In questo contributo si vuole dimostrare come la pratica della parola che si dispiega nel "Decameron" trovi in Chaucer un probabile interlocutore, a partire dalla conoscenza, diretta o mediata, dell’opera di Boccaccio, e dalla riconsiderazione di alcune convergenze. Nel "Decameron" il valore estetico e salvifico della parola si può cogliere in modo particolare nel rapporto tra l’Introduzione e la sesta giornata, dove il piacere della brevità si concentra nella retorica dei «leggiadri motti», delle «risposte pronte», degli «avvedimenti presti», paragonati da Filomena allo splendore di un cielo stellato e dei fiori in un prato primaverile. L’efficacia iconica e performativa dei motti, segno di vivacità intellettuale e di fervida creatività, ha la funzione di affermare la dignità di un personaggio o di salvare ad esso la vita contro le aspettative di tutti (dei personaggi, dei narratori e dei lettori).Tali motivi trovano risonanza nella ricerca di «best sentence and moost solaas» (fr. I, 798) – proposta dall’Oste e da altri personaggi dei Canterbury Tales ed enfatizzata dall’uso di myrthe, dal binomio disport e confort, solas e game, joye e blis etc. nei loro vari usi – e in alcuni racconti, come il "Nun’s Priest’s Tale". Si osserva tuttavia in Chaucer anche la consapevolezza dei limiti e dei pericoli insisti nel linguaggio e nel complesso rapporto tra l’efficacia formale e performativa della parola e i molteplici significati ad essa sottesi (come suggerisce il "Pardoner’s Tale").

«Tales of best sentence and moost solaas»: la parola efficace e il piacere della brevità nel Decameron e nei Canterbury Tales

LOMBARDI, Chiara
2014-01-01

Abstract

In questo contributo si vuole dimostrare come la pratica della parola che si dispiega nel "Decameron" trovi in Chaucer un probabile interlocutore, a partire dalla conoscenza, diretta o mediata, dell’opera di Boccaccio, e dalla riconsiderazione di alcune convergenze. Nel "Decameron" il valore estetico e salvifico della parola si può cogliere in modo particolare nel rapporto tra l’Introduzione e la sesta giornata, dove il piacere della brevità si concentra nella retorica dei «leggiadri motti», delle «risposte pronte», degli «avvedimenti presti», paragonati da Filomena allo splendore di un cielo stellato e dei fiori in un prato primaverile. L’efficacia iconica e performativa dei motti, segno di vivacità intellettuale e di fervida creatività, ha la funzione di affermare la dignità di un personaggio o di salvare ad esso la vita contro le aspettative di tutti (dei personaggi, dei narratori e dei lettori).Tali motivi trovano risonanza nella ricerca di «best sentence and moost solaas» (fr. I, 798) – proposta dall’Oste e da altri personaggi dei Canterbury Tales ed enfatizzata dall’uso di myrthe, dal binomio disport e confort, solas e game, joye e blis etc. nei loro vari usi – e in alcuni racconti, come il "Nun’s Priest’s Tale". Si osserva tuttavia in Chaucer anche la consapevolezza dei limiti e dei pericoli insisti nel linguaggio e nel complesso rapporto tra l’efficacia formale e performativa della parola e i molteplici significati ad essa sottesi (come suggerisce il "Pardoner’s Tale").
2014
Boccaccio and the European Literary Tradition
Ed. Storia e letteratura
105
122
9788863727500
Giovanni Boccaccio; Geoffrey Chaucer
Lombardi, Chiara
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