Opere come Psychologie des foules e Lois psychologiques de l’évolution des peuples sembrano accreditare l’appartenenza di Gustave Le Bon alla tradizione che concepisce l’«inconscio» come un’eredità sedimentatasi nei millenni e quindi immutabile. Ma uno sguardo ai suoi studi precedenti e successivi mette in luce anche la presenza di un’altra concezione. L’inconscio si mostra infatti anche come qualcosa che può essere modificato persino in tempi molto brevi. Questi aspetti rendono Le Bon più vicino a Pavlov che a Jung. E suggeriscono di ripensare i legami (almeno teorici) tra il «comportamentismo» e il pensiero classico francese.

Tra ereditarietà e condizionamento. Note sul concetto di "inconscio" in Gustave le Bon

Francesco Gallino
2022-01-01

Abstract

Opere come Psychologie des foules e Lois psychologiques de l’évolution des peuples sembrano accreditare l’appartenenza di Gustave Le Bon alla tradizione che concepisce l’«inconscio» come un’eredità sedimentatasi nei millenni e quindi immutabile. Ma uno sguardo ai suoi studi precedenti e successivi mette in luce anche la presenza di un’altra concezione. L’inconscio si mostra infatti anche come qualcosa che può essere modificato persino in tempi molto brevi. Questi aspetti rendono Le Bon più vicino a Pavlov che a Jung. E suggeriscono di ripensare i legami (almeno teorici) tra il «comportamentismo» e il pensiero classico francese.
2022
4
59
74
Francesco Gallino
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