Evidenziando in maniera critica il ruolo doppiamente marginalizzato delle donne migranti, comunemente rappresentate come straniere in primis e poi come soggetti passivi o vittime esposte a molteplici dinamiche invisibili di subalternità di genere e di esclusione di tipo etnico-culturale, i film delle migrazioni contemporanee possono essere indagati secondo una prospettiva intersezionale (Crenshaw 2017). Si propone qui un’analisi di regimi dello sguardo differenti, dal potere epifanico e di denuncia delle reificazioni e delle alienazioni sottese ai regimi scopici dominanti (Jones 2010). La fruizione cinematografica delle rappresentazioni altre, come quelle delle persone migranti costrette a transiti illegali secondo complessi rapporti geopolitici, culturali, economici e sociali, contribuisce alla negoziazione simbolica tra identità e alterità nella trasfigurazione della dimensione soggettiva in quella intersoggettiva (Morin 2007). Esamineremo quattro auto-narrazioni cinematografiche (Maka, E. Moutamid 2023; Telling My Son's Land, I. Jovine, R. Mariotti 2021; Dove bisogna stare, D. Gaglianone 2018; IBI, A. Segre 2017) di donne che si raccontano nella propria esperienza dei processi migratori per individuare quei modelli estetici che possono abilitare percorsi multidimensionali di “affermazione oltre le vulnerabilità” (IDOS 2023) e mobilitare l’immaginario nella mediazione tra esperienza estetica e comprensione dell’alterità.
Attraversare le migrazioni. Prospettiva intersezionale nella cinematografia italiana contemporanea
RAISSA BARONI
First
2024-01-01
Abstract
Evidenziando in maniera critica il ruolo doppiamente marginalizzato delle donne migranti, comunemente rappresentate come straniere in primis e poi come soggetti passivi o vittime esposte a molteplici dinamiche invisibili di subalternità di genere e di esclusione di tipo etnico-culturale, i film delle migrazioni contemporanee possono essere indagati secondo una prospettiva intersezionale (Crenshaw 2017). Si propone qui un’analisi di regimi dello sguardo differenti, dal potere epifanico e di denuncia delle reificazioni e delle alienazioni sottese ai regimi scopici dominanti (Jones 2010). La fruizione cinematografica delle rappresentazioni altre, come quelle delle persone migranti costrette a transiti illegali secondo complessi rapporti geopolitici, culturali, economici e sociali, contribuisce alla negoziazione simbolica tra identità e alterità nella trasfigurazione della dimensione soggettiva in quella intersoggettiva (Morin 2007). Esamineremo quattro auto-narrazioni cinematografiche (Maka, E. Moutamid 2023; Telling My Son's Land, I. Jovine, R. Mariotti 2021; Dove bisogna stare, D. Gaglianone 2018; IBI, A. Segre 2017) di donne che si raccontano nella propria esperienza dei processi migratori per individuare quei modelli estetici che possono abilitare percorsi multidimensionali di “affermazione oltre le vulnerabilità” (IDOS 2023) e mobilitare l’immaginario nella mediazione tra esperienza estetica e comprensione dell’alterità.File | Dimensione | Formato | |
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