Saggio sul rapporto di contiguità tra la scrittura poetica e narrativa di Osvaldo Licini e la sua opera figurativa, sul suo pensiero per segni, sull’uso della parola (e delle lettere dell’alfabeto) nei dipinti e nei disegni. Fondamentali sono, in questo discorso, la formazione culturale di Licini agli inizi del Novecento, la sua passione per Leopardi, la sua idea di regressione all’infanzia come stato di gratuità e irresponsabilità, il suo eversivo progetto contro la società contemporanea e l’arte tradizionale, la trasgressione tematica e stilistica della sua figurazione, dei suoi versi, dei suoi “Racconti di Bruto” (raccolti nel 1913), dove il titanismo del “Bruto minore”, composto da Leopardi nel 1821, si dissolve nell’anarchismo sociale del protagonista.
Osvaldo Licini: la parola dipinta
ZANDRINO, Barbara
2000-01-01
Abstract
Saggio sul rapporto di contiguità tra la scrittura poetica e narrativa di Osvaldo Licini e la sua opera figurativa, sul suo pensiero per segni, sull’uso della parola (e delle lettere dell’alfabeto) nei dipinti e nei disegni. Fondamentali sono, in questo discorso, la formazione culturale di Licini agli inizi del Novecento, la sua passione per Leopardi, la sua idea di regressione all’infanzia come stato di gratuità e irresponsabilità, il suo eversivo progetto contro la società contemporanea e l’arte tradizionale, la trasgressione tematica e stilistica della sua figurazione, dei suoi versi, dei suoi “Racconti di Bruto” (raccolti nel 1913), dove il titanismo del “Bruto minore”, composto da Leopardi nel 1821, si dissolve nell’anarchismo sociale del protagonista.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.