Sebbene siano trascorsi oltre quarant’anni da quando Hans Mayer pubblicò "Außenseiter" (1975) le problematiche allora affrontate risultano essere, nell’“era post-traumatica” in cui viviamo, ancora attuali. A renderla tale, negli ultimi anni, è a maggior ragione la crescente ascesa al potere delle destre e il preoccupante riproporsi di movimenti estremisti in tutta Europa. È dunque manifesta l’urgenza di una riaffermazione di quei discorsi, unita alla consapevolezza che la strategia del ricordo restituisce frammenti di vissuti individuali e collettivi. Auschwitz ha segnato una cesura che permane nel dibattito intellettuale fino ai giorni nostri, a cominciare dai sopravvissuti allo sterminio e alla guerra, cui spetta l’amaro compito della testimonianza. Il valore aporetico di quest’ultima – o, come lo definisce Agamben, “il resto di Auschwitz”, sospeso tra decidibilità e indecidibilità, tra possibilità e impossibilità della parola – è strettamente connesso alle modalità con cui si realizza la ricezione della Storia, alle diverse performances della memoria. Nel nostro presente infatti memoria individuale e memoria collettiva non sono più atti spontanei e necessari, bensì costruzioni socio-culturali soggette al tempo e al vissuto personale. Questo numero monografico intende raccogliere, per quanto possibile, l’eredità intellettuale di tale dibattito. Essa, nelle sue diverse declinazioni in ambito sia letterario sia linguistico, costituisce il fil rouge dei contributi presentati qui di seguito. Oggetto d’analisi sono i processi mnestici che ricostruiscono e ridefiniscono l’identità individuale e collettiva in area tedescofona dal 1945 ai giorni nostri.

Memorie e generazioni: uno sguardo prismatico

Daniela Nelva;Silvia Ulrich
2018-01-01

Abstract

Sebbene siano trascorsi oltre quarant’anni da quando Hans Mayer pubblicò "Außenseiter" (1975) le problematiche allora affrontate risultano essere, nell’“era post-traumatica” in cui viviamo, ancora attuali. A renderla tale, negli ultimi anni, è a maggior ragione la crescente ascesa al potere delle destre e il preoccupante riproporsi di movimenti estremisti in tutta Europa. È dunque manifesta l’urgenza di una riaffermazione di quei discorsi, unita alla consapevolezza che la strategia del ricordo restituisce frammenti di vissuti individuali e collettivi. Auschwitz ha segnato una cesura che permane nel dibattito intellettuale fino ai giorni nostri, a cominciare dai sopravvissuti allo sterminio e alla guerra, cui spetta l’amaro compito della testimonianza. Il valore aporetico di quest’ultima – o, come lo definisce Agamben, “il resto di Auschwitz”, sospeso tra decidibilità e indecidibilità, tra possibilità e impossibilità della parola – è strettamente connesso alle modalità con cui si realizza la ricezione della Storia, alle diverse performances della memoria. Nel nostro presente infatti memoria individuale e memoria collettiva non sono più atti spontanei e necessari, bensì costruzioni socio-culturali soggette al tempo e al vissuto personale. Questo numero monografico intende raccogliere, per quanto possibile, l’eredità intellettuale di tale dibattito. Essa, nelle sue diverse declinazioni in ambito sia letterario sia linguistico, costituisce il fil rouge dei contributi presentati qui di seguito. Oggetto d’analisi sono i processi mnestici che ricostruiscono e ridefiniscono l’identità individuale e collettiva in area tedescofona dal 1945 ai giorni nostri.
2018
Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne
9
5
1
114
http://www.ojs.unito.it/index.php/ricognizioni/issue/view/274/showToc
Memoria intergenerazionale; Ageing; letteratura e olocausto; traduzione e varietà linguistiche.
Daniela Nelva; Silvia Ulrich
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