Il contributo propone una lettura sinergica della cooperazione bilaterale rispetto al progetto europeo, nell’intento di superare la tradizionale contrapposizione tra dimensione intergovernativa e modello di integrazione comunitaria. Pur non facendo parte formalmente del sistema delle fonti, gli strumenti interstatali sono soggetti comunque a limiti di compatibilità fino ad esprimere in qualche caso moduli di incorporazione e di semi-integrazione nell’ordinamento europeo. Importante si rivela il ruolo esercitato dalla Corte anche rispetto agli accordi bilaterali, come dimostrano la sentenza Achmea e le implicazioni che ne sono derivate nella sua esecuzione. Gli esempi di accordi bilaterali sono numerosi, dal Trattato di Aquisgrana sottoscritto nel 2019 tra Francia e Germania, alle negoziazioni in corso tra Italia e Francia per la conclusione del c.d. Trattato del Quirinale. Le forme strutturate di cooperazione bilaterale possono facilitare la formazione del consenso nei processi negoziali dell’Unione europea. L’esperienza dimostra infatti che la costituzione di gruppi di “amici” può favorire la definizione di posizioni comuni che possano fare avanzare i processi normativi in sede europea. In definitiva, a condizione che vengano rispettati i principi generali sanciti nei Trattati, gli accordi bilaterali tra Stati membri possono essere intesi come un utile e trasparente strumento atto a contribuire al processo di integrazione europea.
I rapporti bilaterali tra Stati membri nel quadro dell'Unione europea
Ornella Porchia
2020-01-01
Abstract
Il contributo propone una lettura sinergica della cooperazione bilaterale rispetto al progetto europeo, nell’intento di superare la tradizionale contrapposizione tra dimensione intergovernativa e modello di integrazione comunitaria. Pur non facendo parte formalmente del sistema delle fonti, gli strumenti interstatali sono soggetti comunque a limiti di compatibilità fino ad esprimere in qualche caso moduli di incorporazione e di semi-integrazione nell’ordinamento europeo. Importante si rivela il ruolo esercitato dalla Corte anche rispetto agli accordi bilaterali, come dimostrano la sentenza Achmea e le implicazioni che ne sono derivate nella sua esecuzione. Gli esempi di accordi bilaterali sono numerosi, dal Trattato di Aquisgrana sottoscritto nel 2019 tra Francia e Germania, alle negoziazioni in corso tra Italia e Francia per la conclusione del c.d. Trattato del Quirinale. Le forme strutturate di cooperazione bilaterale possono facilitare la formazione del consenso nei processi negoziali dell’Unione europea. L’esperienza dimostra infatti che la costituzione di gruppi di “amici” può favorire la definizione di posizioni comuni che possano fare avanzare i processi normativi in sede europea. In definitiva, a condizione che vengano rispettati i principi generali sanciti nei Trattati, gli accordi bilaterali tra Stati membri possono essere intesi come un utile e trasparente strumento atto a contribuire al processo di integrazione europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.