Lo studio dell’insegnamento come azione professionale rappresenta un campo di indagine che si propone di incrementare il patrimonio conoscitivo utile un esercizio consapevole e potenzialmente efficace della decisionalità educativa, in relazione alle esigenze della formazione dei docenti. Tra le altre, le teorie dell’intervento educativo e della mediazione didattica (Lenoir 2017; Damiano, 2013), l’approccio teorico dell’“analisi dell’attività” (Barbier, 2017), indicano come nodo critico costitutivo della preparazione professionale di un insegnante il saper riconoscere ed attivare le ‘possibilità di attività dell’altro’. Si tratta di saper ‘lanciare-far partire’ l’attività del discente, proponendo un coinvolgimento sul piano pragmatico-produttivo, in funzione di un coinvolgimento sul piano epistemico. La “co-attività” docente-studente rappresenta una dimensione fondamentale, che consente di passare dai saperi proposti a scopo educativo, ai saperi appresi-ricostruiti, che si trasformano in risorsa interiore di chi è sollecitato ad apprendere. Ciò richiede all’insegnante di saper leggere gli indizi sul processo costruttivo in corso e di intervenire, quando sembra necessario, per facilitarlo. Specialmente a questo livello, entrano in gioco dimensioni che hanno a che fare anche con l’intrinseca natura etico-valoriale e comunicativo- relazionale dell’azione educativo-didattica. In relazione a questi presupposti, con l’obiettivo di promuovere l’acquisizione di competenze professionali a supporto del successo formativo degli alunni secondo una logica di personalizzazione didattica (Tomlinson, 2014) e di inclusione, si è condotta una ricerca esplorativa con l’obiettivo di rilevare ed analizzare le pratiche didattiche di studentesse dell’ultimo anno del Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria presso l’Università di Torino. L’indagine ha riguardato un campione di 25 corsiste frequentanti l’insegnamento di Didattica Generale-Classroom management (2019-20) coinvolte in un percorso formativo basato su un approccio laboratoriale competency based che ha previsto una fase di lavoro in setting scolastico (conduzione e video-documentazione di una lezione; video-documentazione di una lezione ‘esperta’) e attività di video-analisi in laboratorio. Il corpus realizzato è costituito da 25 video, con relative schede di auto-analisi prodotte a partire dal confronto con framework teorici di riferimento e con i ‘video-modelli’ esperti. Il materiale è stato sottoposto ad analisi di contenuto secondo un approccio theory driven, allo scopo di individuare e calalogare schemi di azione ricorrenti (Maccario, 2014). L’analisi conferma quale nodo critico nell’acquisizione di competenze di gestione della classe, la gestione dell’interazione educativa a supporto dell’apprendimento, specie per quanto attiene la disposizione alla ‘diagnosi’ e a ‘cercare di vedere e sentire le cose come le vede e le sente l’altro’.
Insegnare ad insegnare, per aiutare ad apprendere. Una sfida per la didattica e la ricerca
Daniela Maccario
First
2023-01-01
Abstract
Lo studio dell’insegnamento come azione professionale rappresenta un campo di indagine che si propone di incrementare il patrimonio conoscitivo utile un esercizio consapevole e potenzialmente efficace della decisionalità educativa, in relazione alle esigenze della formazione dei docenti. Tra le altre, le teorie dell’intervento educativo e della mediazione didattica (Lenoir 2017; Damiano, 2013), l’approccio teorico dell’“analisi dell’attività” (Barbier, 2017), indicano come nodo critico costitutivo della preparazione professionale di un insegnante il saper riconoscere ed attivare le ‘possibilità di attività dell’altro’. Si tratta di saper ‘lanciare-far partire’ l’attività del discente, proponendo un coinvolgimento sul piano pragmatico-produttivo, in funzione di un coinvolgimento sul piano epistemico. La “co-attività” docente-studente rappresenta una dimensione fondamentale, che consente di passare dai saperi proposti a scopo educativo, ai saperi appresi-ricostruiti, che si trasformano in risorsa interiore di chi è sollecitato ad apprendere. Ciò richiede all’insegnante di saper leggere gli indizi sul processo costruttivo in corso e di intervenire, quando sembra necessario, per facilitarlo. Specialmente a questo livello, entrano in gioco dimensioni che hanno a che fare anche con l’intrinseca natura etico-valoriale e comunicativo- relazionale dell’azione educativo-didattica. In relazione a questi presupposti, con l’obiettivo di promuovere l’acquisizione di competenze professionali a supporto del successo formativo degli alunni secondo una logica di personalizzazione didattica (Tomlinson, 2014) e di inclusione, si è condotta una ricerca esplorativa con l’obiettivo di rilevare ed analizzare le pratiche didattiche di studentesse dell’ultimo anno del Corso di Laurea in Scienze della formazione primaria presso l’Università di Torino. L’indagine ha riguardato un campione di 25 corsiste frequentanti l’insegnamento di Didattica Generale-Classroom management (2019-20) coinvolte in un percorso formativo basato su un approccio laboratoriale competency based che ha previsto una fase di lavoro in setting scolastico (conduzione e video-documentazione di una lezione; video-documentazione di una lezione ‘esperta’) e attività di video-analisi in laboratorio. Il corpus realizzato è costituito da 25 video, con relative schede di auto-analisi prodotte a partire dal confronto con framework teorici di riferimento e con i ‘video-modelli’ esperti. Il materiale è stato sottoposto ad analisi di contenuto secondo un approccio theory driven, allo scopo di individuare e calalogare schemi di azione ricorrenti (Maccario, 2014). L’analisi conferma quale nodo critico nell’acquisizione di competenze di gestione della classe, la gestione dell’interazione educativa a supporto dell’apprendimento, specie per quanto attiene la disposizione alla ‘diagnosi’ e a ‘cercare di vedere e sentire le cose come le vede e le sente l’altro’.File | Dimensione | Formato | |
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