Quando mi è stato chiesto di scrivere un contributo per questa Festschrift in onore di Eugenio Mazzarella, oltre alla sensazione di orgoglio e alla consapevolezza dell’onore concessomi, il mio pensiero è andato sin da subito al valore civico, politico ed etico del pensiero filosofico in quanto tale; nel senso dello stare della filosofia nel mondo – in questo mondo, nell’osmosi incessante tra natura e cultura che caratterizza il progetto antropologico tradizionalmente inteso, in cui l’ethos emerge da una socialità fondata su basi biologico- naturali. Perché la filosofia, per Mazzarella, pur essendo affrontata con un piglio teoretico oggi raro, è intimamente connessa a questo imprescindibile risvolto etico-pratico. Nel senso del nostro storico “essere-nel-mondo” e del nostro “essere-alla-vita”, in cui natura e storia, individuo e comunità, tecnica e vita, nel loro profondo nesso vicendevole e necessario equilibrio, si configurano – oggi più che mai – come il problema indifferibile del nostro progetto di civiltà. In ciò Mazzarella, con consapevolezza critica ancorata ai problemi del presente, riattinge anche a un patrimonio antico, che ci riconduce agli albori della filosofia, a quei pensatori che furono “i primi” e dunque anche “i nuovi”1; quando pensare e agire nella polis si configuravano come un processo indistinto, fatto di amore disinteressato per il sapere (colto nella sua radice mito-poietica), cura di sé e delle cose al mondo (come “vita che si prende addosso la vita”) e responsabilità per quanto accade intorno a noi; per cui, dunque, la definizione più conveniente dell’essere umano è tanto quella dello ζοον λογον εχων [zôon logòn échon] quanto quella dello ζοον πολιτικον [zôon politikòn].
Homo responsabilis. Tra cura del mondo, antropologia e agire ecologico
Gianluca Cuozzo
2021-01-01
Abstract
Quando mi è stato chiesto di scrivere un contributo per questa Festschrift in onore di Eugenio Mazzarella, oltre alla sensazione di orgoglio e alla consapevolezza dell’onore concessomi, il mio pensiero è andato sin da subito al valore civico, politico ed etico del pensiero filosofico in quanto tale; nel senso dello stare della filosofia nel mondo – in questo mondo, nell’osmosi incessante tra natura e cultura che caratterizza il progetto antropologico tradizionalmente inteso, in cui l’ethos emerge da una socialità fondata su basi biologico- naturali. Perché la filosofia, per Mazzarella, pur essendo affrontata con un piglio teoretico oggi raro, è intimamente connessa a questo imprescindibile risvolto etico-pratico. Nel senso del nostro storico “essere-nel-mondo” e del nostro “essere-alla-vita”, in cui natura e storia, individuo e comunità, tecnica e vita, nel loro profondo nesso vicendevole e necessario equilibrio, si configurano – oggi più che mai – come il problema indifferibile del nostro progetto di civiltà. In ciò Mazzarella, con consapevolezza critica ancorata ai problemi del presente, riattinge anche a un patrimonio antico, che ci riconduce agli albori della filosofia, a quei pensatori che furono “i primi” e dunque anche “i nuovi”1; quando pensare e agire nella polis si configuravano come un processo indistinto, fatto di amore disinteressato per il sapere (colto nella sua radice mito-poietica), cura di sé e delle cose al mondo (come “vita che si prende addosso la vita”) e responsabilità per quanto accade intorno a noi; per cui, dunque, la definizione più conveniente dell’essere umano è tanto quella dello ζοον λογον εχων [zôon logòn échon] quanto quella dello ζοον πολιτικον [zôon politikòn].File | Dimensione | Formato | |
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