L’educazione alla sostenibilità è solo un nuovo nome dell’educazione ambientale? La risposta è incerta, ma molti studi suggeriscono una riconcettualizzazione degli obiettivi e delle pratiche dell'educazione ambientale, per poter rispondere alla crisi ecologica planetaria (Gray, Colucci Gray 2018). Il problema principale dell’approccio educativo ambientale nato negli anni ‘70, in sintesi, risiede nella teoria nota come K-A-B (knowledge-attitude-behaviour) e nel suo assunto che avere informazioni sui rischi ambientali significa accettare che un certo comportamento sia corretto o sbagliato. Purtroppo la teoria K-A-B non è mai stata del tutto approvata ed è difficile trovare una correlazione tra conoscenza e cambiamento comportamentale (Cincera 2012). Se la sola conoscenza non è sufficiente per promuovere un cambiamento, è necessario trovare un altro modo per comprendere il nostro ruolo sul pianeta e le relazioni che abbiamo con gli altri elementi, viventi e non. La strategia è quella di partire dai sensi, perché il modo in cui percepiamo l’ambiente influenza il modo di interagire con esso (Tonon, Perazzone, Caretto 2017). In quest’ottica non può esistere ecologia senza percezione e, recuperando il senso del greco aisthesis come “conoscenza del mondo attraverso i sensi”, si può asserire che la crisi ecologica è anche una crisi estetica, ovvero di percezione. In questo quadro filosofico, che intreccia sguardi molto diversi tra loro (dall’estetica ecologica di Perullo al realismo agenziale di Barad, dall’antropologo Ingold alla filosofa Haraway) muove la nostra pratica educativa che preferiamo definire ecologica, in quanto educazione alla relazione.

L'educazione ecologica: una risposta estetica alle crisi ambientali.

Andrea Gerbaudo
First
;
Marco Davide Tonon
Last
2022-01-01

Abstract

L’educazione alla sostenibilità è solo un nuovo nome dell’educazione ambientale? La risposta è incerta, ma molti studi suggeriscono una riconcettualizzazione degli obiettivi e delle pratiche dell'educazione ambientale, per poter rispondere alla crisi ecologica planetaria (Gray, Colucci Gray 2018). Il problema principale dell’approccio educativo ambientale nato negli anni ‘70, in sintesi, risiede nella teoria nota come K-A-B (knowledge-attitude-behaviour) e nel suo assunto che avere informazioni sui rischi ambientali significa accettare che un certo comportamento sia corretto o sbagliato. Purtroppo la teoria K-A-B non è mai stata del tutto approvata ed è difficile trovare una correlazione tra conoscenza e cambiamento comportamentale (Cincera 2012). Se la sola conoscenza non è sufficiente per promuovere un cambiamento, è necessario trovare un altro modo per comprendere il nostro ruolo sul pianeta e le relazioni che abbiamo con gli altri elementi, viventi e non. La strategia è quella di partire dai sensi, perché il modo in cui percepiamo l’ambiente influenza il modo di interagire con esso (Tonon, Perazzone, Caretto 2017). In quest’ottica non può esistere ecologia senza percezione e, recuperando il senso del greco aisthesis come “conoscenza del mondo attraverso i sensi”, si può asserire che la crisi ecologica è anche una crisi estetica, ovvero di percezione. In questo quadro filosofico, che intreccia sguardi molto diversi tra loro (dall’estetica ecologica di Perullo al realismo agenziale di Barad, dall’antropologo Ingold alla filosofa Haraway) muove la nostra pratica educativa che preferiamo definire ecologica, in quanto educazione alla relazione.
2022
253
21
23
Estetica, Educazione ecologica, Sostenibilità, T-Learning
Andrea Gerbaudo; Marco Davide Tonon
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