Nel mondo smart in cui viviamo, caratterizzato da una evoluzione tecnologica continua, il sapere è soggetto ad una rapida obsolescenza e il cambiamento sembra l’unica costante. Questa percezione è ben chiara anche nell’ambito scolastico, nel quale spesso si ha l’impressione che gli strumenti forniti dagli insegnanti siano un po’ «antiquati» o comunque non sempre adatti a comprendere una realtà sempre più eterogenea e multiforme, che svela nuovi aspetti e fenomeni: come la fisica newtoniana nei confronti di quella einsteiniana o quantistica, i metodi di interpretazione tradizionali e la classica suddivisione delle discipline in settori distinti sembrano irrimediabilmente datati e non più adeguati per orientarci nella contemporaneità. Per comprendere pienamente le sfide e le opportunità di una società fluida e ipertecnologica, secondo il fisico quantistico Basarab Nicolescu bisognerebbe superare la tradizionale dicotomia fra scienze «dure» e «molli», che provoca una parcellizzazione del sapere, optando invece per un approccio più attento alla complessità del reale.3 Su questa base, Nicolescu auspica una revisione dei programmi universitari (e noi aggiungiamo scolastici) e dell’approccio didattico con la finalità di educare le nuove generazioni a un nuovo modo di rapportarsi con una realtà articolata e composita. Bisognerebbe, insomma, aiutare gli studenti a sviluppare quella «testa ben fatta» auspicata da Edgar Morin, che li renda in grado di processare criticamente la mole di informazioni vere e false a cui sono esposti ogni giorno e prendere decisioni consapevoli. La scuola, però, non sempre è all’altezza del suo compito: da un lato, come fa notare lo storico isra eliano Yuval Harari, si insegnano nozioni che nel 2050 saranno ormai obsolete e inutili;6 dall’altro, come sottolinea lo psicanalista lacaniano Massimo Recalcati, si seppelliscono la curiosità e la voglia di apprendere dei ragazzi sotto una mole di nozioni trite e ripetute negli anni e nei diversi livelli del sistema scolastico.7 Nel presente lavoro, proponiamo la transdisciplinarità come possibile orien tamento per impostare una didattica diversa che cerchi, per quanto possibile di rispondere ai problemi elencati in precedenza: nella prima parte discute remo alcuni aspetti terminologici e proporremo di delineare i principali nodi concettuali che caratterizzano la transdisciplinarità e la rendono un approccio efficace per superare i limiti angusti delle singole discipline. Nella seconda parte ripercorreremo la storia del termine che evidenzia l’intreccio del concetto di transdisciplinarità con la nascita di una nuova idea di scienza. Nella terza parte indagheremo le motivazioni e le implicazioni di un approccio transdisciplinare alla didattica, soffermandoci sulla sua importanza per la formazione dei docenti e sulla necessità di avviare un gioco di squadra e una pratica di rete per avviare un concreto rinnovamento della didattica.
LA TRANSDISCIPLINARITÀ COME OPPORTUNITÀ PEDAGOGICA
Giacosa, Antonella
First
2020-01-01
Abstract
Nel mondo smart in cui viviamo, caratterizzato da una evoluzione tecnologica continua, il sapere è soggetto ad una rapida obsolescenza e il cambiamento sembra l’unica costante. Questa percezione è ben chiara anche nell’ambito scolastico, nel quale spesso si ha l’impressione che gli strumenti forniti dagli insegnanti siano un po’ «antiquati» o comunque non sempre adatti a comprendere una realtà sempre più eterogenea e multiforme, che svela nuovi aspetti e fenomeni: come la fisica newtoniana nei confronti di quella einsteiniana o quantistica, i metodi di interpretazione tradizionali e la classica suddivisione delle discipline in settori distinti sembrano irrimediabilmente datati e non più adeguati per orientarci nella contemporaneità. Per comprendere pienamente le sfide e le opportunità di una società fluida e ipertecnologica, secondo il fisico quantistico Basarab Nicolescu bisognerebbe superare la tradizionale dicotomia fra scienze «dure» e «molli», che provoca una parcellizzazione del sapere, optando invece per un approccio più attento alla complessità del reale.3 Su questa base, Nicolescu auspica una revisione dei programmi universitari (e noi aggiungiamo scolastici) e dell’approccio didattico con la finalità di educare le nuove generazioni a un nuovo modo di rapportarsi con una realtà articolata e composita. Bisognerebbe, insomma, aiutare gli studenti a sviluppare quella «testa ben fatta» auspicata da Edgar Morin, che li renda in grado di processare criticamente la mole di informazioni vere e false a cui sono esposti ogni giorno e prendere decisioni consapevoli. La scuola, però, non sempre è all’altezza del suo compito: da un lato, come fa notare lo storico isra eliano Yuval Harari, si insegnano nozioni che nel 2050 saranno ormai obsolete e inutili;6 dall’altro, come sottolinea lo psicanalista lacaniano Massimo Recalcati, si seppelliscono la curiosità e la voglia di apprendere dei ragazzi sotto una mole di nozioni trite e ripetute negli anni e nei diversi livelli del sistema scolastico.7 Nel presente lavoro, proponiamo la transdisciplinarità come possibile orien tamento per impostare una didattica diversa che cerchi, per quanto possibile di rispondere ai problemi elencati in precedenza: nella prima parte discute remo alcuni aspetti terminologici e proporremo di delineare i principali nodi concettuali che caratterizzano la transdisciplinarità e la rendono un approccio efficace per superare i limiti angusti delle singole discipline. Nella seconda parte ripercorreremo la storia del termine che evidenzia l’intreccio del concetto di transdisciplinarità con la nascita di una nuova idea di scienza. Nella terza parte indagheremo le motivazioni e le implicazioni di un approccio transdisciplinare alla didattica, soffermandoci sulla sua importanza per la formazione dei docenti e sulla necessità di avviare un gioco di squadra e una pratica di rete per avviare un concreto rinnovamento della didattica.| File | Dimensione | Formato | |
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