del progetto europeo “4Cities4Dev” . La ricerca è stata orientata alla costruzione di un quadro di concettualizzazione teorica e di metodologia di analisi empirica delle pratiche adottate nel corso dell’ultimo decennio da SF, con particolare riferimento al contesto africano e ai Presìdi e Orti di Senegal, Costa D’Avorio, Etiopia, Kenya, Mali, Madagascar e Mauritania. Per meglio inquadrare il tema è opportuno presentare brevemente l’organizzazione, l’evoluzione della filosofia di SF e le caratteristiche salienti degli strumenti e delle progettualità che utilizza, e attraverso i quali si sta definendo e rafforzando la sua presenza nel mondo ed in particolare nel continente africano. Essi costituiscono gli elementi chiave della presenza di SF, attraverso i quali, oltre alle campagne di comunicazione, si dispiega l’azione di sviluppo, culturale e politica di quella che è allo stesso tempo un’organizzazione (che ha figliato varie organizzazioni collegate, con statuto, soci, cellule e organizzazione geografica e funzionale), una rete (delle “comunità del cibo”) e un movimento che si colloca in un più ampio movimento sul cibo, a cui peraltro ha contribuito e contribuisce in grande parte con un suo peculiare approccio e filosofia, che spesso interrogano e ispirano anche coloro che non fanno parte di SF in quanto organizzazione o rete.
Il percorso di Slow Food dall’Italia all’Africa
DANSERO, Egidio;PEANO, Cristiana;SEMITA, CARLO;TECCO, NADIA
2015-01-01
Abstract
Il 17 febbraio 2014 a Milano, nell’ambito dell’iniziativa Slow Food for Africa, alla presenza del Direttore generale della Fao (José Graziano da Silvia) e di Cécile Kienge (allora Ministro dell’integrazione), con un folto parterre di rappresentanti africani e ben 450 sostenitori del progetto (giornalisti, imprenditori, attori, registi, fiduciari e soci Slow Food), Carlo Petrini, il presidente di Slow Food International, aggiungeva uno 0 finale al progetto “1000 Orti in Africa” ,lanciando la seconda ambiziosa fase con l’obiettivo “10.000”. Dopo oltre 10 anni di impegno in Africa (a partire dal 2003), con la rinnovata campagna “10.000 Orti” Slow Food (SF) intende sviluppare, una strategia complessiva in Africa, a fronte della straordinaria biodiversità e diversità culturale del continente. In accordo con la filosofia di fondo di SF, i capisaldi sono la valorizzazione della biodiversità, la promozione del diritto alla sovranità alimentare, attraverso il recupero delle produzioni tradizionali e promuovendo il mantenimento o la riscoperta del cibo locale sul mercato, nelle case e nelle scuole. Si tratta di una strategia che oggi si basa, come vedremo, su diversi strumenti quali l’Arca del Gusto, i Presìdi, i Mercati della Terra, gli Orti e l’Alleanza Slow Food dei cuochi. Oltre a questi strumenti, la rete africana di SF, al fianco di numerose altre organizzazioni, è impegnata in diverse campagne, quali quella contro il “land grabbing”, contro l’introduzione degli Ogm in agricoltura, e quelle volte a sostenere la piccola pesca, la pastorizia e le produzioni casearie a latte crudo. Come si colloca questo crescente impegno di SF in Africa all’interno della sua strategia? La realizzazione di progetti nei territori africani ha influito a sua volta nell’evoluzione politico-culturale dell’associazione? Quale rapporto tra l’approccio di SF e il variegato mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo? A queste domande cerca di rispondere questo scritto che trae origine da una ricerca svolta all’interno del progetto europeo “4Cities4Dev” . La ricerca è stata orientata alla costruzione di un quadro di concettualizzazione teorica e di metodologia di analisi empirica delle pratiche adottate nel corso dell’ultimo decennio da SF, con particolare riferimento al contesto africano e ai Presìdi e Orti di Senegal, Costa D’Avorio, Etiopia, Kenya, Mali, Madagascar e Mauritania. Per meglio inquadrare il tema è opportuno presentare brevemente l’organizzazione, l’evoluzione della filosofia di SF e le caratteristiche salienti degli strumenti e delle progettualità che utilizza, e attraverso i quali si sta definendo e rafforzando la sua presenza nel mondo ed in particolare nel continente africano. Essi costituiscono gli elementi chiave della presenza di SF, attraverso i quali, oltre alle campagne di comunicazione, si dispiega l’azione di sviluppo, culturale e politica di quella che è allo stesso tempo un’organizzazione (che ha figliato varie organizzazioni collegate, con statuto, soci, cellule e organizzazione geografica e funzionale), una rete (delle “comunità del cibo”) e un movimento che si colloca in un più ampio movimento sul cibo, a cui peraltro ha contribuito e contribuisce in grande parte con un suo peculiare approccio e filosofia, che spesso interrogano e ispirano anche coloro che non fanno parte di SF in quanto organizzazione o rete.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Slow Food Africa
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