La Renata dell’Angelo di fuoco di Valerij Brjusov: nome migrante attraverso i tempi e i luoghi delle letterature La protagonista femminile del romanzo L’Angelo di Fuoco (Ognennyj angel) pubblicato dallo scrittore simbolista russo Valerij Brjusov nel 1908 e ambientato nella Germania del XVI secolo, presenta tratti stregoneschi e porta il nome di Renata, presenza antroponimica unica nella letteratura russa. Ella è posseduta da uno spirito maligno, ha vissuto un tempo nel castello del conte Heinrich von Ottergeim, da lei creduto essere l’incarnazione dell’Angelo di fuoco, che le era apparso quand’era bambina. Heinrich l’ha abbandonata e Renata intraprende una lunga e avventurosa ricerca per ritrovarlo – approfittando dei servigi di Rupert, invaghito, non ricambiato, di lei – e, se nel nome è rivelato il suo stesso destino, forse per vedere realizzata la propria rinascita. Il motivo delle forze impure, del contesto germanico e di passioni amorose irrealizzate legano la Renata di Brjusov alla Renate di Theodor Storm, autore dell’ omonima novella pubblicata nel 1878. Qui la Renata stormiana è accusata dai contadini dello Holstein, insieme al padre, di praticare la magia e il pastore evangelico Josias è indotto dal padre moribondo a giurare di non sposarla. Renate incontrerà Josias nuovamente e per l’ultima volta al capezzale del pastore, in punto di morte. Sette anni prima Renée fa la sua apparizione nel romanzo La curée (La cuccagna) di Émile Zola, appartenente al ciclo Les Rougon Macquart. Histoire naturelle et sociale d’une famille sous le second empire, e si presenta come personaggio corrotto e vittima del degrado morale apportato dalla corsa alla speculazione e all’arricchimento della ricostruzione nell’epoca del secondo impero. La giovane Renée, di nuovo, dunque, espressione di una dimensione malefica, sarà condannata a una prematura morte fisica, causata dalla meningite, e spirituale, apportata dalla follia. Ancora in Francia, ma nel 1842, il romanzo epistolare Mémoires de deux jeunes mariées, di Honoré de Balzac, all’interno del ciclo della Comédie Humaine, propone il ritratto di Renée de Maucombe che, per sfuggire alla condizione monacale, è costretta a sposare Luis de l’Estorade, attratto da lei ma non riamato. La giovane Renée accetta il matrimonio a condizione di poter condurre una vita libera e ponendosi l’obiettivo di assicurare al marito le condizioni ideali per dedicarsi, con successo, alla propria carriera. Egli raggiungerà, infatti, la posizione di presidente della Corte dei conti, sarà sempre sostenuto dalla consorte, che lo incoraggerà ad approfondire le proprie conoscenze e a consolidare la propria istruzione. Renée è manifestazione concreta della razionalità, della saggezza, della capacità, forse inquietante, di controllare e orientare il destino. Il contributo si propone da un lato di esaminare la relazione che intercorre fra il nome ‘Renata’, impiegata nel romanzo simbolista brjusoviano, e le varianti Renate e Renée, presenti nelle narrazioni prodotte in contesti letterari precedenti; dall’altro di rilevare i tratti distintivi tra l’identità onomastica di ognuno dei personaggi caratterizzati dal nome ‘Renata’, e dalle relative varianti, e la funzione del personaggio stesso all’interno dell’opera letteraria.

La Renata dell'"Angelo di fuoco" di Valerij Brjusov: nome migrante attraverso i tempi e i luoghi della letteratura

Giulia Baselica
2024-01-01

Abstract

La Renata dell’Angelo di fuoco di Valerij Brjusov: nome migrante attraverso i tempi e i luoghi delle letterature La protagonista femminile del romanzo L’Angelo di Fuoco (Ognennyj angel) pubblicato dallo scrittore simbolista russo Valerij Brjusov nel 1908 e ambientato nella Germania del XVI secolo, presenta tratti stregoneschi e porta il nome di Renata, presenza antroponimica unica nella letteratura russa. Ella è posseduta da uno spirito maligno, ha vissuto un tempo nel castello del conte Heinrich von Ottergeim, da lei creduto essere l’incarnazione dell’Angelo di fuoco, che le era apparso quand’era bambina. Heinrich l’ha abbandonata e Renata intraprende una lunga e avventurosa ricerca per ritrovarlo – approfittando dei servigi di Rupert, invaghito, non ricambiato, di lei – e, se nel nome è rivelato il suo stesso destino, forse per vedere realizzata la propria rinascita. Il motivo delle forze impure, del contesto germanico e di passioni amorose irrealizzate legano la Renata di Brjusov alla Renate di Theodor Storm, autore dell’ omonima novella pubblicata nel 1878. Qui la Renata stormiana è accusata dai contadini dello Holstein, insieme al padre, di praticare la magia e il pastore evangelico Josias è indotto dal padre moribondo a giurare di non sposarla. Renate incontrerà Josias nuovamente e per l’ultima volta al capezzale del pastore, in punto di morte. Sette anni prima Renée fa la sua apparizione nel romanzo La curée (La cuccagna) di Émile Zola, appartenente al ciclo Les Rougon Macquart. Histoire naturelle et sociale d’une famille sous le second empire, e si presenta come personaggio corrotto e vittima del degrado morale apportato dalla corsa alla speculazione e all’arricchimento della ricostruzione nell’epoca del secondo impero. La giovane Renée, di nuovo, dunque, espressione di una dimensione malefica, sarà condannata a una prematura morte fisica, causata dalla meningite, e spirituale, apportata dalla follia. Ancora in Francia, ma nel 1842, il romanzo epistolare Mémoires de deux jeunes mariées, di Honoré de Balzac, all’interno del ciclo della Comédie Humaine, propone il ritratto di Renée de Maucombe che, per sfuggire alla condizione monacale, è costretta a sposare Luis de l’Estorade, attratto da lei ma non riamato. La giovane Renée accetta il matrimonio a condizione di poter condurre una vita libera e ponendosi l’obiettivo di assicurare al marito le condizioni ideali per dedicarsi, con successo, alla propria carriera. Egli raggiungerà, infatti, la posizione di presidente della Corte dei conti, sarà sempre sostenuto dalla consorte, che lo incoraggerà ad approfondire le proprie conoscenze e a consolidare la propria istruzione. Renée è manifestazione concreta della razionalità, della saggezza, della capacità, forse inquietante, di controllare e orientare il destino. Il contributo si propone da un lato di esaminare la relazione che intercorre fra il nome ‘Renata’, impiegata nel romanzo simbolista brjusoviano, e le varianti Renate e Renée, presenti nelle narrazioni prodotte in contesti letterari precedenti; dall’altro di rilevare i tratti distintivi tra l’identità onomastica di ognuno dei personaggi caratterizzati dal nome ‘Renata’, e dalle relative varianti, e la funzione del personaggio stesso all’interno dell’opera letteraria.
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Letteratura russa, Letteratura comparata, Onomastica, Valerij Brijusov
Giulia Baselica
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