Prima che il Covid-19 e le problematiche della didattica a distanza monopolizzassero la discussione sulla scuola e rendessero evidenti la sua importanza e i suoi limiti, da più parti era già emersa la necessità di un cambiamento. «La scuola non serve a niente» recita il provocatorio titolo di uno dei romanzi dello scrittore Andrea Bajani. Gli fa eco lo storico israeliano Yuval Noha Harari, con il suo invito ai ragazzi a non fidarsi degli adulti:3 nonostante le loro buone intenzioni, infatti, gli insegnanti non sempre si dimostrano efficaci nell’aiutare i propri studenti a sviluppare una visione complessiva utile per prendere decisioni consapevoli. Il problema di una scuola priva di autorevolezza e di efficacia viene evidenziato anche da Massimo Recalcati, che dà un nome alla malattia di cui soffrono molti docenti, il morbo dell’automatismo.4 Negli anni si sono cercati diversi antidoti per rivivificare la scuola: le varie e continue riforme del sistema scolastico testimoniano la volontà di renderla attuale e di spingere docenti e studenti a lavorare con l’obiettivo di un sapere autentico, utile ad affrontare il mondo al di fuori dell’aula scolastica. Il nuovo esame di stato stabilito dalla legge 107/2015 si propone come prioritario il compito di verifi care che i maturandi siano in grado di collegare in maniera critica e personale i materiali predisposti dalla commissione d’esame con le conoscenze acquisite. Il mese di giugno 2019 avrebbe visto il debutto di questa nuova modalità d’esame, ma già nell’autunno del 2018 docenti e studenti discutevano su come si sarebbe concretizzata questa vocazione alla multidisciplinarità promossa dalla nuova maturità, un approccio verso il quale non tutti sentivano di avere una sufficiente familiarità. In questo contesto un gruppo di insegnanti di scuola secondaria di cui ho fatto parte si è formato per sperimentare in aula nuovi modi di insegnare e di coinvolgere gli studenti: seguendo come principio guida il dialogo fra le discipline è stato ideato un modulo transdisciplinare per aiuta re gli studenti ad individuare punti di contatto fra i vari settori e ad elaborare autonomamente collegamenti per dimostrare una capacità di comprensione e sintesi oltre i confini disciplinari. All’inizio della nostra esperienza di ricerca-azione, abbiamo intrapreso un percorso di letture mirate a comprendere che cosa si intende con transdisci plinarità, quali nuove possibilità apre per la didattica e come risponde alle esigenze della società liquida e complessa in cui gli studenti nativi digitali crescono e apprendono. Iniziando ad esplorare la letteratura sull’argomento abbiamo incontrato le idee di Basarab Nicolescu, un fisico quantistico che non ritiene più attuale la tradizionale dicotomia fra scienze esatte e scienze uma ne e propone la transdisciplinarità basata sull’unità del sapere oltre i confini delle singole discipline come approccio efficace per una comprensione della complessità del reale.5 Siamo partite da un terreno conosciuto, ovvero i poeti della guerra inglesi e il movimento futurista nella letteratura italiana e nella storia dell’arte, ma ci siamo ben presto ritrovate ad affrontare l’argomento da punti di vista ricollegabili a discipline diverse. Quanto segue è la riflessione sulla nostra esperienza e su ciò che ci ha inse gnato. Ci faremo guidare dai commenti degli studenti, centro della nostra azione didattica: il punto di partenza di questa sperimentazione è stata la necessità di aiutarli a sviluppare una forma mentis in grado di elaborare autonomamente col legamenti a partire da suggestioni fornite dagli insegnanti in vista del colloquio dell’esame di stato. Il punto di arrivo è stata la constatazione che è possibile uscire dai confini disciplinari e aprire la scuola al mondo e al futuro

LA PRIMA GUERRA MONDIALE: UN ESPERIMENTO TRANSDISCIPLINARE FRA LETTERATURA, ARTE E MUSICA

Antonella Giacosa
Last
2020-01-01

Abstract

Prima che il Covid-19 e le problematiche della didattica a distanza monopolizzassero la discussione sulla scuola e rendessero evidenti la sua importanza e i suoi limiti, da più parti era già emersa la necessità di un cambiamento. «La scuola non serve a niente» recita il provocatorio titolo di uno dei romanzi dello scrittore Andrea Bajani. Gli fa eco lo storico israeliano Yuval Noha Harari, con il suo invito ai ragazzi a non fidarsi degli adulti:3 nonostante le loro buone intenzioni, infatti, gli insegnanti non sempre si dimostrano efficaci nell’aiutare i propri studenti a sviluppare una visione complessiva utile per prendere decisioni consapevoli. Il problema di una scuola priva di autorevolezza e di efficacia viene evidenziato anche da Massimo Recalcati, che dà un nome alla malattia di cui soffrono molti docenti, il morbo dell’automatismo.4 Negli anni si sono cercati diversi antidoti per rivivificare la scuola: le varie e continue riforme del sistema scolastico testimoniano la volontà di renderla attuale e di spingere docenti e studenti a lavorare con l’obiettivo di un sapere autentico, utile ad affrontare il mondo al di fuori dell’aula scolastica. Il nuovo esame di stato stabilito dalla legge 107/2015 si propone come prioritario il compito di verifi care che i maturandi siano in grado di collegare in maniera critica e personale i materiali predisposti dalla commissione d’esame con le conoscenze acquisite. Il mese di giugno 2019 avrebbe visto il debutto di questa nuova modalità d’esame, ma già nell’autunno del 2018 docenti e studenti discutevano su come si sarebbe concretizzata questa vocazione alla multidisciplinarità promossa dalla nuova maturità, un approccio verso il quale non tutti sentivano di avere una sufficiente familiarità. In questo contesto un gruppo di insegnanti di scuola secondaria di cui ho fatto parte si è formato per sperimentare in aula nuovi modi di insegnare e di coinvolgere gli studenti: seguendo come principio guida il dialogo fra le discipline è stato ideato un modulo transdisciplinare per aiuta re gli studenti ad individuare punti di contatto fra i vari settori e ad elaborare autonomamente collegamenti per dimostrare una capacità di comprensione e sintesi oltre i confini disciplinari. All’inizio della nostra esperienza di ricerca-azione, abbiamo intrapreso un percorso di letture mirate a comprendere che cosa si intende con transdisci plinarità, quali nuove possibilità apre per la didattica e come risponde alle esigenze della società liquida e complessa in cui gli studenti nativi digitali crescono e apprendono. Iniziando ad esplorare la letteratura sull’argomento abbiamo incontrato le idee di Basarab Nicolescu, un fisico quantistico che non ritiene più attuale la tradizionale dicotomia fra scienze esatte e scienze uma ne e propone la transdisciplinarità basata sull’unità del sapere oltre i confini delle singole discipline come approccio efficace per una comprensione della complessità del reale.5 Siamo partite da un terreno conosciuto, ovvero i poeti della guerra inglesi e il movimento futurista nella letteratura italiana e nella storia dell’arte, ma ci siamo ben presto ritrovate ad affrontare l’argomento da punti di vista ricollegabili a discipline diverse. Quanto segue è la riflessione sulla nostra esperienza e su ciò che ci ha inse gnato. Ci faremo guidare dai commenti degli studenti, centro della nostra azione didattica: il punto di partenza di questa sperimentazione è stata la necessità di aiutarli a sviluppare una forma mentis in grado di elaborare autonomamente col legamenti a partire da suggestioni fornite dagli insegnanti in vista del colloquio dell’esame di stato. Il punto di arrivo è stata la constatazione che è possibile uscire dai confini disciplinari e aprire la scuola al mondo e al futuro
2020
Per una didattica transdisciplinare Materiali, proposte, esperienze
CELID
227
237
9788867891931
didattica transdisciplinare, innovazione didattica, EFL, ricerca-azione
Antonella Giacosa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/2066291
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