Figlio dello storico Guglielmo Ferrero e nipote, per parte materna, di Cesare Lombroso, il torinese Leo Ferrero fu definito un autore “franco-italiano”. La sua opera, folta e intensa in un’esistenza breve e vicina a quella dell’amico Piero Gobetti, conta infatti scritti in lingua italiana e in lingua francese: componimenti poetici, prove di narrativa, drammi, ma soprattutto un corpus di recensioni, articoli di critica letteraria e teatrale, cronache della vita culturale italiana e parigina (in particolare il circolo fiorentino di “Solaria”, di cui fu promotore e anima; i milieux del Théâtre des Champs-Elysées e della Baraque de la Chimère), bilanci sui percorsi delle poetiche del teatro e della narrativa negli anni Venti. Nel presente saggio se ne prendono in esame gli interventi pubblicati su quotidiani e periodici italiani e francesi e, in un raffronto con il carteggio con scrittori e drammaturghi frequentati (fra cui Paul Valéry, suo mentore; Jean-Jacques Bernard, riferimento primo per le riflessioni in materia teatrale), si mette in evidenza l’interesse della figura di Leo Ferrero nel suo sguardo critico, analitico e d’insieme nel tempo stesso, sulle poetiche e sulle esperienze teatrali tra le due guerre. Il ruolo di “passeur” tra Francia e Italia lo induce a esortare i conterranei a trarre ispirazione dai più evoluti modelli affermati a Parigi e costituisce il fil rouge dei suoi apporti, in un richiamo dagli accenti gobettiani affinché l’Italia possa contare su una letteratura e un teatro finalmente “europei”.
Discussioni e riflessioni intorno alle poetiche del teatro tra le due guerre nell’opera di Leo Ferrero Lombroso, “turinois de Paris”
TRINCHERO C.
2019-01-01
Abstract
Figlio dello storico Guglielmo Ferrero e nipote, per parte materna, di Cesare Lombroso, il torinese Leo Ferrero fu definito un autore “franco-italiano”. La sua opera, folta e intensa in un’esistenza breve e vicina a quella dell’amico Piero Gobetti, conta infatti scritti in lingua italiana e in lingua francese: componimenti poetici, prove di narrativa, drammi, ma soprattutto un corpus di recensioni, articoli di critica letteraria e teatrale, cronache della vita culturale italiana e parigina (in particolare il circolo fiorentino di “Solaria”, di cui fu promotore e anima; i milieux del Théâtre des Champs-Elysées e della Baraque de la Chimère), bilanci sui percorsi delle poetiche del teatro e della narrativa negli anni Venti. Nel presente saggio se ne prendono in esame gli interventi pubblicati su quotidiani e periodici italiani e francesi e, in un raffronto con il carteggio con scrittori e drammaturghi frequentati (fra cui Paul Valéry, suo mentore; Jean-Jacques Bernard, riferimento primo per le riflessioni in materia teatrale), si mette in evidenza l’interesse della figura di Leo Ferrero nel suo sguardo critico, analitico e d’insieme nel tempo stesso, sulle poetiche e sulle esperienze teatrali tra le due guerre. Il ruolo di “passeur” tra Francia e Italia lo induce a esortare i conterranei a trarre ispirazione dai più evoluti modelli affermati a Parigi e costituisce il fil rouge dei suoi apporti, in un richiamo dagli accenti gobettiani affinché l’Italia possa contare su una letteratura e un teatro finalmente “europei”.File | Dimensione | Formato | |
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