L’ultima produzione di L. Pareyson (Ontologia della libertà), della quale egli stesso rileva il carattere “temerario”, tratta il problema della libertà e del male, che è la spina d’ogni filosofia. La domanda sul male alla quale Cristo non ha voluto rispondere (cfr. Lc 13,2-4; Gv 9,3) continua a tormentare gli uomini sotto due aspetti: il peccato (la colpa) e la sofferenza. Pareyson separa il male e la sofferenza, la quale diventa un bene se è assunta, accettata, con il suo valore sacrificale, penitenziale ed espiatorio: si ferma al limite del dolorismo. Per Pareyson l’origine del male è nella libertà, che è essenzialmente vista come libero arbitrio (libertas minor), vale a dire la facoltà del Bene e del Male, del Bene o del Male e non invece come facoltà rivolta al Bene (libertas maior). Ritiene che il Male nel mondo e nella storia umana sia troppo virulento perché possa essere attribuito esclusivamente all’opera dell’uomo. L’uomo è l’autore e il responsabile del male commesso, ma non ne è l’inventore perché il male possibile giace cupo e assopito nei “bassifondi divini”, schiacciato e vinto per sempre. Secondo la prospettiva del pensiero tragico di L. Pareyson - che si presenta come ermeneutica del mito - la presenza del negativo e l’esistenza di Dio non solo non sono incompatibili, ma anzi si richiamano a vicenda.
"Solo il dolore è più forte del male". Il pensiero tragico di Luigi Pareyson
Sgreccia P
2004-01-01
Abstract
L’ultima produzione di L. Pareyson (Ontologia della libertà), della quale egli stesso rileva il carattere “temerario”, tratta il problema della libertà e del male, che è la spina d’ogni filosofia. La domanda sul male alla quale Cristo non ha voluto rispondere (cfr. Lc 13,2-4; Gv 9,3) continua a tormentare gli uomini sotto due aspetti: il peccato (la colpa) e la sofferenza. Pareyson separa il male e la sofferenza, la quale diventa un bene se è assunta, accettata, con il suo valore sacrificale, penitenziale ed espiatorio: si ferma al limite del dolorismo. Per Pareyson l’origine del male è nella libertà, che è essenzialmente vista come libero arbitrio (libertas minor), vale a dire la facoltà del Bene e del Male, del Bene o del Male e non invece come facoltà rivolta al Bene (libertas maior). Ritiene che il Male nel mondo e nella storia umana sia troppo virulento perché possa essere attribuito esclusivamente all’opera dell’uomo. L’uomo è l’autore e il responsabile del male commesso, ma non ne è l’inventore perché il male possibile giace cupo e assopito nei “bassifondi divini”, schiacciato e vinto per sempre. Secondo la prospettiva del pensiero tragico di L. Pareyson - che si presenta come ermeneutica del mito - la presenza del negativo e l’esistenza di Dio non solo non sono incompatibili, ma anzi si richiamano a vicenda.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.