Quando ci si sente esclusi dalla narrazione del passato di una comunità, la convivenza con i simboli memoriali di quel racconto collettivo diviene intollerabile. Ma la rimozione non può essere la via, perché distruggere vuol dire perdere pezzi, impedendo alle generazioni future di avere accesso diretto alla storia, anche attraverso la conservazione o la contestazione di spazi artistici e architettonici che rappresentano occasioni di rielaborazione di una versione coerente del passato, che divenendo intellegibile si fa presente e memoria.
Ancora un'altra guerra delle statue
A. Mastromarino
2020-01-01
Abstract
Quando ci si sente esclusi dalla narrazione del passato di una comunità, la convivenza con i simboli memoriali di quel racconto collettivo diviene intollerabile. Ma la rimozione non può essere la via, perché distruggere vuol dire perdere pezzi, impedendo alle generazioni future di avere accesso diretto alla storia, anche attraverso la conservazione o la contestazione di spazi artistici e architettonici che rappresentano occasioni di rielaborazione di una versione coerente del passato, che divenendo intellegibile si fa presente e memoria.File in questo prodotto:
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