Al di là dei molti stereotipi che riguardano il Sessantotto, in quell’anno l’intreccio tra giovani e musica realizzava un vero e proprio “romanzo di formazione” che recupera la dimensione della poetica dell’inquietudine quale potente mezzo di liberazione e di affermazione di sé, di identificazione/proiezione e di conoscenza personale, di esplorazione immaginativa e di progettualità esistenziale. Dopo il Sessantotto, transitando tra accordi e testi, gli stili musicali e la differenziazione identitaria giovanile si sono sviluppati come vere e proprie tattiche di dissenso. Sottotraccia rispetto alla discorsività dominante, infatti, si è creato un fecondo rapporto tra musica e costruzione della personalità divergente, della progettualità del possibile e dell’azione contro il conformismo, che ha finito per fare della musica lo spazio semantico complesso ed efficacissimo di un’educazione implicita finora piuttosto sottovalutata dalla cultura pedagogica. Beyond the number of stereotypes concerning 1968, in that year the intersection between youth and music achieved a full-fledged Bildungsroman that recovered the poetry of disquiet as powerful tool for relief and self-affirmation, for modelling/transfer and self-knowledge, for imaginative search and existential project. After 1968, through chords and lyrics, music styles and the identity differences of youth are evolved as real strategies of dissent. Behind major discursivity, in fact, a rich relationship was built between music and the making of divergent personality, of the project of possibility and of the action against conformism, that ended up with making music the complex and very effective semantic field for an implied education so far rather underestimated by pedagogical culture.
«No one else can make you change». Formazione, giovinezza, musica, a partire dal Sessantotto
Madrussan
2019-01-01
Abstract
Al di là dei molti stereotipi che riguardano il Sessantotto, in quell’anno l’intreccio tra giovani e musica realizzava un vero e proprio “romanzo di formazione” che recupera la dimensione della poetica dell’inquietudine quale potente mezzo di liberazione e di affermazione di sé, di identificazione/proiezione e di conoscenza personale, di esplorazione immaginativa e di progettualità esistenziale. Dopo il Sessantotto, transitando tra accordi e testi, gli stili musicali e la differenziazione identitaria giovanile si sono sviluppati come vere e proprie tattiche di dissenso. Sottotraccia rispetto alla discorsività dominante, infatti, si è creato un fecondo rapporto tra musica e costruzione della personalità divergente, della progettualità del possibile e dell’azione contro il conformismo, che ha finito per fare della musica lo spazio semantico complesso ed efficacissimo di un’educazione implicita finora piuttosto sottovalutata dalla cultura pedagogica. Beyond the number of stereotypes concerning 1968, in that year the intersection between youth and music achieved a full-fledged Bildungsroman that recovered the poetry of disquiet as powerful tool for relief and self-affirmation, for modelling/transfer and self-knowledge, for imaginative search and existential project. After 1968, through chords and lyrics, music styles and the identity differences of youth are evolved as real strategies of dissent. Behind major discursivity, in fact, a rich relationship was built between music and the making of divergent personality, of the project of possibility and of the action against conformism, that ended up with making music the complex and very effective semantic field for an implied education so far rather underestimated by pedagogical culture.File | Dimensione | Formato | |
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