L’educatore non può essere considerato solo nel suo ruolo di professionista, ma anche “come persona”, portatore di una storia di vita, di schemi interpretativi del mondo, di rappresentazioni mentali e modelli culturali che condizionano potentemente la relazione educativa, sebbene in modo non esplicito e, proprio per questo, più sottile e insidioso. L’educatore infatti può rischiare di inquinare la lettura dei bisogni dell’utente, proiettando su quest’ultimo le proprie istanze emotive e i propri vissuti. Tale rischio si fa ancora più evidente quando, come nel caso dell’educatore per lo sviluppo sociale del territorio, il professionista si muove in contesti complessi, e le sue capacità di osservazione e comprensione di processi relazionali e comunicativi è messa costantemente alla prova. Nel presente contributo si intende evidenziare che la soggettività dell’educatore influenza il suo “posizionarsi” all’interno delle relazioni (relativamente alle dinamiche di potere e al tema della “giusta distanza” dall’altro) e che alcune caratteristiche personali, come la competenza emotiva, ne influenzano potentemente la pratica professionale. Si evidenzierà la necessità che l’educatore, fin dall’inizio del suo percorso formativo, si alleni ad un incessante lavoro su di sé, che, pur comportando fatica, attenua i rischi di burnout e incrementa il benessere del professionista. L’educatore può infatti trasformare la propria soggettività in risorsa, se ne diventa consapevole, attraverso un processo riflessivo e di auto osservazione.
Soggettività in gioco: l’auto osservazione come strumento nella professione educativa
Donatella ScarzelloFirst
2021-01-01
Abstract
L’educatore non può essere considerato solo nel suo ruolo di professionista, ma anche “come persona”, portatore di una storia di vita, di schemi interpretativi del mondo, di rappresentazioni mentali e modelli culturali che condizionano potentemente la relazione educativa, sebbene in modo non esplicito e, proprio per questo, più sottile e insidioso. L’educatore infatti può rischiare di inquinare la lettura dei bisogni dell’utente, proiettando su quest’ultimo le proprie istanze emotive e i propri vissuti. Tale rischio si fa ancora più evidente quando, come nel caso dell’educatore per lo sviluppo sociale del territorio, il professionista si muove in contesti complessi, e le sue capacità di osservazione e comprensione di processi relazionali e comunicativi è messa costantemente alla prova. Nel presente contributo si intende evidenziare che la soggettività dell’educatore influenza il suo “posizionarsi” all’interno delle relazioni (relativamente alle dinamiche di potere e al tema della “giusta distanza” dall’altro) e che alcune caratteristiche personali, come la competenza emotiva, ne influenzano potentemente la pratica professionale. Si evidenzierà la necessità che l’educatore, fin dall’inizio del suo percorso formativo, si alleni ad un incessante lavoro su di sé, che, pur comportando fatica, attenua i rischi di burnout e incrementa il benessere del professionista. L’educatore può infatti trasformare la propria soggettività in risorsa, se ne diventa consapevole, attraverso un processo riflessivo e di auto osservazione.File | Dimensione | Formato | |
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