Il 30 gennaio 1941 il cardinale di Milano Ildefonso Schuster presiedeva a Monza, alla presenza di tutte le autorità civili e politiche, la cerimonia di ispezione del sarcofago, collocato nel duomo monzese, che la tradizione locale voleva conservasse i resti della regina longobarda Teodolinda e di suo marito Agilulfo. Questo contributo – oltre a fornire una cronaca dettagliata e la descrizione del contenuto e quindi una sua lettura archeologica – vuole spingersi oltre, esaminando in quale contesto storico questo episodio deve essere inserito, per ricollocarlo nella dimensione precisa del suo tempo. Teodolinda non appartiene alla nomenclatura dei Santi della Chiesa cattolica e nonostante le fonti storiche le riconoscono la capacità di avere favorito la conversione della popolazione longobarda al culto cattolico-romano, abbandonando quello ariano, non sono immediatamente comprensibili quali siano stati le motivazioni che abbiano spinto il cardinale Schuster, figura di primo piano della Chiesa e del 'Rinnovamento cattolico' contemporaneo, ad organizzare e a gestire questa operazione. È stato ipotizzato che questa ispezione possa essere messa in relazione con le celebrazioni del centenario ambrosiano, promosse dalla diocesi milanese, per stabilire una continuità ideale tra Ambrogio e Teodolinda, e quindi riaffermare il collegamento tra Teodolinda stessa, la regalità medievale e la chiesa monzese di S. Giovanni. Se consideriamo che questo intervento si verificò dopo l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania (10 giugno 1940), ma in una fase di poco precedente rispetto al lancio della conquista dello spazio vitale a Est 'Lebensraum' (Operazione Barbarossa, 22 giugno 1941), nella quale la supremazia militare tedesca sembrava spianare la strada ad una facile conquista delle aree europee centro-occidentali, nonostante fosse già sfumata la possibilità di occupare il Regno Unito (Operazione Leone Marino, 10 luglio 1940), ed escludendo la possibilità di una celebrazione del millennio ambrosiano – S. Ambrogio muore nel 397 e quindi il collegamento proposto non sembra funzionare in modo soddisfacente – viene spontaneo domandarsi quale potesse essere il reale significato di questa operazione e se rispondesse ad una logica politica piuttosto che solo o in parte religiosa. Ildefonso Schuster, monaco benedettino ma anche archeologo cristiano, potrebbe avere deciso di contrapporre una risposta efficace alla dissoluzione del mondo e degli ideali cattolici in Germania, dove il nazionalsocialismo aveva realizzato una repressione durissima contro ogni forma di pensiero che non fosse inquadrabile entro gli schemi precostituiti dal regime. Nonostante la firma dei Patti Lateranesi del 1929, non è escludibile che Schuster – quando sembrava che la Germania fosse destinata a dominare il mondo – volesse lanciare un monito preciso, sia agli uni che agli altri, ma in particolare alle autorità fasciste, per indicare che la Chiesa mai avrebbe passivamente accettato che anche in Italia si riproponesse la disintegrazione del pensiero cattolico, sostituito dal culto della personalità di uno o di tutti coloro che vedevano nel regime la via per la propria autoaffermazione personale e politica. È perciò possibile che Teodolinda, principessa bavara e quindi affine alla componente germanica dominante – che nel VII secolo stava tentando di costruire una monarchia nazionale in Italia – ma nello stesso tempo cattolica e perciò vicina alla popolazione romano-bizantina dominata, potesse essere il giusto compromesso che il 'mito di Roma imperiale', sui cui il regime fascista aveva puntato tutta la sua retorica e la sua simbologia del potere, non avrebbe potuto rappresentare.
Teodolinda e gli antenati germanici nella politica culturale fascista
de Vingo, P.
2018-01-01
Abstract
Il 30 gennaio 1941 il cardinale di Milano Ildefonso Schuster presiedeva a Monza, alla presenza di tutte le autorità civili e politiche, la cerimonia di ispezione del sarcofago, collocato nel duomo monzese, che la tradizione locale voleva conservasse i resti della regina longobarda Teodolinda e di suo marito Agilulfo. Questo contributo – oltre a fornire una cronaca dettagliata e la descrizione del contenuto e quindi una sua lettura archeologica – vuole spingersi oltre, esaminando in quale contesto storico questo episodio deve essere inserito, per ricollocarlo nella dimensione precisa del suo tempo. Teodolinda non appartiene alla nomenclatura dei Santi della Chiesa cattolica e nonostante le fonti storiche le riconoscono la capacità di avere favorito la conversione della popolazione longobarda al culto cattolico-romano, abbandonando quello ariano, non sono immediatamente comprensibili quali siano stati le motivazioni che abbiano spinto il cardinale Schuster, figura di primo piano della Chiesa e del 'Rinnovamento cattolico' contemporaneo, ad organizzare e a gestire questa operazione. È stato ipotizzato che questa ispezione possa essere messa in relazione con le celebrazioni del centenario ambrosiano, promosse dalla diocesi milanese, per stabilire una continuità ideale tra Ambrogio e Teodolinda, e quindi riaffermare il collegamento tra Teodolinda stessa, la regalità medievale e la chiesa monzese di S. Giovanni. Se consideriamo che questo intervento si verificò dopo l’entrata in guerra dell’Italia, a fianco della Germania (10 giugno 1940), ma in una fase di poco precedente rispetto al lancio della conquista dello spazio vitale a Est 'Lebensraum' (Operazione Barbarossa, 22 giugno 1941), nella quale la supremazia militare tedesca sembrava spianare la strada ad una facile conquista delle aree europee centro-occidentali, nonostante fosse già sfumata la possibilità di occupare il Regno Unito (Operazione Leone Marino, 10 luglio 1940), ed escludendo la possibilità di una celebrazione del millennio ambrosiano – S. Ambrogio muore nel 397 e quindi il collegamento proposto non sembra funzionare in modo soddisfacente – viene spontaneo domandarsi quale potesse essere il reale significato di questa operazione e se rispondesse ad una logica politica piuttosto che solo o in parte religiosa. Ildefonso Schuster, monaco benedettino ma anche archeologo cristiano, potrebbe avere deciso di contrapporre una risposta efficace alla dissoluzione del mondo e degli ideali cattolici in Germania, dove il nazionalsocialismo aveva realizzato una repressione durissima contro ogni forma di pensiero che non fosse inquadrabile entro gli schemi precostituiti dal regime. Nonostante la firma dei Patti Lateranesi del 1929, non è escludibile che Schuster – quando sembrava che la Germania fosse destinata a dominare il mondo – volesse lanciare un monito preciso, sia agli uni che agli altri, ma in particolare alle autorità fasciste, per indicare che la Chiesa mai avrebbe passivamente accettato che anche in Italia si riproponesse la disintegrazione del pensiero cattolico, sostituito dal culto della personalità di uno o di tutti coloro che vedevano nel regime la via per la propria autoaffermazione personale e politica. È perciò possibile che Teodolinda, principessa bavara e quindi affine alla componente germanica dominante – che nel VII secolo stava tentando di costruire una monarchia nazionale in Italia – ma nello stesso tempo cattolica e perciò vicina alla popolazione romano-bizantina dominata, potesse essere il giusto compromesso che il 'mito di Roma imperiale', sui cui il regime fascista aveva puntato tutta la sua retorica e la sua simbologia del potere, non avrebbe potuto rappresentare.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Testo de Vingo Spoleto 2018.pdf
Open Access dal 01/01/2023
Descrizione: Articolo principale
Tipo di file:
PDF EDITORIALE
Dimensione
874.89 kB
Formato
Adobe PDF
|
874.89 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.