questo articolo si propone come un’indagine semiotica sul significato socio-culturale di Dune: Part One, film di Denis Villeneuve del 2021, adattamento cinematografico del romanzo di Frank Herbert intitolato Dune (1965). In particolare, verrà adottato il metodo sociosemiotico derivante dagli studi di Ferraro (2001, 2008, 2012, 2015, 2019), che a loro volta riprendono, adattandole alla semiotica saussuriana strutturalista, le tecniche di indagine dei miti di Lévi-Strauss. Secondo questo approccio, la struttura dei testi narrativi rispecchia quella del funzionamento di una certa parte della cultura che li produce e che li fa circolare, ritenendoli significativi poiché rappresentano il modo di pensare il mondo di alcuni dei suoi membri. L’ipotesi che si vuole avanzare è che, Dune: Part One non funziona secondo il modello dello schema canonico della narrazione di Greimas (1983), che a sua volta ricalca quello dello schema compositivo unitario delle fiabe di magia tratteggiato da Propp (1928) e che lo stesso Greimas riteneva per molti versi “universale”, per la sua capacità di dare origine a racconti in grado di comunicare una certa idea del senso della vita (Greimas e Courtés, 1979-2007). L’opera di Villeneuve sembra quasi rifiutare consapevolmente di strutturarsi in questo modo, per proporre un altro modello di costruzione del senso della storia. In questa differenza risiederebbe proprio il significato socio-culturale del film, che lo collegherebbe a una tipologia molto precisa di narrazioni, che si possono definire “di vagabondi”. Dopo aver descritto le logiche di questo genere di testi, in questo articolo si riflette quindi sul loro rapporto con la spiritualità e sulle ragioni per cui si rivelerebbero così significative, all’interno della nostra cultura.

La ricerca del senso in Dune

Antonio Santangelo
First
2024-01-01

Abstract

questo articolo si propone come un’indagine semiotica sul significato socio-culturale di Dune: Part One, film di Denis Villeneuve del 2021, adattamento cinematografico del romanzo di Frank Herbert intitolato Dune (1965). In particolare, verrà adottato il metodo sociosemiotico derivante dagli studi di Ferraro (2001, 2008, 2012, 2015, 2019), che a loro volta riprendono, adattandole alla semiotica saussuriana strutturalista, le tecniche di indagine dei miti di Lévi-Strauss. Secondo questo approccio, la struttura dei testi narrativi rispecchia quella del funzionamento di una certa parte della cultura che li produce e che li fa circolare, ritenendoli significativi poiché rappresentano il modo di pensare il mondo di alcuni dei suoi membri. L’ipotesi che si vuole avanzare è che, Dune: Part One non funziona secondo il modello dello schema canonico della narrazione di Greimas (1983), che a sua volta ricalca quello dello schema compositivo unitario delle fiabe di magia tratteggiato da Propp (1928) e che lo stesso Greimas riteneva per molti versi “universale”, per la sua capacità di dare origine a racconti in grado di comunicare una certa idea del senso della vita (Greimas e Courtés, 1979-2007). L’opera di Villeneuve sembra quasi rifiutare consapevolmente di strutturarsi in questo modo, per proporre un altro modello di costruzione del senso della storia. In questa differenza risiederebbe proprio il significato socio-culturale del film, che lo collegherebbe a una tipologia molto precisa di narrazioni, che si possono definire “di vagabondi”. Dopo aver descritto le logiche di questo genere di testi, in questo articolo si riflette quindi sul loro rapporto con la spiritualità e sulle ragioni per cui si rivelerebbero così significative, all’interno della nostra cultura.
2024
266
287
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Dune, sociosemiotica, teorie della narrazione, schema canonico di Greimas, senso della vita
Antonio Santangelo
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