Nel secondo dopoguerra Mediobanca è stata a lungo la sola banca d'affari in Italia. L’esistenza delle banche d’affari viene spiegata dalla teoria dell’allocazione dei diritti di controllo delle imprese in termini di asimmetrie informative esistenti tra quanti cedono i diritti e poteri di controllo e direzione dell’impresa e quanti sono potenzialmente interessati ad acquisire tali diritti. Le banche d’affari, in forza delle competenze di analisi del mercato delle imprese e delle esperienze acquisite nelle operazioni di finanza straordinaria delle imprese (cessioni, fusioni e acquisizioni, ristrutturazioni), avrebbero il compito e la capacità di ridurre le asimmetrie informative esistenti. In tale prospettiva la Mediobanca di Enrico Cuccia è stato elemento intrinseco di una varietà istituzionale specifica del capitalismo europeo, per la quale la grande impresa, in un contesto relativamente povero di capitali, si è largamente organizzata in gruppi, spesso collegati gli uni agli altri mediante meccanismi formali o informali, attraverso coalizioni e alleanze finanziarie. Dopo la seconda guerra mondiale le maggiori imprese italiane si sono organizzate in gruppi gerarchici, coordinati da holding di controllo, a loro volta collegati attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali. Mediobanca si è gradualmente definita come il white squire di un complesso sistema di alleanze, cui affidare il compito di garantire la stabilità degli assetti proprietari, coordinare i principali progetti di investimento legati alla matrice settoriale di riferimento dei grandi gruppi industriali. Il peso relativo di Mediobanca deve essere pertanto colto, da un lato, ponendo attenzione alla incidenza effettiva delle operazioni di finanziamento sull’intero comparto di riferimento (il credito industriale) e, dall’altro, valutandone la rilevanza qualitativa dei servizi non bancari offerti, in assenza di un autentico market for corporate control, alle imprese nelle fasi di passaggio verso nuovi assetti, durante le ristrutturazioni aziendali, i passaggi generazionali o le fusioni societarie. La piena comprensione dei pregi e dei limiti di Mediobanca non può essere disgiunta dalla considerazione della coerenza delle strategie di Cuccia rispetto al quadro d’insieme delle grandi imprese italiane, alle forme organizzative prevalenti, ai meccanismi di governo societario, ai fattori di instabilità esterni alle imprese, alla funzionalità della struttura finanziaria, al sistema regolamentare. Il volume, oltre ad avvalersi della documentazione d'archivio, propone un'analisi quantitativa dei finanziamenti concessi da Mediobanca riclassificando i settori secondo uno schema che ne evidenzia intensità di capitale e tecnologia.
Mediobanca. Tra regole e mercato
Piluso G.
2005-01-01
Abstract
Nel secondo dopoguerra Mediobanca è stata a lungo la sola banca d'affari in Italia. L’esistenza delle banche d’affari viene spiegata dalla teoria dell’allocazione dei diritti di controllo delle imprese in termini di asimmetrie informative esistenti tra quanti cedono i diritti e poteri di controllo e direzione dell’impresa e quanti sono potenzialmente interessati ad acquisire tali diritti. Le banche d’affari, in forza delle competenze di analisi del mercato delle imprese e delle esperienze acquisite nelle operazioni di finanza straordinaria delle imprese (cessioni, fusioni e acquisizioni, ristrutturazioni), avrebbero il compito e la capacità di ridurre le asimmetrie informative esistenti. In tale prospettiva la Mediobanca di Enrico Cuccia è stato elemento intrinseco di una varietà istituzionale specifica del capitalismo europeo, per la quale la grande impresa, in un contesto relativamente povero di capitali, si è largamente organizzata in gruppi, spesso collegati gli uni agli altri mediante meccanismi formali o informali, attraverso coalizioni e alleanze finanziarie. Dopo la seconda guerra mondiale le maggiori imprese italiane si sono organizzate in gruppi gerarchici, coordinati da holding di controllo, a loro volta collegati attraverso partecipazioni incrociate e patti parasociali. Mediobanca si è gradualmente definita come il white squire di un complesso sistema di alleanze, cui affidare il compito di garantire la stabilità degli assetti proprietari, coordinare i principali progetti di investimento legati alla matrice settoriale di riferimento dei grandi gruppi industriali. Il peso relativo di Mediobanca deve essere pertanto colto, da un lato, ponendo attenzione alla incidenza effettiva delle operazioni di finanziamento sull’intero comparto di riferimento (il credito industriale) e, dall’altro, valutandone la rilevanza qualitativa dei servizi non bancari offerti, in assenza di un autentico market for corporate control, alle imprese nelle fasi di passaggio verso nuovi assetti, durante le ristrutturazioni aziendali, i passaggi generazionali o le fusioni societarie. La piena comprensione dei pregi e dei limiti di Mediobanca non può essere disgiunta dalla considerazione della coerenza delle strategie di Cuccia rispetto al quadro d’insieme delle grandi imprese italiane, alle forme organizzative prevalenti, ai meccanismi di governo societario, ai fattori di instabilità esterni alle imprese, alla funzionalità della struttura finanziaria, al sistema regolamentare. Il volume, oltre ad avvalersi della documentazione d'archivio, propone un'analisi quantitativa dei finanziamenti concessi da Mediobanca riclassificando i settori secondo uno schema che ne evidenzia intensità di capitale e tecnologia.File | Dimensione | Formato | |
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