Negli anni Trenta, mentre l’«ideologia amministrativa», incentrata sull’efficienza e l’expertise, diventava per molti versi egemonica, si completava la parabola intellettuale di uno dei più brillanti giornalisti e scrittori politici statunitensi del Novecento, Walter Lippmann. Essa, per la lucidità con la quale Lippmann seppe presentare le proprie tesi e rappresentare in esse alcune linee di fondo della cultura politica statunitense dell’epoca, può essere quasi elevata a paradigma della contrapposizione tra due forme di liberalismo. In un arco temporale che si estende dall’inizio del Novecento alla fine degli anni Trenta, infatti, Lippmann dapprima sperimentò le convinzioni del "nuovo liberalismo", che innervavano il progressismo americano dell’epoca e, come si è detto, approdarono al New Deal; poi, di fronte all’emergere del totalitarismo, rinnegò le proposte sofo-tecnocratiche che in precedenza aveva avanzato, giungendo a una condanna netta delle tendenze stataliste, tanto nella loro forma dittatoriale europea quanto in quella rooseveltiana. Ciò che, però, deve essere rilevato in questo percorso di «biunivoca» critica del liberalismo è la persistenza di uno sguardo disincantato sulla teoria democratica e sulle sue promesse; è, in altre parole, una sostanziale sfiducia da parte di Lippmann nella visione comunitaria e democratica della politica.

Walter Lippmann e le traversie del liberalismo americano

BORGOGNONE, Giovanni Francesco
2017-01-01

Abstract

Negli anni Trenta, mentre l’«ideologia amministrativa», incentrata sull’efficienza e l’expertise, diventava per molti versi egemonica, si completava la parabola intellettuale di uno dei più brillanti giornalisti e scrittori politici statunitensi del Novecento, Walter Lippmann. Essa, per la lucidità con la quale Lippmann seppe presentare le proprie tesi e rappresentare in esse alcune linee di fondo della cultura politica statunitense dell’epoca, può essere quasi elevata a paradigma della contrapposizione tra due forme di liberalismo. In un arco temporale che si estende dall’inizio del Novecento alla fine degli anni Trenta, infatti, Lippmann dapprima sperimentò le convinzioni del "nuovo liberalismo", che innervavano il progressismo americano dell’epoca e, come si è detto, approdarono al New Deal; poi, di fronte all’emergere del totalitarismo, rinnegò le proposte sofo-tecnocratiche che in precedenza aveva avanzato, giungendo a una condanna netta delle tendenze stataliste, tanto nella loro forma dittatoriale europea quanto in quella rooseveltiana. Ciò che, però, deve essere rilevato in questo percorso di «biunivoca» critica del liberalismo è la persistenza di uno sguardo disincantato sulla teoria democratica e sulle sue promesse; è, in altre parole, una sostanziale sfiducia da parte di Lippmann nella visione comunitaria e democratica della politica.
2017
La democrazia liberale e i suoi critici
Rubbettino
Politica e Storia
13
241
255
9788849850833
Stati Uniti, liberalismo, democrazia, tecnocrazia
Borgognone Giovanni
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