Lo scopo di questo studio è di verificare quali parametri istologici e biologici siano correlati colla comparsa di recidive in una casistica di lesioni papillari pTa della vescica con lungo follow-up. Metodi. Sono stati studiati 62 casi iniziali di neoplasie papillari superficiali pTa della vescica, raccolti in un unico centro negli anni 1992-96. Secondo la recente classificazione WHO/ISUP, 19 erano neoplasie uroteliali papillari “low malignant potential” (LMP) e 43 carcinomi uroteliali grado 1 (G1 o “low grade”). I pazienti, età media 62 anni, sono stati tutti trattati chirurgicamente e seguiti con cistoscopie ripetute sino ad un massimo di 97 mesi; 30 hanno anche ricevuto terapie adiuvanti intravescicali. Il follow-up minimo dei casi non recidivati era di 48 mesi. Sezioni seriate sono state trattate con anticorpi monoclonali anti p53 (DO7), c-erbB-2 (clone CB11), bcl-2 (clone 124) e MIB-1. E’ stata eseguita l’analisi standardizzata degli organizzatori nucleolari (AgNORs), ed è stato valutato il numero di mitosi per 10 campi a forte ingrandimento (HPF). Sono stati considerati positivi i casi con più del 10% di cellule p53 o MIB-1 positive, con uno o più focolai di cellule bcl-2 o c-erbB-2 positive, e con area AgNOR maggiore di 3µm2. Risultati. Dei 62 casi, 42 (67.7%) hanno avuto una o più recidive. Recidive si sono osservate nel 76.7% dei G1 contro il 47.4% dei LMP (p=0.04), nel 90% dei casi p53 positivi contro il 57.1% dei negativi (p=0.02), nel 95% dei casi con più di 5 mitosi per 10 HPF contro il 54.8% dei casi con meno mitosi (p=0.004) e nel 100% dei casi MIB-1 positivi contro il 39.4% dei negativi (p<0.0001). L’intervallo libero da malattia è risultato significativamente più breve nei G1 (mediana: 15 mesi) che nei LMP (76 mesi; p=0.002), nei casi p53 positivi (7 mesi) che in quelli negativi (55 mesi; p=0.0001), nei casi con più di 5 mitosi per 10 campi HPF (14 mesi) che in quelli con meno mitosi (59 mesi; p=0.01), nei casi AgNOR positivi (14 mesi) che in quelli negativi (45 mesi; p=0.04) e nei casi MIB-1 positivi (8 mesi) che in quelli negativi (76 mesi; p<0.0001). In analisi multivariata, solo il MIB-1 manteneva un significato prognostico indipendente (p<0.001). Conclusioni. L’attività proliferativa appare il parametro biologico più importante nel predire recidive in neoplasie papillari superficiali della vescica. La distinzione tra LMP e G1 (o low grade) della nuova classificazione WHO/ISUP è in grado di fornire utili informazioni prognostiche.
Neoplasie papillari superficiali della vescica. Parametri morfologici e biologici correlati con recidive
NAVONE, Roberto;PICH, Achille
2001-01-01
Abstract
Lo scopo di questo studio è di verificare quali parametri istologici e biologici siano correlati colla comparsa di recidive in una casistica di lesioni papillari pTa della vescica con lungo follow-up. Metodi. Sono stati studiati 62 casi iniziali di neoplasie papillari superficiali pTa della vescica, raccolti in un unico centro negli anni 1992-96. Secondo la recente classificazione WHO/ISUP, 19 erano neoplasie uroteliali papillari “low malignant potential” (LMP) e 43 carcinomi uroteliali grado 1 (G1 o “low grade”). I pazienti, età media 62 anni, sono stati tutti trattati chirurgicamente e seguiti con cistoscopie ripetute sino ad un massimo di 97 mesi; 30 hanno anche ricevuto terapie adiuvanti intravescicali. Il follow-up minimo dei casi non recidivati era di 48 mesi. Sezioni seriate sono state trattate con anticorpi monoclonali anti p53 (DO7), c-erbB-2 (clone CB11), bcl-2 (clone 124) e MIB-1. E’ stata eseguita l’analisi standardizzata degli organizzatori nucleolari (AgNORs), ed è stato valutato il numero di mitosi per 10 campi a forte ingrandimento (HPF). Sono stati considerati positivi i casi con più del 10% di cellule p53 o MIB-1 positive, con uno o più focolai di cellule bcl-2 o c-erbB-2 positive, e con area AgNOR maggiore di 3µm2. Risultati. Dei 62 casi, 42 (67.7%) hanno avuto una o più recidive. Recidive si sono osservate nel 76.7% dei G1 contro il 47.4% dei LMP (p=0.04), nel 90% dei casi p53 positivi contro il 57.1% dei negativi (p=0.02), nel 95% dei casi con più di 5 mitosi per 10 HPF contro il 54.8% dei casi con meno mitosi (p=0.004) e nel 100% dei casi MIB-1 positivi contro il 39.4% dei negativi (p<0.0001). L’intervallo libero da malattia è risultato significativamente più breve nei G1 (mediana: 15 mesi) che nei LMP (76 mesi; p=0.002), nei casi p53 positivi (7 mesi) che in quelli negativi (55 mesi; p=0.0001), nei casi con più di 5 mitosi per 10 campi HPF (14 mesi) che in quelli con meno mitosi (59 mesi; p=0.01), nei casi AgNOR positivi (14 mesi) che in quelli negativi (45 mesi; p=0.04) e nei casi MIB-1 positivi (8 mesi) che in quelli negativi (76 mesi; p<0.0001). In analisi multivariata, solo il MIB-1 manteneva un significato prognostico indipendente (p<0.001). Conclusioni. L’attività proliferativa appare il parametro biologico più importante nel predire recidive in neoplasie papillari superficiali della vescica. La distinzione tra LMP e G1 (o low grade) della nuova classificazione WHO/ISUP è in grado di fornire utili informazioni prognostiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.