Scrivere il ‘Borderliner’ La genesi di questa forma poetica proviene da una sommaria lettura notturna del sito della Poetry Foundation, dove mi sono imbattuta nei sonetti incastonati di Philip Nikolayev: poesie dove un testo in caratteri normali racchiude letteralmente un sonetto in grassetto. Gli accostamenti generati dal leggere il verso tutto di sèguito, tra il grassetto e il normale, erano davvero interessanti, e quella notte ho cominciato a buttar giù una poesia in due parti, una scritta in grassetto e una no. Ma invece di incastonarne una nell’altra, le ho sistemate fianco a fianco. Le due parti dovevano essere lette separatamente, ma tra di loro c’è anche un confine permeabile. In altre parole, la poesia può essere letta tutta di sèguito per catturare un tipo di significato diverso, o nuovo. Nei confronti della poesia, il lettore può assumere un ruolo attivo quanto lo desidera – attraversare il confine, oppure no. Mi ero già imbattuta nel termine ‘borderliner’, espressione dispregiativa per una persona di etnia mista, che trovavo davvero interessante perché allude ad immagini di trasgressione etnica ma anche di confini geografici (‘borders’) – due aspetti entrambi sotto stretta sorveglianza. Le poesie ‘borderliner’ che ho scritto finora accostano idee di razza/etnicità con altre di geografia e confini nazionali. Talvolta il testo in grassetto racconta una narrazione storica più autorevole, mentre quello in caratteri normali è più personale e soggettivo. È stato affascinante vedere che tipo di accostamenti venivano fuori, utilizzando questa forma. Nel ‘borderliner’ presentato qui, il lato in grassetto è una sorta di voce mitica di un mio antenato (o antenati) cinese – mercante o marinaio che attraversa confini – mentre il lato in caratteri normali è una narrazione più contemporanea e personale. (H. Lowe)

DNA (Hannah Lowe)

Deandrea Pietro
2019-01-01

Abstract

Scrivere il ‘Borderliner’ La genesi di questa forma poetica proviene da una sommaria lettura notturna del sito della Poetry Foundation, dove mi sono imbattuta nei sonetti incastonati di Philip Nikolayev: poesie dove un testo in caratteri normali racchiude letteralmente un sonetto in grassetto. Gli accostamenti generati dal leggere il verso tutto di sèguito, tra il grassetto e il normale, erano davvero interessanti, e quella notte ho cominciato a buttar giù una poesia in due parti, una scritta in grassetto e una no. Ma invece di incastonarne una nell’altra, le ho sistemate fianco a fianco. Le due parti dovevano essere lette separatamente, ma tra di loro c’è anche un confine permeabile. In altre parole, la poesia può essere letta tutta di sèguito per catturare un tipo di significato diverso, o nuovo. Nei confronti della poesia, il lettore può assumere un ruolo attivo quanto lo desidera – attraversare il confine, oppure no. Mi ero già imbattuta nel termine ‘borderliner’, espressione dispregiativa per una persona di etnia mista, che trovavo davvero interessante perché allude ad immagini di trasgressione etnica ma anche di confini geografici (‘borders’) – due aspetti entrambi sotto stretta sorveglianza. Le poesie ‘borderliner’ che ho scritto finora accostano idee di razza/etnicità con altre di geografia e confini nazionali. Talvolta il testo in grassetto racconta una narrazione storica più autorevole, mentre quello in caratteri normali è più personale e soggettivo. È stato affascinante vedere che tipo di accostamenti venivano fuori, utilizzando questa forma. Nel ‘borderliner’ presentato qui, il lato in grassetto è una sorta di voce mitica di un mio antenato (o antenati) cinese – mercante o marinaio che attraversa confini – mentre il lato in caratteri normali è una narrazione più contemporanea e personale. (H. Lowe)
2019
DNA
LX
1
100
101
http://semicerchio.bytenet.it/numero.asp?n=977
Lowe, experimental poetry, poesia, migrazioni, traduzione, Black Britain
Deandrea Pietro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1713699
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