In svariate occasioni (1973, 1990, 2002) Kendall Walton ha sostenuto una teoria della raffigurazione basata sul concetto di far finta: P raffigura (almeno) solo se per il fatto di avere un’esperienza percettiva di P, si fa finta che tale esperienza sia l’esperienza percettiva del soggetto rappresentato da P. Una conseguenza di questa teoria è che, se un individuo non sa far finta, allora ciò con cui si confronta direttamente nella percezione non è una raffigurazione per lui. Ci sono però molte evidenze raccolte dalla psicologia dello sviluppo che testimoniano che bambini molto piccoli che non si mostrano ancora in grado di far finta si mostrano però in grado di cogliere il valore figurativo delle immagini. Così, la teoria della raffigurazione di Walton sembra inadeguata già dal punto di vista empirico.
Raffigurazioni senza finzioni
VOLTOLINI, Alberto
2009-01-01
Abstract
In svariate occasioni (1973, 1990, 2002) Kendall Walton ha sostenuto una teoria della raffigurazione basata sul concetto di far finta: P raffigura (almeno) solo se per il fatto di avere un’esperienza percettiva di P, si fa finta che tale esperienza sia l’esperienza percettiva del soggetto rappresentato da P. Una conseguenza di questa teoria è che, se un individuo non sa far finta, allora ciò con cui si confronta direttamente nella percezione non è una raffigurazione per lui. Ci sono però molte evidenze raccolte dalla psicologia dello sviluppo che testimoniano che bambini molto piccoli che non si mostrano ancora in grado di far finta si mostrano però in grado di cogliere il valore figurativo delle immagini. Così, la teoria della raffigurazione di Walton sembra inadeguata già dal punto di vista empirico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.