Una rete ecologica polivalente Questo progetto si inserisce all'interno del P.I.T. “Spazio Transfrontaliero Marittime Mercantour”. Tuttavia, il Parco Fluviale Gesso Stura (PFGS) rappresenta un caso del tutto particolare rispetto agli altri parchi coinvolti nel PIT. Se il Parco Nazionale delle Alpi Marittime (PNAM) ed il Parc National du Mercantour (PNM) riproducono il modello più tradizionalmente inteso di parco naturale – estese aree di elevato valore ambientale situate in contesti rurali e scarsamente popolati – il PFGS fa riferimento alle più recenti esperienze di tutela ambientale. Si tratta infatti di un parco che nasce all’interno di un’area fortemente antropizzata – la piana centrale cuneese – e viene definito al “negativo” rispetto al suo contesto di riferimento, ovvero attraverso il ritaglio e la connessione delle ristrette aree ancora libere a ridosso delle aste fluviali di Gesso e Stura di Demonte. Il parco tende pertanto ad assumere una forma lineare, in cui una dimensione spaziale risulta nettamente prevalente rispetto all’altra. Inoltre l’area soggetta a studio travalica i confini del parco stesso per interessare l’intero tratto pianeggiante del fiume Stura, fino alla sua confluenza con il fiume Tanaro. Si tratta di una zona che può avere un importante valore dal punto di vista ambientale per l’intera provincia cuneese ma che attualmente non è interessata da alcun strumento di tutela né presenta studi approfonditi sulla fauna che la caratterizza. Contesto antropizzato, forma lineare, frammentazione delle informazioni di carattere ambientale e degli strumenti di governo hanno spinto il gruppo di ricerca ad interrogarsi sulla stessa natura che il concetto di rete ecologica poteva assumere in questa situazione. I paradigmi di riferimento più tradizionali delle reti ecologiche parevano portare con se una serie di problematicità non sempre facilmente risolvibili. Una rete intesa in senso specie-specifica – orientata su particolari specie target sulla base delle loro esigenze e funzionalità, come sistema interconnesso di habitat per la biodiversità – scontava l’assenza di informazioni uniformi per l’intera area di riferimento e la difficoltà di integrarsi con i processi di trasformazione insediativa e territoriale del contesto. Una rete in senso ecologico-strutturale – azzonamenti fondati sulle aree naturali presenti e cartografabili, o riconducibili a categorie vegetazionali, definite anche sulla base dei macro-fattori condizionanti (substrato geologico, clima locale) – o in senso gestionale – rete di aree protette, come sistema di parchi e riserve e più in generale governate, inseriti in un sistema coordinato di infrastrutture e servizi – si scontravano invece con la mancanza di un attore unico capace di coordinare e gestire l’intera area di riferimento. Il gruppo di ricerca ha pertanto deciso di intendere la rete ecologica in senso polivalente ovvero come «scenario ecosistemico multifunzionale di medio periodo, definito sulla base delle funzionalità precedenti e più in generale, in relazione con le attività antropiche presenti sul territorio considerato» (Malcevschi 2011). Si tratta di uno modo di intendere la rete che muove dall’individuazione di relazioni – sotto forma di condizionamenti (impatti negativi che gli ecosistemi ricevono dalle attività umane) – e di opportunità offerte al territorio (servizi eco-sistemici da consolidare, o ricostituire, o promuovere ex-novo), in cui la definizione della rete è vista come costruzione dell’infrastruttura verde che funge da supporto per gli habitat di diverse specie. La rete si propone di ricomporre il mosaico di aree naturali preesistenti – i nodi – perseguendo la loro contiguità fisica attraverso una gerarchia di connessioni – i corridoi. Una rete ecologica come «governo complessivo dell’ecosistema che consideri anche gli ambienti antropizzati come fonte sia di condizionamento, sia di opportunità, al cui interno vengono prese le decisioni che determineranno l’evoluzione dell’ecomosaico complessivo a tutte le scale spaziali» (Malcevschi, 2010). In quest’ottica, il progetto di rete si pone come strumento di dialogo – e non di opposizione – con gli altri strumenti pianificatori che fattivamente determinano la costruzione fisica del territorio: il progetto di rete si propone come possibile progetto strategico di territorio.
Progetto strategico per la realizzazione della rete ecologica fluviale e perifluviale nell'ambito del Parco fluviale Gesso e Stura e territori limitrofi
TOLDO, ALESSIA;CITTADINO, Antonio
2012-01-01
Abstract
Una rete ecologica polivalente Questo progetto si inserisce all'interno del P.I.T. “Spazio Transfrontaliero Marittime Mercantour”. Tuttavia, il Parco Fluviale Gesso Stura (PFGS) rappresenta un caso del tutto particolare rispetto agli altri parchi coinvolti nel PIT. Se il Parco Nazionale delle Alpi Marittime (PNAM) ed il Parc National du Mercantour (PNM) riproducono il modello più tradizionalmente inteso di parco naturale – estese aree di elevato valore ambientale situate in contesti rurali e scarsamente popolati – il PFGS fa riferimento alle più recenti esperienze di tutela ambientale. Si tratta infatti di un parco che nasce all’interno di un’area fortemente antropizzata – la piana centrale cuneese – e viene definito al “negativo” rispetto al suo contesto di riferimento, ovvero attraverso il ritaglio e la connessione delle ristrette aree ancora libere a ridosso delle aste fluviali di Gesso e Stura di Demonte. Il parco tende pertanto ad assumere una forma lineare, in cui una dimensione spaziale risulta nettamente prevalente rispetto all’altra. Inoltre l’area soggetta a studio travalica i confini del parco stesso per interessare l’intero tratto pianeggiante del fiume Stura, fino alla sua confluenza con il fiume Tanaro. Si tratta di una zona che può avere un importante valore dal punto di vista ambientale per l’intera provincia cuneese ma che attualmente non è interessata da alcun strumento di tutela né presenta studi approfonditi sulla fauna che la caratterizza. Contesto antropizzato, forma lineare, frammentazione delle informazioni di carattere ambientale e degli strumenti di governo hanno spinto il gruppo di ricerca ad interrogarsi sulla stessa natura che il concetto di rete ecologica poteva assumere in questa situazione. I paradigmi di riferimento più tradizionali delle reti ecologiche parevano portare con se una serie di problematicità non sempre facilmente risolvibili. Una rete intesa in senso specie-specifica – orientata su particolari specie target sulla base delle loro esigenze e funzionalità, come sistema interconnesso di habitat per la biodiversità – scontava l’assenza di informazioni uniformi per l’intera area di riferimento e la difficoltà di integrarsi con i processi di trasformazione insediativa e territoriale del contesto. Una rete in senso ecologico-strutturale – azzonamenti fondati sulle aree naturali presenti e cartografabili, o riconducibili a categorie vegetazionali, definite anche sulla base dei macro-fattori condizionanti (substrato geologico, clima locale) – o in senso gestionale – rete di aree protette, come sistema di parchi e riserve e più in generale governate, inseriti in un sistema coordinato di infrastrutture e servizi – si scontravano invece con la mancanza di un attore unico capace di coordinare e gestire l’intera area di riferimento. Il gruppo di ricerca ha pertanto deciso di intendere la rete ecologica in senso polivalente ovvero come «scenario ecosistemico multifunzionale di medio periodo, definito sulla base delle funzionalità precedenti e più in generale, in relazione con le attività antropiche presenti sul territorio considerato» (Malcevschi 2011). Si tratta di uno modo di intendere la rete che muove dall’individuazione di relazioni – sotto forma di condizionamenti (impatti negativi che gli ecosistemi ricevono dalle attività umane) – e di opportunità offerte al territorio (servizi eco-sistemici da consolidare, o ricostituire, o promuovere ex-novo), in cui la definizione della rete è vista come costruzione dell’infrastruttura verde che funge da supporto per gli habitat di diverse specie. La rete si propone di ricomporre il mosaico di aree naturali preesistenti – i nodi – perseguendo la loro contiguità fisica attraverso una gerarchia di connessioni – i corridoi. Una rete ecologica come «governo complessivo dell’ecosistema che consideri anche gli ambienti antropizzati come fonte sia di condizionamento, sia di opportunità, al cui interno vengono prese le decisioni che determineranno l’evoluzione dell’ecomosaico complessivo a tutte le scale spaziali» (Malcevschi, 2010). In quest’ottica, il progetto di rete si pone come strumento di dialogo – e non di opposizione – con gli altri strumenti pianificatori che fattivamente determinano la costruzione fisica del territorio: il progetto di rete si propone come possibile progetto strategico di territorio.File | Dimensione | Formato | |
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