La tesi muove essenzialmente dal rilevamento di un sintomo: quello dell’ingente produzione di scritti a carattere programmatico, scaturiti dal dibattito di riforma post-simbolista che ha marcato l’epoca della modernità letteraria francese. Gli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento hanno infatti assistito alla nascita di movimenti come Décadisme, Art Social, École Française o Impulsionnisme, forieri di un’inflazione di testi che, pur non eguagliando le dinamiche di rottura dei manifesti avanguardistici propriamente detti, presentano una conformità di strategie discorsive che ne rievocano sia i contorni generici, sia l’espressione del messaggio (eminentemente ideologico). La disamina dello stato dell’arte rivela la presenza di una corrente di carattere semiologico–testuale, riconducibile essenzialmente alla scuola di Abastado. Quest’ultimo ha tracciato i contorni del genere “manifesto” sulla base di documenti che risalgono tuttavia ad un periodo più tardo rispetto agli anni esaminati dal presente lavoro. Questa prima fase di analisi dimostra inoltre la difficoltà incontrata dalla critica esistente nel circoscrivere un corpus dai caratteri eterogenei e multiformi: fatta eccezione, infatti, per un unico tentativo di catalogazione ad opera di Bonner Mitchell (Les Manifestes littéraires de la Belle Époque 1886-1914”, Paris, Seghers, 1966), lo stato dell’arte riferisce la prevalenza di un approccio formale e storiografico, essenzialmente legato al solo contesto letterario della materia in oggetto. Ne risulta che, se gli esiti di tali approcci sono uniformi nel tracciare i contorni di una letteratura in cerca di definizione e imprigionata nell’aporia delle sue contraddizioni intrinseche, essi non problematizzano l’eterogeneità formale che caratterizza i testi presi in esame. Muovendo da questi presupposti, il presente lavoro intende ricontestualizzare il fenomeno della letteratura programmatica moderna alla luce di una prospettiva che ne ricostruisca i legami di interdipendenza con il contesto sociale di riferimento. A partire dai documenti raccolti all’interno dell’antologia critica di Bonner Mitchell, il corpus è stato ampliato grazie al reperimento di altri testi programmatici mai antologizzati. Alla luce di una prospettiva che ripercorre le quattro fasi dell’interpretazione ermeneutica promossa dal “Centre de Recherche Interuniversitaire en Sociologie des Textes” (ovvero analizzare, comprendere, spiegare e valutare), la tesi vuole risemantizzare i testi programmatici della modernità, orientando l’attenzione critica verso lo studio dei processi e delle dinamiche profonde che li hanno caratterizzati e che li accomunano. Inoltre, nella sezione dedicata alla “comprensione” del fenomeno, il lavoro esamina le spiegazioni sociali che autori come Simmel hanno dato al processo di reificazione trasversale che ha investito la prima società moderna capitalistica, stabilendo un parallelo con molti degli ideologemi riscontrabili all’interno del corpus esaminato: seppur animati da contenuti di carattere eminentemente estetico, i testi programmatici propongono un messaggio fortemente ideologico e connesso a concetti che rievocano la parcellizzazione e il materialismo denunciati già dai primi sociologi della modernità. Un’analisi che procede nel rivelare un campo letterario fortemente marcato da dinamiche che mostrano le prime avvisaglie di una produzione culturale concepita come oggetto di consumo di massa. I documenti che compongono il corpus, circoscritto, per ragioni puramente strumentali, ad una ventina di testi, riemergono in questa prospettiva ricontestualizzati nel più ampio filone del discorso sociale. Questa lettura da un lato vuole rendere atto dell’insufficienza performativa di questi pseudo manifesti e dall’altro intende riabilitarne la valenza documentaria, risemantizzandoli come prodromi della fucina creativa dalle grandi avanguardie storiche del Novecento e riportando all’attenzione un momento della storia letteraria francese che ha il merito di aver espresso un bisogno socialmente importante: il desiderio di riscatto di una generazione divisa tra passato e futuro e costretta a interfacciarsi con un processo di mercificazione trasversale e annichilente. La tesi presenta infine un'appendice costituita dai sedici documenti originali mai antologizzati, presentati secondo una chiave diacronica che ne ricostruisce la cronologia e i rapporti di interdipendenza.

Attimi sub specie aeternitatis: gli scritti programmatici della modernità letteraria francese post-simbolista

DI MAURO, ELEONORA
2014-01-01

Abstract

La tesi muove essenzialmente dal rilevamento di un sintomo: quello dell’ingente produzione di scritti a carattere programmatico, scaturiti dal dibattito di riforma post-simbolista che ha marcato l’epoca della modernità letteraria francese. Gli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento hanno infatti assistito alla nascita di movimenti come Décadisme, Art Social, École Française o Impulsionnisme, forieri di un’inflazione di testi che, pur non eguagliando le dinamiche di rottura dei manifesti avanguardistici propriamente detti, presentano una conformità di strategie discorsive che ne rievocano sia i contorni generici, sia l’espressione del messaggio (eminentemente ideologico). La disamina dello stato dell’arte rivela la presenza di una corrente di carattere semiologico–testuale, riconducibile essenzialmente alla scuola di Abastado. Quest’ultimo ha tracciato i contorni del genere “manifesto” sulla base di documenti che risalgono tuttavia ad un periodo più tardo rispetto agli anni esaminati dal presente lavoro. Questa prima fase di analisi dimostra inoltre la difficoltà incontrata dalla critica esistente nel circoscrivere un corpus dai caratteri eterogenei e multiformi: fatta eccezione, infatti, per un unico tentativo di catalogazione ad opera di Bonner Mitchell (Les Manifestes littéraires de la Belle Époque 1886-1914”, Paris, Seghers, 1966), lo stato dell’arte riferisce la prevalenza di un approccio formale e storiografico, essenzialmente legato al solo contesto letterario della materia in oggetto. Ne risulta che, se gli esiti di tali approcci sono uniformi nel tracciare i contorni di una letteratura in cerca di definizione e imprigionata nell’aporia delle sue contraddizioni intrinseche, essi non problematizzano l’eterogeneità formale che caratterizza i testi presi in esame. Muovendo da questi presupposti, il presente lavoro intende ricontestualizzare il fenomeno della letteratura programmatica moderna alla luce di una prospettiva che ne ricostruisca i legami di interdipendenza con il contesto sociale di riferimento. A partire dai documenti raccolti all’interno dell’antologia critica di Bonner Mitchell, il corpus è stato ampliato grazie al reperimento di altri testi programmatici mai antologizzati. Alla luce di una prospettiva che ripercorre le quattro fasi dell’interpretazione ermeneutica promossa dal “Centre de Recherche Interuniversitaire en Sociologie des Textes” (ovvero analizzare, comprendere, spiegare e valutare), la tesi vuole risemantizzare i testi programmatici della modernità, orientando l’attenzione critica verso lo studio dei processi e delle dinamiche profonde che li hanno caratterizzati e che li accomunano. Inoltre, nella sezione dedicata alla “comprensione” del fenomeno, il lavoro esamina le spiegazioni sociali che autori come Simmel hanno dato al processo di reificazione trasversale che ha investito la prima società moderna capitalistica, stabilendo un parallelo con molti degli ideologemi riscontrabili all’interno del corpus esaminato: seppur animati da contenuti di carattere eminentemente estetico, i testi programmatici propongono un messaggio fortemente ideologico e connesso a concetti che rievocano la parcellizzazione e il materialismo denunciati già dai primi sociologi della modernità. Un’analisi che procede nel rivelare un campo letterario fortemente marcato da dinamiche che mostrano le prime avvisaglie di una produzione culturale concepita come oggetto di consumo di massa. I documenti che compongono il corpus, circoscritto, per ragioni puramente strumentali, ad una ventina di testi, riemergono in questa prospettiva ricontestualizzati nel più ampio filone del discorso sociale. Questa lettura da un lato vuole rendere atto dell’insufficienza performativa di questi pseudo manifesti e dall’altro intende riabilitarne la valenza documentaria, risemantizzandoli come prodromi della fucina creativa dalle grandi avanguardie storiche del Novecento e riportando all’attenzione un momento della storia letteraria francese che ha il merito di aver espresso un bisogno socialmente importante: il desiderio di riscatto di una generazione divisa tra passato e futuro e costretta a interfacciarsi con un processo di mercificazione trasversale e annichilente. La tesi presenta infine un'appendice costituita dai sedici documenti originali mai antologizzati, presentati secondo una chiave diacronica che ne ricostruisce la cronologia e i rapporti di interdipendenza.
2014
1
E. Di Mauro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/157005
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