Il contributo, anche sulla suggestione del processo di liberazione femminile come icona di qualsiasi processo di emancipazione e inclusione, prende in esame i temi del silenzio, del diritto di parola, dell'emaginazione e dell'esclusione come concetti chiave ed elementi di un porcesso di esclusione/inclusione delle persone con disabilità. Tale processo è spesso "regolato" da specialisti e professionisti che rischiano di "parlare" sulle persone e al posto delle persone interessate. In questa dinamica, le persone con disabilità gravi sono le più vulnerabili: la loro fragilità diviene elemento critico che può alimentare un logica oppressiva, di esclusione e marginalizzazione. Recuperare la capacità di advocacy e ad auto-advocacy delle persone con disabilità è un punto centrale per dare parola e non ridurre le persone al silenzio. In questa direzione, viene introtto il concetto di co-advocacy che risulta un costrutto non presente a livello internazionale e che costituisce, pertanto, un punto di vista innovativo. tale costrutto pone il problema della liberazione e dell'emancipazione delle persone con disabilità in una dimensione in cui il processo di advocacy interessa anche i professionisti: in quel "co" vi è implicita, infatti, la possibilità di una reciproca liberazione, di una co-emancipazione e della co-riscrittura dei diritti e delle prassi per la disabilità.
Il margine e lo spazio. Riflessioni critiche sull’inclusione sociale tra advocacy, self-advocacy e co-advocacy
Lorena Milani
2023-01-01
Abstract
Il contributo, anche sulla suggestione del processo di liberazione femminile come icona di qualsiasi processo di emancipazione e inclusione, prende in esame i temi del silenzio, del diritto di parola, dell'emaginazione e dell'esclusione come concetti chiave ed elementi di un porcesso di esclusione/inclusione delle persone con disabilità. Tale processo è spesso "regolato" da specialisti e professionisti che rischiano di "parlare" sulle persone e al posto delle persone interessate. In questa dinamica, le persone con disabilità gravi sono le più vulnerabili: la loro fragilità diviene elemento critico che può alimentare un logica oppressiva, di esclusione e marginalizzazione. Recuperare la capacità di advocacy e ad auto-advocacy delle persone con disabilità è un punto centrale per dare parola e non ridurre le persone al silenzio. In questa direzione, viene introtto il concetto di co-advocacy che risulta un costrutto non presente a livello internazionale e che costituisce, pertanto, un punto di vista innovativo. tale costrutto pone il problema della liberazione e dell'emancipazione delle persone con disabilità in una dimensione in cui il processo di advocacy interessa anche i professionisti: in quel "co" vi è implicita, infatti, la possibilità di una reciproca liberazione, di una co-emancipazione e della co-riscrittura dei diritti e delle prassi per la disabilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.