Medicina e fake news: strategie di comunicazione per una corretta informazione a tutela della salute pubblica. Un fil rouge attraversa la millenaria storia della medicina: sono le bufale, le millanterie, i tentativi di manipolazione della realtà da parte di ciarlatani e guaritori improvvisati, che da sempre sfruttano la fragilità delle persone per profitto o notorietà. Nell’era digitale, questo fenomeno ha assunto proporzioni inedite. Con un clic, l’informazione attraversa il globo, abbattendo barriere geografiche e culturali. Democratizzazione del sapere, certo, ma anche terreno fertile per notizie errate o deliberatamente fuorvianti. Il Covid-19 ha creato la tempesta perfetta: il bisogno urgente di risposte ha alimentato teorie complottiste amplificate dai social, con gravi conseguenze sanitarie, prima di tutte la mancata adesione di molti a misure fondamentali come la vaccinazione, e sociali, con lo scatenarsi delle diverse fazioni sul web. Abituata da anni a confrontarmi con l’ambiente un po’ autoreferenziale degli addetti ai lavori - sono una biologa e mi occupo, ormai da una vita, di ricerca biomedica - l’impatto con il mondo dei social e della logica dell’uno-vale-uno è stato per me, come per tanti della mia generazione, alquanto faticoso. Nel pieno della pandemia, ho inizialmente tentato di ribattere a commenti farneticanti su Facebook, in particolar modo sui vaccini, per poi abbandonare sconfortata la partita. A bocce ferme, cioè a emergenza finita, mi sono chiesta se far finta di nulla e ritirarsi nella propria comfort zone di addetti ai lavori sia una strategia che paga o, piuttosto, non serva unicamente a lasciar campo libero all’infodemia di fake news e all’autoreferenzialità di chi le diffonde. Allora ho realizzato che: la comunicazione sanitaria deve essere autorevole e basata su evidenze scientifiche, ma allo stesso tempo empatica, per raggiungere anche le fasce più scettiche della popolazione. La lotta alla disinformazione è una sfida collettiva. Istituzioni, media, piattaforme digitali e cittadini devono collaborare per sviluppare strumenti di fact-checking, incentivare la trasparenza e rafforzare il rapporto di fiducia tra scienza e società. Soltanto così si potrà promuovere una cultura della conoscenza critica, responsabile e democratica, capace di affrontare le sfide sanitarie e comunicative del futuro. Perché in gioco ci sono non solo la salute, la sicurezza e il benessere di tutti noi, ma le stesse fondamenta democratiche della nostra società.

La carne coltivata, le fake news mediche e l’aria inquinata. Le tesi del Master in comunicazione della scienza dell’Università di Torino: tre scenari sulla ricerca e i progetti per contrastare i rischi dell’infodemia

Elena Beltramo
Co-first
;
2025-01-01

Abstract

Medicina e fake news: strategie di comunicazione per una corretta informazione a tutela della salute pubblica. Un fil rouge attraversa la millenaria storia della medicina: sono le bufale, le millanterie, i tentativi di manipolazione della realtà da parte di ciarlatani e guaritori improvvisati, che da sempre sfruttano la fragilità delle persone per profitto o notorietà. Nell’era digitale, questo fenomeno ha assunto proporzioni inedite. Con un clic, l’informazione attraversa il globo, abbattendo barriere geografiche e culturali. Democratizzazione del sapere, certo, ma anche terreno fertile per notizie errate o deliberatamente fuorvianti. Il Covid-19 ha creato la tempesta perfetta: il bisogno urgente di risposte ha alimentato teorie complottiste amplificate dai social, con gravi conseguenze sanitarie, prima di tutte la mancata adesione di molti a misure fondamentali come la vaccinazione, e sociali, con lo scatenarsi delle diverse fazioni sul web. Abituata da anni a confrontarmi con l’ambiente un po’ autoreferenziale degli addetti ai lavori - sono una biologa e mi occupo, ormai da una vita, di ricerca biomedica - l’impatto con il mondo dei social e della logica dell’uno-vale-uno è stato per me, come per tanti della mia generazione, alquanto faticoso. Nel pieno della pandemia, ho inizialmente tentato di ribattere a commenti farneticanti su Facebook, in particolar modo sui vaccini, per poi abbandonare sconfortata la partita. A bocce ferme, cioè a emergenza finita, mi sono chiesta se far finta di nulla e ritirarsi nella propria comfort zone di addetti ai lavori sia una strategia che paga o, piuttosto, non serva unicamente a lasciar campo libero all’infodemia di fake news e all’autoreferenzialità di chi le diffonde. Allora ho realizzato che: la comunicazione sanitaria deve essere autorevole e basata su evidenze scientifiche, ma allo stesso tempo empatica, per raggiungere anche le fasce più scettiche della popolazione. La lotta alla disinformazione è una sfida collettiva. Istituzioni, media, piattaforme digitali e cittadini devono collaborare per sviluppare strumenti di fact-checking, incentivare la trasparenza e rafforzare il rapporto di fiducia tra scienza e società. Soltanto così si potrà promuovere una cultura della conoscenza critica, responsabile e democratica, capace di affrontare le sfide sanitarie e comunicative del futuro. Perché in gioco ci sono non solo la salute, la sicurezza e il benessere di tutti noi, ma le stesse fondamenta democratiche della nostra società.
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TuttoScienze
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https://www.lastampa.it/tuttoscienze/2025/04/30/news/la_carne_coltivata_le_fake_news_mediche_e_l_aria_inquinata-15122527/
Comunicazione della scienza, fake news, medicina, tutela salute pubblica
Manuela Vanni, Elena Beltramo, Luca Ceolin
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