La relazione tra classe sociale e religiosità è un argomento esplorato ormai da tempo, in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia, nel nostro paese gli studi effettuati a questo riguardo sono pochissimi e in parte datati. Il presente lavoro intende colmare questa lacuna conoscitiva: sulla base dei recenti dati italiani dello European Values Study, si analizza qui la relazione tra classe sociale e religiosità a partire dalla prospettiva teorica della compensazione (Stark e Bainbridge 1980). Secondo questo approccio, sono le classi sociali deprivate a rivolgersi in misura maggiore alla religione, per compensare la difficoltà nell’ottenere quelle ricompense terrene a cui le altre classi, in virtù della loro posizione nel sistema di stratificazione, hanno maggior accesso. Alcuni dei risultati delle analisi sono in linea con le aspettative, mentre altri se ne discostano, evidenziando alcuni limiti nella capacità esplicativa della prospettiva della compensazione. A evidenziare i livelli di religiosità più elevati sono infatti sia le classi basse sia i lavoratori autonomi. Il dato più sorprendente riguarda però la pratica della preghiera: le classi benestanti e quelle deprivate vi ricorrono con una frequenza simile, mentre è la classe media dipendente a pregare di meno. Questi risultati sono discussi al fine di presentare alcune chiavi interpretative e indicare nuove possibili piste di ricerca.
Gli ultimi saranno i primi. L’ipotesi della compensazione nella relazione tra classe sociale e religiosità in Italia
Todesco L.
2022-01-01
Abstract
La relazione tra classe sociale e religiosità è un argomento esplorato ormai da tempo, in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia, nel nostro paese gli studi effettuati a questo riguardo sono pochissimi e in parte datati. Il presente lavoro intende colmare questa lacuna conoscitiva: sulla base dei recenti dati italiani dello European Values Study, si analizza qui la relazione tra classe sociale e religiosità a partire dalla prospettiva teorica della compensazione (Stark e Bainbridge 1980). Secondo questo approccio, sono le classi sociali deprivate a rivolgersi in misura maggiore alla religione, per compensare la difficoltà nell’ottenere quelle ricompense terrene a cui le altre classi, in virtù della loro posizione nel sistema di stratificazione, hanno maggior accesso. Alcuni dei risultati delle analisi sono in linea con le aspettative, mentre altri se ne discostano, evidenziando alcuni limiti nella capacità esplicativa della prospettiva della compensazione. A evidenziare i livelli di religiosità più elevati sono infatti sia le classi basse sia i lavoratori autonomi. Il dato più sorprendente riguarda però la pratica della preghiera: le classi benestanti e quelle deprivate vi ricorrono con una frequenza simile, mentre è la classe media dipendente a pregare di meno. Questi risultati sono discussi al fine di presentare alcune chiavi interpretative e indicare nuove possibili piste di ricerca.File | Dimensione | Formato | |
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