Trent’anni fa, in casuale coincidenza con l’incidente di Chernobyl – di fatto la prima catastrofe globale moderna – Ulrich Beck pubblicava Risikogesellschaft: auf dem Weg in eine andere Moderne, inaugurando una nuova stagione di studi scientifici dedicati al rischio e pose le basi per un processo di graduale presa di coscienza (anche a livello normativo) dell’incidenza del fattore «rischio» nella società d’oggi. Anche il diritto privato, ed in special modo il diritto privato dell’impresa e dell’economia, è ormai entrato nell’«età del rischio»: nell’ultimo quarto di secolo si è consolidata la tendenza dei regolatori pubblici ad una più intensa «responsabilizzazione» degli operatori economici nell’identificazione e nella gestione preventiva dei rischi, elevando l’adozione di efficaci ed adeguati processi di identificazione, misurazione e gestione del rischio (il cd. risk management) e di compliance normativa e regolamentare da (buone, ma comunque non prescrittive) regole di condotta sviluppate dalle scienze aziendali e nelle prassi operative a doveri giuridicamente vincolanti per gli esponenti apicali nel quadro dell’obbligo di adozione di adeguati assetti organizzativi e di controllo interno. Da un lato, in alcuni settori vigilati (bancario e assicurativo), le Autorità preposte hanno dato avvio all’emanazione di provvedimenti regolamentari che contengono regole di dettaglio per indirizzare le imprese all’implementazione dei sistemi di gestione e controllo del rischio, mentre altri settori, come quello alimentare le regole di analisi del rischio sono recenti. In effetti, in questa materia l’approccio al rischio caratterizzava già la disciplina nazionale vigente dagli anni Sessanta, ma solo agli inizi del secolo, la normativa comunitaria è stata armonizzata con il Regolamento UE 28 gennaio 2002, n. 178/2002 che, significativamente, pone l’«analisi del rischio» ed il principio di precauzione fra le metodologie indispensabili per «definire provvedimenti, o altri interventi a tutela della salute, efficaci, proporzionati e mirati». Attualmente la legislazione europea in materia di sicurezza è la più avanzata a livello internazionale. La nuova disciplina sulla sicurezza alimentare europea ha permesso di implementare in modo sempre più efficace nelle organizzazioni aziendali del comparto alimentare gli strumenti cogenti previsti dalla normativa come le misure di autocontrollo e di rintracciabilità di filiera. Le aziende per migliorare la competitività, utilizzano alcuni strumenti volontari, fra i quali le indicazioni geografiche. Il sistema delle Indicazioni Geografiche (DOP, IGP e STG), introdotto dall'Ue è stato il motore di una rivoluzione economica e culturale che ha trasformato il prodotto “tipico” da comparto di nicchia a settore di innovazione dell’agroalimentare italiano che si sta sempre più imponendo nel mondo. A partire dagli anni Novanta, la legislazione delle produzioni agroalimentari di qualità ha favorito il sistema produttivo formato perlopiù da piccole-medie aziende che hanno deciso di sviluppare degli asset produttivi legati esclusivamente alla qualità del prodotto.

Risikogesellschaft e corporate governance: prolegomeni sulla costruzione degli assetti organizzativi per la prevenzione dei rischi. Il caso delle imprese agroalimentari

Stefano A. Cerrato;Giovanni Peira
2019-01-01

Abstract

Trent’anni fa, in casuale coincidenza con l’incidente di Chernobyl – di fatto la prima catastrofe globale moderna – Ulrich Beck pubblicava Risikogesellschaft: auf dem Weg in eine andere Moderne, inaugurando una nuova stagione di studi scientifici dedicati al rischio e pose le basi per un processo di graduale presa di coscienza (anche a livello normativo) dell’incidenza del fattore «rischio» nella società d’oggi. Anche il diritto privato, ed in special modo il diritto privato dell’impresa e dell’economia, è ormai entrato nell’«età del rischio»: nell’ultimo quarto di secolo si è consolidata la tendenza dei regolatori pubblici ad una più intensa «responsabilizzazione» degli operatori economici nell’identificazione e nella gestione preventiva dei rischi, elevando l’adozione di efficaci ed adeguati processi di identificazione, misurazione e gestione del rischio (il cd. risk management) e di compliance normativa e regolamentare da (buone, ma comunque non prescrittive) regole di condotta sviluppate dalle scienze aziendali e nelle prassi operative a doveri giuridicamente vincolanti per gli esponenti apicali nel quadro dell’obbligo di adozione di adeguati assetti organizzativi e di controllo interno. Da un lato, in alcuni settori vigilati (bancario e assicurativo), le Autorità preposte hanno dato avvio all’emanazione di provvedimenti regolamentari che contengono regole di dettaglio per indirizzare le imprese all’implementazione dei sistemi di gestione e controllo del rischio, mentre altri settori, come quello alimentare le regole di analisi del rischio sono recenti. In effetti, in questa materia l’approccio al rischio caratterizzava già la disciplina nazionale vigente dagli anni Sessanta, ma solo agli inizi del secolo, la normativa comunitaria è stata armonizzata con il Regolamento UE 28 gennaio 2002, n. 178/2002 che, significativamente, pone l’«analisi del rischio» ed il principio di precauzione fra le metodologie indispensabili per «definire provvedimenti, o altri interventi a tutela della salute, efficaci, proporzionati e mirati». Attualmente la legislazione europea in materia di sicurezza è la più avanzata a livello internazionale. La nuova disciplina sulla sicurezza alimentare europea ha permesso di implementare in modo sempre più efficace nelle organizzazioni aziendali del comparto alimentare gli strumenti cogenti previsti dalla normativa come le misure di autocontrollo e di rintracciabilità di filiera. Le aziende per migliorare la competitività, utilizzano alcuni strumenti volontari, fra i quali le indicazioni geografiche. Il sistema delle Indicazioni Geografiche (DOP, IGP e STG), introdotto dall'Ue è stato il motore di una rivoluzione economica e culturale che ha trasformato il prodotto “tipico” da comparto di nicchia a settore di innovazione dell’agroalimentare italiano che si sta sempre più imponendo nel mondo. A partire dagli anni Novanta, la legislazione delle produzioni agroalimentari di qualità ha favorito il sistema produttivo formato perlopiù da piccole-medie aziende che hanno deciso di sviluppare degli asset produttivi legati esclusivamente alla qualità del prodotto.
2019
Studi per Luigi Carlo Ubertazzi. Proprietà intellettuale e concorrenza
Giuffrè Francis Lefevre
1
177
210
9788828812098
Alimentare, segni di qualità, indicazioni geografiche
Stefano A. Cerrato; Giovanni Peira
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1717346
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